Arch. Casamonti a La Stampa: “Modello Udine per il Grande Torino Olimpico”

<b>Marco Casamonti</b>, architetto e docente a Genova, che ha all’attivo il Viola Park, il rinnovo dello stadio di Udine e quello nazionale di Tirana è stato intervistato dal quotidiano La Spampa e ha espresso il suo parere sullo stadio Grande Torino Olimpico al quale sono state tolte le ipoteche e sul quale si attende, tra la fine di settembre e novembre, la perizia patrimoniale affidata dal Comune, proprietario dell’impianto, alla Praxi.
Esclusa la vendita del Grande Torino, restano due possibilità sul futuro dell’impianto: il diritto di superficie, sul modello Juventus, o la concessione d’uso. “Il Toro – dice Casamonti – ha una fortuna: Cairo è un imprenditore con grandi capacità gestionali. Se avesse lo stadio nella sua disponibilità, saprebbe valorizzarlo pienamente”. E ha poi aggiunto: “Anche il cosiddetto “modello Udinese”, o quello in discussione a Firenze, rientrano nella stessa logica del diritto di superficie. Personalmente, credo che gli stadi, pur mantenendo una funzione pubblica, dovrebbero essere privatizzati, così da consentire alle società di patrimonializzarli. Se si adotta il modello Udinese, resta comunque una soluzione accettabile”.
E sulla durata del diritto di superficie: “La durata dipende da molti fattori. Non è stabilita a priori, ma definita in base al piano industriale per la trasformazione dell’impianto. Trattandosi di un bene pubblico, l’orizzonte della concessione è legato all’entità dell’investimento”
Al Torino Fc quindi spetterebbe la decisione: “Certo. Sono le società a dover fare il primo passo, dichiarando quanto intendono investire. Ma devono anche poter patrimonializzare il bene. Una concessione pluriennale, ad esempio di 90 anni, equivale di fatto a una forma di proprietà:consente di iscriverla a bilancio, sfruttarla, valorizzarla”.
E sui vincoli della Sovrintendenza che ha lo stadio: “Le sovrintendenze fanno il loro dovere tutelando il patrimonio architettonico. Ma bisogna ricordare che gli stadi nascono per lo sport. È giusto conservare, ma senza snaturare la funzione. A Bergamo, ad esempio, si sono demolite le vecchie curve per avvicinarle al campo, pur in assenza di vincoli. Lo stesso a Udine, dove si è preservata solo la tribuna storica”.
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