Vista dalla curva. Che fatica, ragazzi!

27.11.2011 08:28 di  Riccardo Billia   vedi letture
Vista dalla curva. Che fatica, ragazzi!
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© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

La sceneggiatura è consegnata all’inizio della gara, dalla squadra alla Maratona. Il testo recita chiaro: anche oggi l’urlo di gioia esploderà nella ripresa. Il cambiamento di programma contro il Bari, è rimasto tale. Siamo tornati a affossare gli avversari, almeno numericamente. Ma gli attori protagonisti tinti di granata non dimenticano di sottolineare che il primo tempo si corre spesso in salita. Questa non è un’improvvisazione, purtroppo. E la curva lo sa. Anche il Livorno è venuto all’Olimpico prudente e guardingo a ogni spiffero, tradendo ogni volontà di successo, puntualmente esibita ai microfoni nei giorni antecedenti alla gara dai giocatori.

Prima del fischio d’inizio, la Maratona si coccola i beniamini formato tascabile di Luca Mezzano. La speranza è viva dentro i cuori: chissà se qualcuno di quei torelli potrà emozionarsi con questo pubblico tra un decennio? Il film inizia e la Maratona carbura man mano che trascorre il tempo. Però lo spettacolo offerto assomiglia a qualche opera derivante dalla Russia, o dai paesi asiatici: la possibilità che ne venga fuori un capolavoro è reale, quanto solo teorica. E’ il caso delle prime battute di gioco. Il Toro domina in possesso, ma solletica a malapena la difesa del Livorno. La spinta della curva non crea effetti devastanti in campo. Vives scalda le mani del pubblico per la prima volta, azione rimasta solo nelle intenzioni per larga parte del tempo. L’assenza di Bianchi pesa come un macigno, soprattutto quando al suo posto Ebagua si comporta da comparsa. E la Maratona mormora non poco. Gli ospiti toscani non mordono, mantenendo una certa fedeltà verso chi li ha preceduti.
Il testo del film ci ha preso anche in questa occasione. Gli sbocchi sono minimi, e non si vede il furore agonistico delle prime partite. Anche Stevanovic si perde su se stesso, non ha la verve per far scatenare chi lo guarda in faccia, oltre la porta. L’espressione “partita di m…” fa il giro della Maratona senza troppe opposizioni. E’ necessario dunque rimandare tutti piani di vittoria nel secondo tempo, dopo una bella iniezione di carisma firmata Ventura.

Il pubblico ricomincia a scaldare l’Olimpico e qualcosa accade dopo un quarto d’ora. Il tecnico ligure scatta come un fulmine verso il quarto uomo su un accenno di simulazione di un giocatore amaranto. Novellino lo imita, tanto per non discostarsi da figura votata al lamento persistente. La Maratona si infiamma come mai è avvenuto durante i primi 45’. I due allenatori vengono cacciati dall’arbitro Giancola, con l’ex mister granata investito da insulti e fischi che lo accompagnano verso il tunnel. Torino-Livorno decolla, finalmente. Verso la mezz’ora, Lambrughi decide di seguire il suo tecnico: doppia ammonizione e doccia anticipata. Praticamente un assist invitante per i padroni di casa, imbrigliati e poco ispirati. Se marcano presenza fluidità e qualità, non resta che affidarsi al singolo. E a chi consuma corde vocali come fossero caramelle, sugli spalti. Tocca a Parisi proiettare in paradiso la Maratona: controllo e saetta di sinistro che gonfia la rete, spesso trascurata tra le mura amiche. Il Toro torna a svettare dall’alto dei 38 punti conquistati. Il pericolo del quarto pareggio è scongiurato, e il sollievo della curva si respira a pieni polmoni. La squadra è portata sul palmo della mano, al fischio dell’arbitro. Non resta che prepararsi per l’Euganeo di Padova, scena della prossima battaglia. Vendicare la sconfitta di maggio, allungando in classifica, avrebbe un sapore speciale.