Ventura: "Il Toro sa leggere le situazioni in campo e agire"

15.09.2012 18:11 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Ventura: "Il Toro sa leggere le situazioni in campo e agire"
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© foto di Luigi Gasia/TuttoNocerina.com

"Toro-Inter è una verifica di quanto fatto di buono e quanto si deve lavorare per diventare quelli che vorremmo essere. Restare in A ed esportare un’immagine “diversa” in modo che i tifosi siano orgogliosi della squadra e i giocatori della tifoseria".

Dalle indicazioni che avrà sull’Inter come pensa che il Torino possa contrastare i nerazzurri e far sua la posta in palio?
“Purtroppo non ho nessuna indicazione su come giocherà l’Inter e su chi andrà in campo, quindi è una domanda alla quale ho difficoltà a rispondere. E’ la verità e se qualcuno ha delle informazioni me le dia e io le ascolto”.

E’ ipotizzabile che l’Inter giochi con il 4-3-1-2.
“Il problema grosso è la parola ipotizzabile, perché c’è chi dice che giocheranno con due punte e un trequartista e altri che sostengono che in campo ci sarà una punta e due trequartisti, uno dei quali Coutinho, altri ancora sostengono che non giocherà Cassano, ne ho sentite di cotte e di crude. Se gioca Coutinho non giocherà Cassano, è evidente. In realtà non sappiamo niente, anche perché non si può sapere nulla”.

Cambia qualche cosa se gioca un attaccante o un altro?
“A me non cambia niente, lo dico con grande rispetto, se si hanno delle conoscenze ci si comporta di conseguenza. Tre anni fa quando ho esordito a San Siro con il Bari Mourinho cambiò radicalmente tre moduli nell’arco della partita e noi rispondemmo cambiando radicalmente in campo tre situazioni, fu una partita assolutamente straordinaria, secondo me, dal punto di vista tattico nel senso del comportamento. Oggi, credo, che anche il Torino sia in grado di fare le stesse identiche cose. Cercheremo di capire cosa faranno e di conseguenza ci comporteremo: prima bisogna vedere come si schiereranno e poi come si comporteranno”.

L’Inter patisce le squadre che le mettono pressione e verticalizzano e non ha ancora del tutto convinto nella fase di non possesso palla. Ha studiato degli accorgimenti per sfruttare favorevolmente queste debolezze?
“Ho detto di mettere pressione e di verticalizzare così sono morti, scherzo. E’ un po’ come l’affermazione che Cassano ha sempre fatto gol al Torino, sarà, ma se non gli si fa toccare palla non riuscirà mai a segnare. Mettere pressione è una frase fatta e poi bisogna essere capaci di farlo, come per verticalizzare bisogna avere i giocatori adatti. Tutto ha un senso, ma rimane il fatto che bisogna essere bravi a leggere le situazioni e a creare gli spazi se non ci sono e viceversa se ci sono a sfruttarli. Tutte le squadre se messe sotto pressione o se si è bravi nel verticalizzare vanno in difficoltà. Il problema di fondo è che stiamo parlando di due squadre diverse come mentalità e sostanza, però, come avevo detto con grande umiltà in tempi non sospetti, rimango dell’idea che le squadre come il Torino, che si affacciano alla serie A dopo un po’ di anni, il gap con le grandi non lo colmano attraverso semplici rimedi, ma attraverso una consapevolezza di sostanza di quello che si è e di quello che si sa fare e non attraverso una giocata che non porta da nessuna parte. Credo e spero che domani l’Inter trovi il Torino come squadra che sa quello che fa, se poi i nerazzurri saranno più bravi ci alzeremo in piedi e li applaudiremo, così come che se per caso il Torino farà una grande partita sarebbe bene che tutti si alzassero in piedi e applaudissero”.

