Bravo solo nelle imprese disperate? Date a Davide Nicola una squadra competitiva, dall'inizio
Quello che Davide Nicola sta facendo non ha senso. Chiamato dalla Salernitana a metà febbraio, quando i campani avevano rimediato appena tredici punti in ventitré giornate, ha accettato una sfida che sembrava impossibile. A tre giornate dalla fine, la sta vincendo: col successo sul Venezia, il tecnico di Luserna San Giovanni ha trascinato i granata fuori dalla zona retrocessione, per la prima volta in questa stagione. I meriti, come sempre, non sono soltanto suoi: l'arrivo di una proprietà ha certamente aiutato. Quanto a chi voleva insegnare il lavoro a Walter Sabatini - che ha pescato due gioielli come Ederson e Bohinen, per citare i più rilevanti - beh, c'è da ripassare al prossimo giro. L'Arechi, inteso come pubblico, ci ha infine sempre creduto. Dato a Cesare quel che è di Cesare, i meriti di Nicola restano indiscutibili: ha preso un gruppo di giocatori allo sbando e li ha trasformati non soltanto in una squadra, ma persino in una di quelle più in forma del campionato. Dal suo arrivo, la Salernitana ha una media punti da salvezza tranquilla. Nelle ultime cinque giornate, nessuno ha fatto meglio. Il capolavoro è tutto da completare, a Salerno sono per questo liberi di toccare qualsiasi materiale, ma l'impresa è bell'e fatta, visti i presupposti. Tale da ribadire una fama tanto meritata, quanto limitante.
Bravo solo nelle imprese disperate. Non sai più dove sbattere la testa? Chiama Nicola. Col suo carattere, prima di tutto. Gli è riuscito col Torino e col Genoa, la masterclass rimane il Crotone versione 2016/2017. Chiamato a guidare i calabresi neopromossi e orfani di Juric, attirato prematuramente dalle sirene del Grifone, Nicola li condusse a una salvezza storica. Non replicata l'anno successivo, quando - con una media punti superiore rispetto al campionato precedente - diede le dimissioni a metà stagione dopo alcune incomprensioni con la dirigenza. Per la cronaca, il Crotone retrocesse, cosa successa a Nicola soltanto una volta in carriera, nel 2014 con un Livorno in formato armata Brancaleone. I due anni in Calabria, e quello sulla costa labronica, rimangono le uniche esperienze come allenatore in Serie da inizio stagione: da lì in poi, soltanto occasioni come subentrante. Per dare la famosa scossa, cosa che effettivamente gli riesce quasi sempre bene.
Un'occasione dall'inizio, in sostanza, Nicola non l'ha mai davvero avuta. È apprezzato per il già citato dato caratteriale, si trova spesso costretto a esprimere un calcio d'emergenza: gli specialisti esistono, per carità, ma saremmo curiosi, e probabilmente lo sarebbe anche lui, di vederlo a confronto con la possibilità di un progetto "suo", e magari competitivo. Di capire quanto sia interessante la sua proposta calcistica: non sarà la più sofisticata al mondo? Forse, forse no. Non possiamo saperlo, non avendo mai avuto la chance di costruirsela e proporla. E invece lo meritano, lui e il suo calcio. Per andare oltre la banalità, pur vera, di essere l'eroe che serve nel momento della grande paura. Può farlo a Salerno? Gli ingredienti ci sarebbero, raggiungendo la salvezza: dopo ieri, è tutta nelle mani sue e della sua squadra, scrive Ivan Cardia per TuttoMercatoWeb.com