Eugenio Fascetti: “Il Toro? Né carne né pesce”
L’ex tecnico granata Eugenio Fascetti, in panchina nella stagione 1989/90, annata conclusasi con la vittoria del campionato cadetto e il conseguente ritorno in Serie A del Torino, è stato intervistato da Tuttosport: “Mancano giocatori di classe superiore e ragazzi cresciuti nel vivaio con senso di appartenenza. Come Cravero e Lentini”. E ha aggiunto: “Baroni è bravo, ma non può fare miracoli: altro campionato nel limbo”.
Questo Toro può ambire all’Europa?
“Onestamente la vedo difficile. Il Torino è senza dubbio una buona squadra e farà un campionato tranquillo, ma sempre nel limbo. Se da un lato non rischia affatto di essere risucchiato nella bagarre salvezza da quelle dietro, dall’altro manca sempre qualcosa per alzare il livello e arrivare nelle prime posizioni. Direi che anche quest’anno il Toro non è né carne né pesce …”.
Cosa servirebbe alla formazione granata per fare il definitivo salto di qualità?
“Manca qualche elemento di classe superiore. Non vedo campioni nell’attuale rosa, ma solo un gruppo composto da buoni e ottimi giocatori. Servirebbe il calciatore che fa la differenza e alza il livello di tutto il gruppo, trascinando con le sue giocate gli altri”.
Quindi a Baroni non si può chiudere di più?
“Marco è un tecnico bravo ed esperto: lo apprezzo, ma non è giusto aspettarsi miracoli. Gli allenatori fanno il massimo con quello che hanno a disposizione e l’organico granata è da metà classifica, non di più”.
Chi del suo Toro avrebbe visto bene in quello di oggi?
“Innanzitutto mancano dei ragazzi cresciuti nel vivaio che possano affacciarsi e giocare in Serie A con la maglia del Toro, portandosi dietro quel senso di appartenenza che ha sempre contraddistinto le squadre granata. Uno come Cravero in tal senso l’avrei visto molto bene. Poi naturalmente nel Torino di oggi non c’è uno con la fantasia e la qualità tecnica di Lentini. Gigi saltava gli avversari con una facilità incredibile: una dote che oggi manca non solo al Torino, ma a tutto il calcio italiano. Se guardiamo le varie squadre vediamo che purtroppo in A sono spariti i giocatori che sanno dribblare: quei pochi rimasti sono ormai diventati oro colato …”.
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