ESCLUSIVA TG – P. Sala: “Toro batti il Carpi, salvati e poi spazio ai giovani per valutarli in ottica futura”
Patrizio Sala è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Sala ha indossato la maglia del Torino dal 1975 al 1981. Attualmente è un allenatore della scuola individuale di calcio Personal Soccer Academy (www.personalsocceracademy.eu). Con lui abbiamo parlato della squadra granata.
Tutti si aspettano che con il Carpi, penultimo in classifica, il Torino vinca e convinca, anche lei?
“Vincere è importantissimo, ma convincere lo è ancora di più perché il Toro deve tornare a essere quello d’inizio stagione. Dopo la prestazione e la buona vittoria, soprattutto quest’ultima, con il Palermo bisogna riconfermarsi attraverso il risultato, però, faccio un esempio, anche se la partita finisse con un pareggio e la prestazione fosse convincente sarebbe comunque un risultato che aggiungerebbe un punto in più alla classifica. Il Torino adesso ha trentun punti andando a trentadue e con dodici partite ancora da disputare mancherebbero otto punti per salvarsi così poi può disputare un altro campionato. Credo che sia importante per il Toro muovere la classifica con prestazioni convincenti che danno morale, chiaramente la vittoria ne dà ancora di più, però, il Toro deve continuare a convincere di essere sulla strada giusta e che proseguirà questo campionato provando ad avvicinarsi a posizioni importanti, anche se la strada è molto difficile. Difficile che possa raggiungere obiettivi diversi dalla salvezza per questa stagione, ma intanto si deve iniziare a incamerare valori che serviranno per il futuro dei ragazzi giovani che ha in rosa”.
A proposito dei giovani, escludendo Maksimovic, Peres e Immobile che hanno già maggiore esperienza, ma da Ichazo a Martinez, passando per Jansson, Silva, Zappacosta, Benassi, Acquah, Baselli, Obi e Belotti, tutti alternano prestazioni interessanti ad altre poco convincenti e, infatti, alcuni spesso si accomodano in panchina, anche perché qualcuno è chiuso da giocatori molto più esperti. Lei come vede la loro crescita?
“Vedo la loro crescita attraverso il primo obiettivo della squadra che è la salvezza, prima la si raggiunge e prima si dà la possibilità a questi ragazzi di poter crescere attraverso l’andare in campo e disputare partite ufficiali da titolari o almeno per un numero di minuti consistente. Stando in panchina non si possono offrire prestazioni né positive né negative, è lampante. Sono sempre dell’avviso che quando si è raggiunto il primo obiettivo, che per il Toro, lo ribadisco, è mantenere la categoria, dopo si può impostare una squadra per il futuro in modo che i giovani inizino veramente a farsi dell’esperienza così nella prossima stagione si può dire che il primo obiettivo rimane sempre la salvezza e poi vediamo se riusciamo a fare qualche cosa di più, questa è la strada che dovrebbe percorrere il Toro, tanto più che ha intrapreso la strada di inverdire spesso la rosa. Infatti, prende giocatori giovani, li valorizza e poi i più richiesti li vende, ma questo è normale per certe società, ma se si continua a prendere giovani e poi non si dà loro sufficiente spazio si farà sempre più fatica ad avere una squadra che in uno o due anni possa ambire ad altri palcoscenici come l’Europa League, per questo traguardo allora si dovrebbero prendere giocatori già più esperti e puntare un po’ meno sulla cosiddetta linea verde”.
Zappacosta, Benassi, Baselli e Belotti hanno avuto meno problemi fisici di altri e attualmente non sono infortunati e sono considerati fra i giovani italiani promettenti, però, hanno stentano un po’ pur avendo avuto, quasi tutti, più spazio di altri. E’ normale oppure è indicativo che manchi loro qualche cosa, il contesto non è ideale, hanno qualità un po’ meno spiccate di quelle che si pensava avessero?
“Quelle dette possono essere spiegazioni plausibili, ci sono tanti perché, sicuramente l’ambiente, per i tre nuovi arrivati quest’estate, ha richieste diverse da quelle del Palermo o dell’Atalanta, con tutto il rispetto che ho per queste società e per queste squadre. Torino è una piazza che vede a fianco del Toro la Juventus che va per la maggiore e quindi la difficoltà e le pressioni, che nascono da ciò che produci e di conseguenza vanno accettate, sono maggiori. Le domande che dobbiamo porci sono: qual è l’obiettivo del Toro? Mantenere la categoria o disputare l’Europa League? Se l’obiettivo è giocare l’Europa League allora vanno presi giocatori, giovani o meno giovani, che hanno esperienze diverse e qualità differenti, per intenderci, almeno come Immobile. Più calciatori di questo tipo si hanno e più la qualità aumenta. Non bisogna avere richieste eccessive, anche se capisco i tifosi che dopo aver assaporato l’Europa League per capacità del Torino e per un pizzico di fortuna ora vorrebbero gustarsela sempre. E’ come mangiare la Nutella e poi trovare in dispensa solo una crema qualunque al cacao e alla nocciola, non è la stessa cosa. Bisogna avere pazienza e la pazienza nasce dal fatto che, ripeto, raggiunto l’obiettivo dei quaranta punti e poi si deve valutare il tempo che rimane prima della fine del campionato e dare spazio ai giovani in modo da capire come affrontare il mercato estivo. Prenderò un centrocampista di qualità, un regista di valore, un portiere con doti importanti in modo da poter proseguire sulla strada intrapresa e migliorare quella che è già una buona squadra”.
E si finisce al famoso salto di qualità che tutti aspettano da tempo e sembra non arrivare mai.