Per caratteristiche e qualità qual è il giocatore dell’Inter che potrebbe dare particolarmente fastidio al Torino?
“Se si parla a livello di conclusioni in porta è facile dire Milito, ma Sneijder è quello che adesso è l’ago della bilancia e fa la differenza in alcuni momenti, ma se devo essere sincero ho visto Guarin, che non conoscevo, e mi sembra un acquisto straordinario, è un giocatore che mi ha colpito tantissimo per qualità e quantità pazzesca. Il dubbio è chi gioca fra Silvestre, Ranocchia o Samuel e stiamo parlando di tre nazionali. Se non gioca Gargano andrà in campo Cambiasso. E’ evidente che la differenza la fa chi segna. Sneijder per quello che fa e propone, Milito perché finalizza, senza dimenticare Palacio che costa più di tutto lo stadio dove giocheremo domani sera e forse starà in panchina. L’Inter è una realtà diversa se faremo male pagheremo, come è accaduto al Pescara che ha fatto bene per diciassette minuti e poi appena ha mollato ha pagato e in cinque minuti è finita la partita. L’Inter è questa e se si fa tutto bene la si può anche mettere in difficoltà”.

Parlando degli attaccanti dell’Inter non si sa chi e quanti giocheranno, ma a prescindere da questo, ognuno di loro in ogni istante può con una giocata cambiare il corso della partita. Senza ovviamente rivelarle nello specifico ha preparato delle mosse difensive particolari?
“Questo si scontrerebbe con il nostro lavoro perché nel momento che facessimo qualche cosa di anomalo vorrebbe dire che non ho fiducia in quello che facciamo. E’ chiaro che c’è differenza se s’incontra una squadra che si schiera a cinque o a quattro dietro o se mette in campo tre, due o una punta, però la nostra filosofia e il nostro modo di essere non cambia. Quindi non è importante se davanti ci sarà Weiss o Cassano, l’unica differenza è che Cassano forse in questo momento è dieci volte più forte di Weiss. Chi dell’Inter sarà in campo non cambia nulla nel nostro modo di essere perché altrimenti torneremmo a vivere alla giornata. Noi vogliamo essere una squadra, essere protagonisti. Questo gruppo ha lavorato e lavora per crescere e avere delle conoscenze per leggere delle situazioni che permettono di essere protagonisti contro qualsiasi squadra. Noi perderemo tante partite perché è evidente che in serie A se ne perdano più che in B, ma credo che faremo sempre la partita contro tutte le squadre anche contro quelle di nome come l’Inter. Molti critici a metà dello scorso campionato mi dicevano: “Pensi di affrontare la serie A con questi giocatori?” oggi il settanta per cento della squadra è formata da giocatori che c’erano lo scorso anno e sono assolutamente convinto oggi, come lo ero l’anno scorso, che più di una volta sorprenderemo, lo spero. Non mi riferisco alla gara di domani, sappiamo chi avremo di fronte, ma molti giocatori che l’anno scorso erano presi sotto gamba quest’anno dimostreranno di poter stare in serie A perché hanno le qualità, la voglia e soprattutto l’umiltà di acquisire conoscenze ulteriori e quando c’è tutto ciò vi è la possibilità di fare qualche cosa d’impensabile non solo per i critici, ma anche per i giocatori stessi”.

