Federsupporter, inviato a Matteo Renzi il Dossier "Vogliamo un calcio libero"
Come preannunciato nei giorni scorsi, Federsupporter ha inviato in data odierna al Presidente del Consiglio dei Ministri un “Dossier”, intitolato “Vogliamo un calcio libero”, mutuando tale titolo dalle parole della Attorney General degli Stati Uniti, Loretta E. Lynch, pronunciate nella Conferenza Stampa del 27 maggio scorso con riferimento allo scandalo FIFA che, in queste ore, ha portato alle dimissioni del suo ventennale Presidente, Sepp Blatter.
Il “Dossier” è stato predisposto e inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri in vista del Tavolo di confronto per una radicale e profonda riforma del mondo sportivo e calcistico, in particolare. Tavolo che lo stesso Presidente ha dichiarato di voler aprire, subito dopo le elezioni amministrative del 31 maggio scorso, con tutte le Istituzioni sportive e con tutti i soggetti che, come Federsupporter, sono portatori e rappresentativi dei diritti e degli interessi collettivi di tutti coloro che hanno a che fare con il mondo sportivo, segnatamente calcistico, quali i tifosi che ne sono i fruitori, i consumatori e i principali finanziatori.
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, pertanto, Federsupporter ha chiesto, in modo espresso e formale, di partecipare, con spirito costruttivo e di leale cooperazione, al predetto Tavolo.
Il “Dossier”, di cui si si allegano in calce il sommario dei temi in esso trattati, si compone complessivamente di oltre 80 pagine costituite dalla documentazione prodotta per ogni argomento trattato.
Ufficio Stampa Federsupporter
Marco Liguori
Sommario delle proposte
Riconoscimento per legge dei tifosi quali consumatori.
Tra le prime richieste di Federsupporter vi è quella dell’esame ed approvazione di una Proposta di legge integrativa del Codice del Consumo, che riconosca specificatamente , anche dal punto di vista legislativo , che il tifoso, al di là della sua passione sportiva, è un consumatore e, come tale, titolare di diritti e di interessi che debbono essere garantiti e tutelati, essendo egli il principale finanziatore, diretto ed indiretto, dell’attività sportiva .
Viceversa, fino ad oggi, il tifoso è stato ed è definito, come nel mondo greco e romano veniva definito lo schiavo. Vale a dire come un soggetto esclusivamente destinatario di divieti di norme proibizioniste.
Requisiti di onorabilità per ricoprire cariche sportive.
Negli ultimi tempi, mediante continue interpretazioni e modifiche in corsa, palesemente ad personam, delle norme del CONI e di Federazioni Sportive Nazionali volte a garantire il possesso di specifici requisiti di onorabilità per poter accedere e continuare a ricoprire cariche sportive , tali requisiti hanno finito per perdere qualsiasi significatività e rilevanza.
E’ necessario, quindi, che tali significatività e rilevanza vengano ripristinate.
A tal fine occorre stabilire, da parte del CONI, quale lex generalis automaticamente applicabile a tutte le Federazioni Sportive Nazionali,il principio, secondo cui non può accedere e continuare a ricoprire qualsiasi carica sportiva chi sia stato definitivamente condannato per qualsivoglia delitto non colposo, indipendentemente dalla natura del delitto, nonché dall’entità della pena, sia edittale sia effettivamente comminata.
Alla condanna definitiva, ai fini dell’ineleggibilità e decadenza da cariche sportive, vanno equiparati il patteggiamento e la prescrizione di delitti non colposi.
Il primo, infatti, comporta implicita ammissione di responsabilità e la seconda, mentre estingue l’illiceità penale del fatto, non ne estingue l’illiceità sotto il profilo disciplinare, oltreché civile e amministrativo.
In altre parole, bisogna che chi detiene poteri di rappresentanza e di gestione nell’ambito delle istituzioni sportive sia come la “ moglie di Cesare”: vale a dire che non solo sia immune da colpe ma lo appaia anche.