“Esatto, oltre a quello che abbiamo detto ci sono anche altre variabili come le annate dove perdi partite che meritavi di pareggiare o anche di vincere oppure altre che vinci partite quando sarebbe stato più giusto pareggiare o la variabile del numero degli infortuni oppure quella delle disavventure di qualche giocatore che non riesce a inserirsi e così l’annata cambia rispetto agli obiettivi iniziali. E’ per quello che parlo di due obiettivi per il Torino: mantenere la categoria, che permette di valorizzare i giovani e fare mercato, si possono vendere i migliori oppure no e questo dipende dalle scelte che fa la società; l’altro obiettivo è migliorare la squadra attraverso investimenti in modo da poter ambire ai palcoscenici internazionali. Quest’anno il Torino era arrivato a essere secondo in classifica e poi dopo la sconfitta con il Carpi ha iniziato a scivolare in giù”.
Siamo proprio a un girone di distanza e di nuovo c’è il Carpi e se il Torino, anche vincendo, disputasse una gara anonima le perplessità continuerebbero a sussistere sul valore della squadra e sulle scelte fatte. Concorda?
“Sì, ma c’è la differenza che avendo disputato due terzi di stagione e avendo trentuno punti non si è salvi, però, ci manca davvero poco poiché il Frosinone terzultimo ha ventidue punti e in mezzo ci sono altre squadre, per questo si dovrebbe vivere più tranquillamente la partita di oggi, senza le pressioni che poteva dare il secondo posto allora. Però tutto dipende dall’obiettivo che si è posto e se non fosse la sola salvezza allora anche in questo caso l’approccio potrebbe avere il suo peso dovuto all’ambiente, alla società e a quant’altro. Alcuni componenti della squadra potrebbero pensare di essere una buona formazione e certamente il Torino lo è, però, se la prestazione non è all’altezza vuol dire che manca qualche cosa. Manca quel pizzico di mentalità che si acquisisce con le vittorie, con la convinzione, con la qualità dei giocatori che magari aiuta a vincere le gare dove si merita il pareggio perché si ha qualche cosa in più che deriva dall’esperienza e dalla continuità di risultati che accrescono l’autostima”.
Dopo il Carpi il Torino affronterà un ciclo di gare più difficili con Milan, Lazio, Genoa, Juventus e Inter. In vista di questo i tre punti con gli emiliani sono ancora più importanti?
“Secondo me, nelle difficoltà il Toro si ritrova. A parte il derby, nelle partite con squadre come il Milan che creano difficoltà superiori rispetto al Carpi, che poi in realtà è una gara più complicata perché l’approccio che si vive prima e durante le fasi iniziali della partita è diverso, il Toro di solito ha dato di più. Non dovrebbero esserci approcci diversi secondo il grado di difficoltà dell’avversario, ma di fatto avviene. Il Toro non preoccupa quando affronta le squadre di livello, mentre, invece, preoccupa se l’avversario è più modesto non per nulla la partita persa con il Carpi nel girone d’andata è stata quella che ha incanalato la squadra in un periodo un po’ buio. Dall’essere una società e una squadra di livello superiore il Torino si è trovato su un gradino più basso, proprio perché l’approccio alla partita con il Carpi, che è una signora squadra perché i punti che ha sono inferiori a quello che fa vedere in campo, non era stato quello consono. Il Torino i punti che ha se li è meritati, forse avrebbe potuto avere di più, ma non è detto che avrebbe potuto averne anche in meno, quindi accontentiamoci dell’attuale classifica”.
Cosa oggi non dovrebbe fare il Torino con il Carpi?
“Di vivere male la partita, ma credo che non lo farà. L’esperienza con il Carpi è già stata vissuta e sanno che la squadra di Castori è di buon livello, aggredisce molto e il Torino non vede permettere loro di schiacciarlo, anche se predilige essere a ridosso della sua area per poi ripartire in contropiede. L’atteggiamento del Toro sarà quello si sempre: aspetterà il momento giusto per colpire di rimessa. Non penso che il Torino prenderà sotto gamba il Carpi e la prestazione sarà come se di fronte avesse il Napoli o la Fiorentina e quindi, credo, che farà la partita”.
Molti tifosi pensano che quando si affrontano avversari di medio-bassa classifica, e soprattutto quelli che hanno meno punti, bisognerebbe agire da subito attaccandoli senza aspettare di agire di rimessa, tanto più che quando il Torino lo fa li mette sempre in difficoltà. Perché questo non avviene?
“Dipende dalla mentalità. Se si è stati abituati a scrivere con la matita quando è fornita la penna ci vuole del tempo per adattarsi e scrivere altrettanto bene. Aspettare per agire di rimessa è la mentalità di questo Torino, l’allenatore, che ha ottenuto negli anni risultati ed è di livello, ha plasmato così la squadra. Sicuramente si possono adottare altre mentalità, però ci vogliono altre idee e differenti soluzioni di gioco. Faccio un altro esempio, per arrivare a una certa destinazione si possono seguire più strade, se il pullman è guidato da Ventura e a bordo ci sono questi giocatori la strada la sceglie chi è al volante. La mentalità è data da Ventura e i risultati ci sono stati per l’amor di Dio, però, se si vuole cambiare la mentalità che corrisponde all’atteggiamento in campo della squadra bisogna inevitabilmente cambiare l’autista del pullman”.
Per concludere, un pronostico per Torino-Carpi.
“Lo sbaglio sempre il pronostico perché dico tutte le volte tre a zero per il Toro poiché sono un ottimista. Comunque è una partita che se s’incanala in un certo modo il Toro vince facile. Per incanalarsi in un certo modo intendo che il Toro sblocca presto il risultato e poi va tutto in discesa”.