Si può dire che rischia di più l’Inter?
“Questo è un bel complimento (ride, ndr) perché c’è anche la possibilità che noi possiamo farle male. No, siamo alla terza di campionato. Ho letto una marea di dichiarazioni di giocatori dell’Inter che sono entusiasti di Stramaccioni e anche la società lo è, io non lo conosco, ma questo vuol dire che alle spalle c’è una forza societaria che dà la possibilità all’allenatore di avere tutto il tempo che vuole, anche se è chiaro che squadre come l’Inter hanno l’obbligo di vincere e di centrare qualche cosa, obiettivi diversi dai nostri. A Stramaccioni auguro una grande carriera e lo considero anche abbastanza fortunato perché non è da tutti avere la possibilità di passare dalla Primavera alla prima squadra, soprattutto se la squadra si chiama Inter. E’ stata una grande occasione e come tale capita una volta ogni tanto, se lui riesce a sfruttarla, e glielo auguro, tanto bene, ma che accada da lunedì in poi (ride, ndr). Tornando alla domanda iniziale se l’Inter rischia di più fosse la terza gara del girone di ritorno avrebbe un significato completamente diverso, dopo due gare ci si può ancora permettere di, passatemi il termine, cazzeggiare dicendo che il risultato fra virgolette è ancora meno importante di quello che si riesce a produrre. Non credo che qualunque risultato possa intaccare il cammino dell’Inter, poi è chiaro che tutti vorrebbero vincere e fare bene”.

E’ sempre del parere che è meglio una non vittoria, ma producendo un bel gioco piuttosto che vincere per un episodio fortunato?
“Quella mia affermazione era una forzatura. Oggi come oggi facciamo un discorso leggermente diverso dal vivere alla giornata, infatti dissi che preferivo non vincere la partita e creare dieci palle gol e avere il rammarico di non aver vinto piuttosto che vincerla con un unico tiro in porta e subire dieci palle gol contro, perché è vero che avrei due punti in più, ma è altrettanto vero che avrei fatto cento passi indietro, a fronte di avere due punti in meno però con la conferma di essere sulla strada giusta avendo una maggiore convinzione, determinazione e voglia di proseguire. Oggi questo è possibile permetterselo in un discorso di crescita, se fossimo alla terz’ultima di campionato con la salvezza in palio è evidente che si può giocare anche con undici portieri perché basta vincere. Noi non abbiamo mai avuto l’ansia del risultato perché abbiamo sempre cercato una prestazione che ci permettesse di fare risultato, lo abbiamo fatto l’anno scorso in momenti delicati, lo abbiamo fatto in questo inizio di campionato e proseguiremo in questa direzione. Noi speriamo di fare una prestazione che ci permetta di fare risultato contro l’Inter”.

Sul piano delle motivazioni quella con l’Inter è una partita che si prepara in maniera diversa rispetto alle precedenti con Siena e Pescara. Nei giocatori ha percepito un’attesa differente?
“Vorrei quello che di solito è: è evidente che chi non ha mai affrontato l’Inter ha un po’ di emozione o di eccitazione, ma vorrei che siccome si è lavorato tanto per cercare di diventare squadra e protagonisti e per fa sì che ciò avvenga il problema non è se ci si emoziona o ci si eccita perché si ha di fronte l’Inter a posto del Pescara, ma chi si è, che cosa si vuole fare e come lo si fa, sapendo che ci sono difficoltà e qualità diverse e non si può mettere sullo stesso piano tutte le partite. Noi non dobbiamo provare emozioni, ma darle e lo si fa attraverso la propria voglia e la consapevolezza di quello che si è, di quello che si sa fare e soprattutto di quello che si può diventare ulteriormente. La questione non è se si vincerà o meno con l’Inter perché siamo alla terza giornata e mi permetto di dire che spero che non sia determinante questa partita. Però è una gara che agli occhi di chi vede è Torino-Inter, ai nostri occhi è semplicemente un nuovo confronto in cui noi andiamo a verificare quanto di buono abbiamo fatto in questo periodo, intendo nei precedenti quindici mesi, e quanto ancora dobbiamo lavorare per arrivare a essere quelli che vorremmo essere. Una squadra è tale se va al di là del risultato, del chiacchiericcio da bar, delle euforie o della depressione. E’ vero che il risultato determina il giudizio, ma noi viviamo di emozioni e andiamo alla ricerca di emozionare e non si riesce a farlo se non si ha voglia di essere protagonisti e quindi se si è attaccabili e come dice la parola stessa essere attaccabili dall’ambiente esterno vuol dire non essere forti, di conseguenza mancando la forza non ci si può definire squadra. Non ha importanza se l’arbitro fischia una volta contro, non conta se si verifica un episodio negativo, non è rilevante se il pubblico è ostile perché la squadra vera sa quello che vuole fare e finita la partita tira le somme ed è consapevole di aver fatto quello che doveva e il risultato è una conseguenza. Non basta uscire dal campo con la maglia sudata, noi vogliamo essere una squadra e che il tifoso sia orgoglioso”.

