ESCLUSIVE TG – Catagnano: “Al Toro pensiamo un po’ più in grande, possiamo permettercelo”

11.10.2015 07:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per Torinogranata.it
ESCLUSIVE TG – Catagnano: “Al Toro pensiamo un po’ più in grande, possiamo permettercelo”
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Domenico Catagnano è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Catagnano è un giornalista, caporedattore di Tgcom24.it, e gran tifoso granata. Con lui abbiamo parlato delle prospettive del Torino.

Quanto potranno influire i tanti infortuni, soprattutto muscolari, adesso che il calendario proporrà avversari almeno sulla carta con un tasso di difficoltà superiore?

“Sicuramente gli infortuni, in questo periodo in cui la squadra ci sta dando delle soddisfazioni, rappresentano il lato della sfortuna granata che non può mancare, ma, battute a parte, è chiaro che avere quasi mezza difesa ko, Maksimovic, Jansson, Peres e Avelar, non dà alla squadra modo di esprimersi come avrebbe potuto a ranghi completi. Gli infortuni ci condizioneranno ancora per qualche settimana, però “San Ventura” è l’unico che ci può salvare e dovrà lavorare sulla testa dei ragazzi che giocheranno. Il Torino l’ha dimostrato quest’anno, che è un’annata un po’ strana, di giocare bene e forse se riesce ad aggiungere un pizzico di cattiveria psicologica per crederci può fare ancora meglio. Osservando il campionato in controluce le milanesi vanno male, i nostri cuginastri non se la passano meglio, il Napoli ha avuto delle difficoltà e la Roma è ancora alla ricerca di un’identità ben precisa e in testa alla classifica c’è la Fiorentina che nessuno si aspettava, ma noi l’abbiamo battuta. Questo strano è negativo per altri mentre per noi è positivo, quindi il Torino deve scendere in campo con un carattere più deciso, al netto degli infortuni che sono un po’ sfortuna e un po’ altro, forse la preparazione è stata parzialmente modificata rispetto al passato, infatti, di solito le squadre di Ventura non iniziano la stagione fortissimo e invece è capitato così. Ventura deve lavorare sul carattere, ci sono giocatori come Belotti e Zappacosta che non hanno ancora espresso tutto il potenziale, ma che hanno grandi margini di miglioramento. Ero, e lo sono ancora, molto contento del loro arrivo, poiché sono tra i giovani più interessanti del panorama calcistico italiano, e il margine di miglioramento è la cosa che mi fa ben sperare unitamente al bel gioco fatto vedere in almeno un paio di partite dalla squadra e alla forza di rimontare situazioni che in altri tempi difficilmente avremmo raddrizzato, esempi su tutti la gara con il Frosinone che in passato non avremmo vinta al netto che l’avversario sulla carta è più scarso e con la Fiorentina è stata l’apoteosi addirittura, con un secondo tempo perfetto dove tutto ha funzionato, anche troppo. Nonostante tutto mi aspetto dal Torino qualche cosa di più sia atleticamente sia nella testa dei giocatori e poi se riusciremo a superare con meno danni possibili il periodo delle partite contro avversari più forti e sarà finita l’emergenza dovuta agli infortuni comincerò a credere veramente che questa potrà essere l’annata buona per toglierci delle grandi soddisfazioni”.

Più di una volta l’approccio alle partite del Torino è stato sbagliato e le rimonte ne sono una prova, ma questo è dovuto all’avere un buon numero di giocatori giovani oppure a un po’ di presunzione perché la squadra si sente più forte rispetto al passato?

