DE BIASI si autocarica: "Il Toro c'è e lo vedrete presto"
Nessuna crisi. Solo un periodo-no. Gianni De Biasi crede nel Torino. E, incassata la fiducia del presidente Cairo («È incavolato, come me, per tutti i risultati. Però è molto sereno. consapevole della nostra voglia di fare»), in un'intervista a "Tuttosport" indica i motivi delle difficoltà, la strada per uscirne e le prospettive di una squadra che finora ha incassato solo 5 punti in sei giornate.
I RISULTATI - «Il Toro produce e non fa - dice De Biasi -. Abbiamo una buona squadra con giocatori vecchi e nuovi, ma non ancora la mentalità vincente. Non siamo ancora quello che potremmo essere. Questa squadra è la più forte che abbia mai allenato? Tecnicamente è tra le più forti, ma non so ancora se diventerà la più forte. Ci vogliono tempo, pazienza, calma e sofferenza per costruire una squadra e ottenere da lei quanto può effettivamente dare. Se ci fanno lavorare, penso che questo gruppo ci darà soddisfazioni. Abbiamo davanti 8 mesi per crescere e prenderci le nostre gioie e soddisfazioni. Anche di queste saremo tutti responsabili».
LA PREPARAZIONE - Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che tra le cause del malessere granata ci sia una preparazione atletica non all’altezza. Ma quando glielo si fa notare, il tecnico si inalbera: «La preparazione atletica non c'entra un fico secco. Purtroppo, lo capisco, in merito c'è molta ignoranza, ma vi assicuro che fisicamente il Toro sta benone». Il problema, a suo avviso, è piuttosto psicologico: «È fondamentale la testa, l'aspetto psicologico: la testa ha una percentuale di incidenza altissima sulla resistenza, è direttamente proporzionale. I problemi reali vengono dalle svariate situazioni che abbiamo, come quei giocatori reduci da una stagione tormentata o bloccata da guai fisici, come Rosina o Dzemaili».
LA CURA - Se il problema è psicologico, bisogna lavorare sulla testa e sull’orgoglio dei giocatori. È questa la ricetta di De Biasi, che pensa di ripartire «infondendo fiducia, chiedendo assunzione di responsabilità da parte di tutti e di dare tutti di più. Senza cercare alibi, scuse, senza tirare in ballo arbitri, pali, sfortune che sono tutte minchiate. Crescere anche come gruppo, nello spirito di aiuto reciproco. Non voglio fatalismo, basta luoghi comuni: purtroppo al Toro spesso ci si abbandona, e invece no! Ca..., siamo il Toro e dobbiamo esserlo in modo positivo: sfatare, spezzare, spazzare quell'aura di negatività che a volte ci circuisce».