Battere la Juve non per fugare i problemi ma perché si è il Toro
Giocare il derby non dovrebbe richiedere particolari motivazioni, anche oggi dove il senso d’appartenenza, nella maggior parte dei casi, è annacquato da interessi economici forti che portano giocatori, allenatori e dirigenti a cambiare società di frequente o almeno quando si presenta la buona occasione da non farsi sfuggire. Il senso d’appartenenza nonostante tutto esiste e resiste e non manca di sicuro in casa Juventus, Buffon, Chiellini, Marchisio ce l’hanno, tanto per fare qualche esempio. Quando c’è nei giocatori più rappresentativi, in quelli che all’interno dello spogliatoio sanno parlare e farsi seguire dai compagni e che sono leader perché conquistano questa condizione poiché hanno la personalità che gli è unanimemente riconosciuta, anche il resto dei componenti della rosa, almeno fino a quando appartengono a quella determinata squadra, assorbono il senso d’appartenenza e lo fanno proprio.
Nel Torino si fa un po’ più fatica a individuare chi ha dentro di sé il senso d’appartenenza. La sensazione, che può essere sbagliata per carità, è che ci sia, anche nei momenti in cui le cose girano per il verso giusto, più senso del dovere, del fare al meglio delle proprie capacità onestamente e con professionalità il proprio lavoro e poi quando ci sono delle difficoltà, come sta accadendo in questa stagione, ognuno guarda al suo orticello per cercare di salvare se stesso. Ecco che poi quando arriva il derby c’è il rischio che manchi quel sacro fuoco che spinge, come si suole dire, a buttare il cuore oltre l’ostacolo, a ottenere risultati superiori alle potenzialità perché il senso d’appartenenza porta a dare il cento uno per cento.
La differenza fra Torino e Juventus è abissale e i trentaquattro punti di differenza ne sono la prova lampante. Anche la posta in gioco è opposta perché ai granata bastano pochi punti, forse anche solo tre o quattro da racimolare nelle prossime nove partite, per chiudere la stagione senza preoccuparsi di nulla, mentre per i bianconeri anche solo due mezzi scivoloni potrebbero significare l’addio allo scudetto, i tre punti in più del Napoli non danno garanzia assoluta. Per il Torino quindi il provare a battere la Juventus, impresa sicuramente ad altissimo coefficiente di difficoltà, è una sfida con se stesso che dovrebbe servire a dimostrare di avere il senso d’appartenenza e non solo di onesta professionalità che porta a cercare di conquistare punti per fugare i problemi.