“Penso che la causa sia la seconda ipotesi. Ventura in cinque anni ha potuto costruire la squadra con una continuità che al Toro non si vedeva da tempo immemorabile, pensiamo a giocatori come Glik che era arrivato dotato di carattere, ma poca tecnica e adesso tutti sappiamo che tipo di giocatore è diventato. Apro una parentesi, quest’anno non ha ancora segnato, non penso possa eguagliare il numero di gol della scorsa stagione, che è stato eccezionale per un difensore, anche perché si è esaurito il fattore sorpresa ed è più marcato, ma qualche rete la metterà a segno. Sicuramente c’è stata la crescita di alcuni giocatori che sono in granata da più anni e che sono maturati anche psicologicamente e lo spirito battagliero dei nuovi attivati è senza dubbio evidente. Infatti, è stata fatta finalmente una campagna acquisti estiva prendendo giocatori che hanno voglia di mettersi in mostra e non calciatori un po’ bolliti con nomi di un certo livello, ma nella fase calante della carriera. Siamo stati aiutati da un calendario che ci ha fatto affrontare all’inizio squadre alla portata e tutti questi fattori hanno contribuito a portarci dove siamo, anche se nella mia personale tabella di marcia da tifoso ci mancano un paio di punti, non pensavo che battessimo la Fiorentina, ma che avremmo ottenuto almeno un punto con il Chievo e tre con il Carpi. Adesso che siamo in ballo scrolliamoci di dosso quella luna nera che è sempre lì, gli infortuni lo dimostrano, e lavoriamo sul carattere perché la rosa è valida ed è il momento di vedere quanto vale questa squadra. Sono sempre cauto, però gli acquisti di Baselli, Belotti e Zappacosta mi hanno ridato fiducia, senza scordare Benassi che l’anno scorso è incappato in qualche scivolone, ma che ha veramente un grande futuro davanti. L’ossatura della squadra molto dinamica e vogliosa di emergere ci permetterà, come dicevo, di toglierci delle soddisfazioni”.

Gli infortuni rappresentano anche l’opportunità per chi finora ha avuto minore spazio di mettersi in mostra. Da Belotti e soprattutto da Martinez si aspetta di più?

“Per quel che riguarda Belotti, penso che si debba avere ancora un po’ di pazienza, mi piaceva già ai tempi del Palermo e dell’AlbinoLeffe, Mondonico ne parlava benissimo. Non dimentichiamoci che Ciro Immobile ci mise un po’ prima di carburare, quindi aspettiamo che Belotti si sblocchi e segni e poi ne riparliamo. Per Martinez il discorso è differente, in campo corre e fa, però segna poco, magari scali qualche marcia e faccia qualche gol in più. Non si discutono l’impegno e i numeri, ma ancora ha reso poco. Maxi Lopez sulla carta mi dà meno fiducia anche fisicamente, però alla fine pur muovendosi di meno si trova al posto giusto nel momento perfetto e riesce anche da fermo a fare cose che non s’immaginerebbero. Quando Lopez arrivò nel gennaio scorso avevo un giudizio molto negativo e invece mi ha sorpreso positivamente, mentre Martinez, lo avevo anche al Fantacalcio, si vede che ha i numeri, ma oltre alla corsa e al movimento manca ancora di concretezza. Se devo scommettere su uno lo faccio su Belotti, quest’estate quando si parlava di un suo possibile approdo al Toro ero contento e quando sembrava che non sarebbe più arrivato speravo che la trattativa fosse finita solo sotto traccia come poi è accaduto. Il mio sogno è che si sblocchi con una grande, in particolare con una che affronteremo a fine ottobre (la Juventus, ndr) e allora sarebbe proprio il massimo”.

Secondo lei, il quinto posto è l’obiettivo che deve raggiungere il Torino?

“Mah, in questa fase con un avvio buono non pongo obiettivi, nonostante gli inciampi con il Chievo e il Carpi, quest’ultimo iniziato con un autogol assurdo, ci sono portieri che tolgono la palla dalla porta e altri che dopo una carambola indipendentemente dalla loro volontà se la mettono alle spalle, ogni riferimento all’altra squadra della città di Torino è assolutamente casuale (ride, ndr). Rispetto alle più rosee previsioni dei tifosi e grazie al calendario finora tutto è andato come doveva, quindi per quindi per quel che riguarda il quinto posto non saprei, se avessimo vinto con il Carpi eravamo in zona Champions. Se riusciremo a fare punti con le grandi un po’ raffazzonate nulla ci è precluso. Sono sempre stato cauto e con il timore che qualche cosa potesse non andare bene, ma quest’anno ho abbandonato quest’atteggiamento un po’ guardingo e lasciamo che i giovani crescano. La squadra è votata al futuro, è fresca e ci piace vederla giocare bene, quindi non poniamoci obiettivi, quinto, terzo posto, sesto … Giocando bene e con la mentalità giusta, che non è più quella al risparmio, ci toglieremo delle soddisfazioni, non mi stanco di ripeterlo. Pensiamo un po’ più in grande, possiamo permettercelo ci sono i mezzi tecnici per farlo, non ci sono tanti rospi da trasformare in principi, ma principi da far diventare re. Non ci sono più, come cinque anni fa, i Glik ruvidi da far diventare perni della difesa, ci sono Baselli, Zappacosta e Belotti, giovani sui quali puntiamo di più, che già partono ben strutturati e con una classe che alla loro età non sempre c’è”.