Amarcord, Valentino Mazzola
Alessandro Lugli
Molti hanno ritenuto Valentino Mazzola, il più grande calciatore italiano di tutti i tempi , seppure i parametri e il modo di giocare abbiano subito di decennio in decennio modifiche sostanziali. Di certo, comunque il capitano granata aprì negli anni Quaranta la strada a un nuovo modo di interpretare il football sicuramente più evoluto di quello anteguerra che pure aveva regalato all'Italia due titoli mondiali. Mazzola era calciatore completo nell'accezione moderna del termine: uomo decisivo sia nella propria area sia in quella avversaria capace di unire a una tecnica di altissimo livello anche la potenza e straordinari mezzi fisici, che lo rendevano pericolosissimo anche di testa pur non essendo molto alto. Ma soprattutto aveva l'anima e il carisma del leader. Un'esempio. All'inizio della stagione 1948/49 Mazzola chiese al Presidente di aumentargli lo stipendio, ma questi si oppose, per non far si che nella squadra ci fosse chi guadagnasse di più, chi di meno. Allora Valentino Mazzola si ribellò saltando le prime due gare di campionato. A questo punto furono gli stessi giocatori del Torino a chiedere attraverso un documento l'aumento salariale per il campione. Era una mezzala tradizionale di quelle che correvano instancabilmente avanti e indietro per tutto il campo. Nato a Milano dove giocò per la Tresoldi nel 1939 fu ingaggiato dal Venezia e in tale squadra costituì una formidabile coppia d'attacco con Ezio Loik, insieme al quale passò al Torino nel 1942. Mazzola fu capitano e ispiratore dei granata tra il 1943 e il 1949, periodo in cui lo squadrone torinese si aggiudicò 5 scudetti consecutivi. Nel 1047 vinse il titolo di capocannoniere. Purtroppo, capitan Valentino e i suoi compagni non riuscirono a festeggiare quel trionfo. Infatti perirono a Superga a poche settimane dal termine del campionato. La sua carriera in azzurro, stroncata premutaramente dopo 12 partite e 4 reti.