Occorre, altresì, vietare e sanzionare in maniera adeguata situazioni di conflitto di interessi, di ogni natura e ad ogni livello.
Per concludere, è necessario, infine, vietare cumuli di cariche sportive, anche con riferimento a società commerciali o, comunque, ad Enti in senso lato, controllati dalle istituzioni sportive.
Partecipazione dei tifosi al capitale delle società. Presenza maggioritaria dei tifosi negli organi di controllo.
Finora lo sport professionistico italiano, segnatamente il calcio, è stato ed è caratterizzato dal fatto che la proprietà ed il controllo delle società si trova, in netta prevalenza, nelle mani di piccoli-medi imprenditori che ricercano soprattutto visibilità ed occasioni di guadagno per sè stessi, come, purtroppo, il susseguirsi di scandali e di gravi crisi di singoli club stanno a dimostrare.
Si assiste, per lo più, a gestioni vetero-padronali lontane anni luce dalle migliori pratiche di management e che relegano il nostro sistema sportivo, in primis il nostro sistema calcio, ad una dimensione assolutamente provinciale e non in grado di competere con gli analoghi sistemi di altri Paesi. Si ha che i tifosi vengano, così, sistematicamente esclusi da ogni forma di partecipazione alla vita delle società.
Federsupporter si batte da sempre e continuerà a battersi, affinchè, anche in Italia, così come, per esempio, in Spagna ed in Germania, si promuovano e si adottino strutture e forme di governance societarie che vedano i tifosi partecipare al capitale sociale dei club.
Partecipazione mediante strutture e forme di tipo cooperativistico che vedano , da un lato, la possibilità di detenere quote di capitale sociale non eccedenti un limite prefissato e, dall’altro, che prevedano che le decisioni vengano deliberate, non in base al numero di quote possedute, bensì secondo il principio “una testa un voto”.
Tale presenza risponde ad una logica di segregazione delle tipiche funzioni di impresa: funzione proprietaria, funzione di gestione, funzione di controllo.
Quest’ultima che, ove non separata rispetto alle altre due funzioni, comporterebbe un evidente conflitto di interessi.
Pertanto la presenza maggioritaria dei tifosi deve presidiare, non la funzione di gestione, bensì quella di controllo.
Chi, infatti, ha la proprietà e la gestione non può e non deve poter controllare sé stesso.
Stadi di proprietà di associazioni di tifosi.
Si è sempre sostenuto e si continua a sostenere che il principale o uno dei principali problemi del calcio italiano è costituito dalla mancanza di stadi moderni e polifunzionali: cioè che siano utilizzabili, non solo quando si gioca la partita, ma anche in altre occasioni, diventando così fonti di risorse economiche non generate soltanto dalla gara in sé.
Si è fatto strumentalmente credere da parte di taluni che realizzare nuovi stadi era impossibile senza una legge ad hoc: cosa clamorosamente smentita dal fatto che la Juventus, come è noto, ha realizzato ,da tempo, finora unica in Italia, un nuovo e moderno stadio polifunzionale, senza aver avuto alcun bisogno di una legge ad hoc.
La verità era ed è, come più volte evidenziato da Federsupporter, che taluni volevano e vogliono ancora una legge che, con il pretesto della costruzione di nuovi stadi, si fosse prestata e si presti a colossali speculazioni edilizie, magari su aree sottoposte a plurimi vincoli ambientali, quindi inedificabili, nonché di proprietà di qualche proprietario di quelle stesse aree, oggi senza valore.
La legge , dopo lunghi anni e travagli, è stata approvata, ma essa, almeno fino ad adesso ,non ha inciso più di tanto sulla volontà, propensione e capacità, imprenditoriali ed economiche, di dar vita a nuovi impianti.
Chi aveva ed ha tali volontà, propensione e capacità ha portato e porta avanti i suoi progetti, indipendentemente da una legge ad hoc.