Quindi la gara di domani sera sarà un po’ un esame di maturità?
“Gli esami veri per noi sono stati altri, secondo me, come la partita a Castellammare di Stabia dopo la sconfitta con il Verona, il valore di quella partita è stato preso sotto gamba da tutti, ma  a me ha gratificato oltre ogni aspettativa. O quando l’anno scorso l’ambiente era diverso ed era difficilissimo esprimere persino un concetto. Oggi è molto più semplice, facciamo parte della serie A e abbiamo, tutto sommato, un’immagine non solo dovuta al passato, ma anche a quello che siamo adesso. Non dobbiamo dimostrare niente, bensì verificare la nostra crescita e in tal senso abbiamo ancora margini. Non crescere per giocare meglio, ma essere più cinici, più lucidi nel leggere le situazioni: far male quando si presenta l’occasione e saper qual è il momento per gestire e quello per affondare il colpo. Ci sono mille motivi per crescere e per diventare prima una squadra e poi, sempre nel nostro contesto, lavorare per diventare la squadra”.

Lei aveva chiesto lo stadio pieno ed è stato accontentato, c’è praticamente il tutto esaurito.
“Non è dovuto al fatto che sono stato io a chiederlo, ma spero che sia figlio del nostro lavoro in questi quindici mesi. Non ho il potere di muovere venticinquemila persone con una dichiarazione. E’ la giusta gratificazione per il lavoro che hanno fatto i giocatori. L’anno scorso avevamo coniato lo slogan “Se vogliamo possiamo” ed era chiaramente riferito ai giocatori perché eravamo solo noi in quel contesto difficile e non potevamo perdere tempo inseguendo le chiacchiere altrui, bensì pensare a costruire qualche cosa dall’interno e quindi quella frase, a mio avviso, era assolutamente centrata. Quest’anno c’è stato un notevole cambiamento quindi la frase che è stata scritta come slogan per la campagna abbonamenti “Insieme possiamo” rappresenta forse quest’annata. Insieme vuol dire squadra, pubblico e città: è una simbiosi. I nostri grandi obiettivi sono la permanenza in A ed esportare un’immagine tra virgolette diversa, però poi noi dobbiamo far sì che i ventiseimila di domani si sentano orgogliosi di avere questa squadra e i giocatori devono sentirsi orgogliosi di avere una tale tifoseria: questo è l’inizio di una semina fatta un po’ di tempo fa e il raccolto, inteso come risultati sportivi, economici e di mentalità, si farà strada facendo. Tutti si riempiono la bocca con la parola programmazione, ma la programmazione è figlia di un cambiamento radicale nel modo di pensare e di vedere il calcio e questo non avviene dall’oggi al domani, ma attraverso passaggi e maturazione. Più simbiosi c’è e più forza si ha per ottenere il cambiamento. La frase “Insieme possiamo” è centrata ed è il primo tassello se domani sera alla fine della partita i tifosi del Toro saranno orgogliosi di quello che ha espresso la squadra, di quello che avranno dato i giocatori, dell’immagine che la squadra avrà cercato di esprimere in campo contro un’altra squadra, che è ai massimi livelli del calcio italiano. Allo stesso tempo “Insieme possiamo” deriva dal fatto che i giocatori non si devono sentire più con l’ansia di stoppare la palla giocando con il Lumezzane, ma di volere la palla in Torino-Inter perché serve per fare qualche cosa d’importante”.