DZEMAILI Soprenderò tutti

04.09.2008 09:30 di  Raffaella Bon   vedi letture

Secondo un cliché consolidato, il ds Pederzoli ha presentato l’ultimo rinforzo granata, Blerim Dzemaili, con tono asciutto e concetti mirati: «Dzemaili è un giovane di grande prospettiva, quello che si dice un acquisto di progetto. Ha solo ventidue anni, ma al­le spalle ha già un curriculum importante. Il suo nome era sui taccuini di tante società e sulla bocca di tutti i talent scout europei: siamo perciò particolarmente contenti che sia arrivato al Toro». Il giocato­re rideva con gli occhi, senten­do quelle parole: parla l’ingle­se, il francese e il tedesco, e ca­pisce molto bene l’italiano. Si ha la sensazione che lo possa parlare con discreta scioltezza entro poco tempo: ieri ha ri­sposto alle domande dei me­dia in inglese. Ma ad un trat­to, per spiegare meglio un con­cetto, ha sorpreso tutti con un inciso nella lingua di Dante: «Io sono un combattente, il mio motto è non mollare mai».

Dzemaili, la prima doman­da è d’obbligo: come sta?

«Bene, tutti i test hanno dimo­strato
come fisicamente sia a posto. L’infortunio al ginocchio è dell’anno scorso, ormai è so­lo un brutto ricordo. Ho rico­minciato a giocare da qualche tempo: se ho disputato poche partite ufficiali è stato per scel­ta tecnica, difatti nell’Under 21 della Svizzera sono regolar­mente presente».
E lo sarà anche sino al 10 settembre: è appena arriva­to al Toro e già se ne va.

«Mi spiace molto. Avrei prefe­rito potermi allenare qui a To­rino, per conoscere meglio i compagni e lavorare subito con De Biasi, ma il nostro alle­natore dell’Under 21 ha volu­to che io fossi a disposizione della Svizzera».

Non ha avuto paura di re­stare ostaggio del Bolton?

«No, non ho avuto paura per­ché io sono un combattente, il mio motto è non mollare mai e quindi avrei fatto di tutto per trovare uno spazio per me. Io pensavo che la Premier Lea­gue fosse il campionato miglio­re per me. Quando sono anda­to al Bolton ero felice. Poi sono cambiate tante cose: ora co­mincia una nuova avventura e non vedo l’ora di viverla».

Il presidente Cairo ha dovu­to superarsi per riuscire a ingaggiarla, convincendo alla fine direttamente il pa­tron
del Bolton.
«Il presidente ha una carica incredibile: è terrificante vede­re la partita vicino a lui, è iper­attivo, ama davvero molto questo club e fa ogni cosa per renderlo sempre più forte. So che si è impegnato tantissimo per riuscire a prendermi, spe­ro
di dargli ragione: non vedo l’ora di cominciare».
Cosa le è piaciuto di più nel suo debutto nel mondo gra­nata, domenica allo stadio?

«E’ stato tutto molto bello e coinvolgente. Durante la par­tita il presidente ha voluto sa­pere tutto di me, abbiamo commentato le fasi dell’incon­tro e poi alla fine mi ha accom­pagnato negli spogliatoi e mi ha presentato alla squadra. Sono stati tutti gentili con me e l’immagine più bella che mi ha trasmesso il Toro è quella di un ambiente famigliare. I tifosi poi sono caldissimi, fan­no sentire tutti i calciatori molto importanti».

Che centrocampista è Dze­maili? Più regista o più me­diano recupera-palloni?

«A me piace fare entrambe le cose. Sono un uomo squadra, mi trovo a mio agio nello spez­zare la manovra degli avver­sari e poi a rigiocare l’azione».

Il suo idolo come calciatore?

«Zidane è stato un grande in­terprete del centrocampo, ma con un ruolo diverso dal mio».

Il migliore nel suo ruolo?

«Andrea Pirlo: è tra i più bra­vi al mondo».

Si ispira a lui?

«No, io devo essere solo e sem­pre me stesso, dando il meglio delle mie potenzialità. Sono qui per crescere, mi vedo nel Toro per tanti anni».

Lei poteva arrivare in Italia già nel gennaio 2007: non pensa di aver perso tempo, in Inghilterra?

«No, perché comunque è stata un’esperienza di vita, ho im­parato l’inglese, sono cresciuto e maturato e mi sono confron­tato con un calcio diverso da quello svizzero, molto più velo­ce ».

Si reputa pronto per la se­rie
A?
«Posso e devo migliorare anco­ra tantissimo, lo so. Questo è un calcio che non ti consente di pensare, è un football molto competitivo, devi sapere dove giocare il pallone ancor prima di averlo tra i piedi. Per me si tratta di una grande opportu­nità: oggi sono davvero felice d’essere in Italia, e ancor più nel Torino che mi ha accolto così bene».

Com’era il derby di Zurigo?

«Una partita bella e importan­te, ma mi sono bastati due giorni per capire che il para­gone non regge il confronto. Qui c’è la Juve e tutti mi han­no già spiegato che si tratta di due partite che non si possono assolutamente sbagliare».

Dei nuovi compagni, chi le è piaciuto di più domenica?

«Tutta la squadra ha giocato molto bene, il Lecce non ha mai potuto fare la partita, era sottomesso. Non sarebbe bello e giusto fare un solo nome: quella di domenica è stata la vittoria del gruppo, non di un singolo».

Visto dalla tribuna, lei cre­deva che Corini potesse avere 38 anni?

«Sì, perché i grandi calciatori quando sono eccellenti profes­sionisti giocano anche a 40 an­ni, in serie A: come Costacur-
ta e Maldini. Sapevo molto del Torino: prima di venire qui mi sono do­cumentato ».
Lei è giovane ma evidente­mente molto maturo: ci rac­conta la sua storia persona­le di cittadino del mondo?

«Sono nato in Macedonia, ma all’età di sei anni la mia fami­glia si è trasferita in Svizzera, dove abbiamo trovato molte più opportunità. Al mattino io studiavo e di pomeriggio mi impegnavo per diventare un calciatore professionista. I miei genitori hanno fatto tan­ti sacrifici perché potessi pro­varci: loro sono sempre stati un punto di riferimento fonda­mentale, e ancor oggi la fami­glia è molto importante per me».

Perché ha scelto la maglia numero quattro che era di Recoba?

«Non sapevo fosse quella di Recoba: è un onore per me. La realtà è che mi piacciono i nu­meri piccoli, l’anno scorso ave­vo il 23 e non mi ha portato fortuna. Meglio cambiare».

Quali obiettivi s’è imposto?

«Conta la squadra, non il sin­golo. I miei traguardi sono quelli del Toro. Ovvero la sal­vezza, da raggiungere il più in fretta possibile, ma pensando a una partita alla volta. Una volta tranquilli poi si vedrà co­sa poter fare».

Un messaggio ai tifosi?

«Sono Blerim Dze­maili, sono felicis­simo di essere qui.
Forza Toro».

Tuttosport