Federsupporter, per parte sua, anche in questo caso, ha formulato da tempo una soluzione che, prendendo a modello di riferimento il Club Inglese del Chelsea, il cui stadio, Stamford Bridge, è di proprietà di un trust di tifosi del Club, affittato per un lungo periodo al Club stesso, prevede di legare l’acquisto pluriennale di abbonamenti da parte dei tifosi all’acquisizione di quote di una società proprietaria dello stadio. Tale società affitterebbe, poi, al club, per un lungo periodo, lo stadio stesso, procedendo così al rimborso dei finanziamenti ricevuti per la realizzazione dell’impianto.
Format omogeneo dei bilanci delle società.
Il caso ultimo del dissesto del Parma Calcio spa dimostra che una delle principali cause di esso risiede nella opacità e nell’inadeguata tempistica dei bilanci delle società.
Federsupporter ha proposto e propone che venga finalmente adottato da parte del CONI un format omogeneo di redazione dei bilanci, con la determinazione di una tempistica adeguata, obbligatorio per le società appartenenti a tutte le Federazioni sportive nazionali, ai fini di una corretta e tempestiva valutazione della situazione economico-patrimoniale di ciascun club.
Federsupporter propone, inoltre, che i bilanci delle società vengano obbligatoriamente pubblicati sui siti web delle società stesse.
Solo così sarà, infatti, possibile un adeguato e tempestivo controllo anche esterno di tali bilanci.
Autorità indipendente dalla FIGC ed esterna ad essa per le funzioni di vigilanza sulle società e per la verifica di requisiti specifici per l’acquisizione ed il controllo delle società stesse.
Federsupporter propone da tempo, così come proposto, inascoltato, fin dal 2004, dinanzi al Parlamento, dall’allora Presidente della Consob, dr. Lamberto Cardia, che la vigilanza ed il controllo sulla gestione economico-amministrativa delle società di calcio – ma il discorso va esteso a tutte le società sportive professionistiche- oggi attribuito ad un organo interno alla FIGC , la Co. Vi.Soc. ,venga affidato ad un organo esterno alla stessa FIGC, dotato dei necessari requisiti, oltreché di professionalità, di indipendenza, imparzialità e terzietà rispetto alla medesima FIGC.
Al suddetto organo esterno va anche affidata la verifica del possesso di requisiti specifici, sia dal punto di vista dell’onorabilità sia dal punto di vista economico-finanziario, per l’acquisizione ed il controllo di società.
Sotto questo aspetto il caso Parma Calcio spa è emblematico.
Il Club, infatti, è stato ceduto, da ultimo, ad un soggetto al prezzo simbolico di 1 euro e successivamente dichiarato fallito.
E’ evidente, pertanto, l’esigenza che la vigilanza ed il controllo sugli effettivi requisiti di chi voglia acquisire la proprietà di società sportive professionistiche vengano preventivamente affidati ad un organismo quale quello di cui sopra.
Cassa di compensazione UEFA/FIFA per il trasferimento di calciatori da società appartenenti a Federazioni estere.
Una delle principali opportunità di sostanziale alterazione degli andamenti economici delle società è offerta dalla compravendita delle prestazioni di atleti professionisti , in specie in ambito calcistico.
Non è certamente un caso che i suddetti andamenti sono largamente influenzati dalle cosidette “plusvalenze” che, molto spesso, altro non sono che mere partite finanziarie di giro, alterative dei bilanci,prive di effettività economica.
Ecco così spiegati certi frenetici scambi di calciatori tra società a valori frequentemente fuori mercato.
E’ in questo modo che i bilanci delle società vengono “ aggiustati” con connessi, pesanti costi di intermediazione a favore magari di società estere con sedi in Paesi paradisi fiscali.
Onde evitare queste situazioni, Federsupporter ha proposto e propone l’istituzione, in seno alla FIFA, di una Cassa di Compensazione per il cui tramite debbano obbligatoriamente transitare, ai fini della loro tracciabilità, tutti i pagamenti e/o le obbligazioni relativi alla cessione/ acquisizione delle prestazioni dei calciatori che si trasferiscano da società appartenenti ad una Federazione ad altra società appartenente ad una Federazione estera.
Quanto alle Federazioni di Paesi dell’area UE, la Cassa andrebbe istituita in seno all’UEFA.
Tutto ciò, peraltro, similmente a quanto già avviene in Italia, in cui i pagamenti e le obbligazioni relativi alle operazioni di trasferimento di calciatori da una società ad un’altra, appartenenti alla FIGC ,transitano obbligatoriamente per il tramite di una Cassa di compensazione istituita nell’ambito della predetta Federazione, senza che, quindi, i pagamenti avvengano direttamente da società a società.
Disciplina di legge della figura e dell’attività degli agenti di atleti professionisti.
Quasi tutte le operazioni di trasferimento dei calciatori, così come di altri atleti professionisti, avvengono con l’intermediazione degli agenti di questi ultimi. L’attività di tali agenti è regolata, per quanto riguarda il calcio, da una apposita normativa FIGC che ricalca le normative FIFA ed UEFA in materia.
L’attività in questione è stata qualificata dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea come una tipica attività economica non rientrante nell’autonomia e specificità riconosciute all’ordinamento sportivo.
Detta attività, pertanto, soggiace sia alle norme statali di ciascun Paese in cui opera ogni Federazione sportiva nazionale sia alle norme comunitarie.
L’attività degli agenti, finora, ha dato luogo, purtroppo, a numerose irregolarità rilevate e sanzionate, sia pur blandamente, dalla giustizia sportiva, nonché ha dato spunto a decisioni ed indagini della giustizia ordinaria afferenti ai reati di evasione ed elusione fiscale e di riciclaggio.
Attività, quella svolta dagli agenti, che giuridicamente è inquadrabile come di intermediazione di manodopera, poiché gli atleti professionisti sono, per legge ( legge n.91/ 1981),qualificati nel nostro Paese come lavoratori dipendenti .
Intermediazione di manodopera che è consentita dalle norme statali solo a soggetti autorizzati, comunque non a persone fisiche, in possesso di specifici, rigorosi requisiti di professionalità, onorabilità e consistenza economica.
E’ da tempo, perciò, che Federsupporter ha sollecitato, anche formalmente, come sollecita, il competente Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali a farsi parte diligente per ovviare a tale situazione che pone sia gli agenti sia gli atleti professionisti sia le società che li utilizzano nella condizione di poter essere, anche penalmente ,sanzionati.
Ciò formulandosi una disciplina specifica e speciale che regoli detta attività, così evitandosi che essa possa prestarsi, come oggi si presta, a diventare o ad essere un’attività di vero e proprio “ caporalato”, gestita da personaggi , a volte, privi, oltreché di scrupoli, dei necessari requisiti di professionalità, onorabilità e consistenza economica per svolgerla.
Divieto delle multiproprietà e delle holding calcistiche.
Va ripristinato, nella sua integralità, il divieto assoluto delle così dette “multiproprietà” o holding calcistiche.
In altre parole, nessun soggetto può detenere la proprietà o il controllo di più di una società di calcio professionistica, anche nel caso di promozione da una Serie ad un’altra di una società originariamente dilettantistica.
L’esigenza del suddetto ripristino è indispensabile allo scopo di evitare che, come già avvenuto nel passato, si verifichino situazioni di conflitto di interessi nonché confusioni, commistioni, irregolarità gestionali, amministrative e tributarie.
Quanto sopra dovuto al fatto che scambi tra società controllate da uno stesso soggetto costituiscono ,nella sostanza, meri spostamenti di risorse interne che possono non esprimere dati reali, bensì solo nominali, fissati da uno stesso soggetto, nel contempo compratore e venditore, finanziatore e finanziato, potendosi così realizzare trasferimenti di utilità o di perdite da una parte all’altra a seconda delle convenienze ( Caso Parma FC docet)