Uomini o caporali? Al terreno di gioco la sentenza
Finché si vince il gruppo è unito e compatto ed è tutto positivo, ancor di più se si domina la classifica con un certo vantaggio sulle inseguitrici, poi quando le vittorie diventano pareggi e ogni tanto fa capolino pure qualche sconfitta l’unione che fa la forza può restare invariata oppure poco alla volta emergere qualche dissenso, che può essere relegato in un angolino e tenuto a bada oppure pian piano espandersi. Ecco perché ora si vedrà se il Torino è una squadra vera oppure un insieme che funzionava perché le cose andavano bene. Essere una squadra vera conviene a tutti perché il calcio è un gioco collettivo e in quanto tale i singoli funzionano se è armonioso l’insieme, al contrario se il gruppo non marcia unito e compatto anche i singoli non ne traggono giovamento.
L’essere stati raggiunti in vetta alla classifica quando mancano diciannove giornate alla fine del campionato non compromette nulla, ma deve essere tenuto ben presente. Il Torino ha avuto due velocità: una iniziale con lo sprint di otto vittorie e due pareggi e un’altra dall’undicesima giornata con cinque vittorie, cinque pareggi e tre sconfitte. Le altre dirette inseguitrici hanno fatto un percorso che è stato inverso. Il Sassuolo, che ha raggiunto i granata in vetta, nelle prime dieci giornate ha racimolato sei vittorie, due pareggi e due sconfitte, poi nelle successive sette volte ha conquistato il massimo dei punti, ha impattato cinque gare e ne ha persa una. Il Pescara non è stato da meno: sei vittorie, un pareggio e tre sconfitte prima e otto vittorie, due pareggi e tre sconfitte dopo. Il Verona indubbiamente è stata la squadra che più di tutte le altre ha cambiato marcia: all’inizio aveva stentato ottenendo tre vittorie, tre pareggi e quattro sconfitte, in seguito ha incamerato dieci vittorie, due pareggi e una sconfitta. Questi dati non lasciano dubbi e sono inconfutabili: il Torino vive un momento di appannamento, mentre le dirette inseguitrici uno di forma smagliante. I tifosi granata devono preoccuparsi? No, perché è normale che in un torneo così lungo ci siano degli alti e dei bassi, ma se non verrà invertita presto la rotta allora qualche timore avrà ragion d’esistere, in quanto il periodo positivo è durato dieci giornate, mentre quello meno positivo - chiamarlo negativo sarebbe errato perché la squadra è comunque prima in classifica – dura da tredici giornate.
Tornare ai livelli di inizio stagione è possibile se ci sarà uno sforzo comune: giocatori, allenatore, dirigenti e tifosi dovranno tutti remare all’unisono, se anche solo una di queste componenti non farà la sua parte il percorso verso la serie A diventerà una salita faticosa. La squadra a causa degli infortuni ha bisogno di rinforzi: il minimo è che arrivi un portiere e un esterno alto sinistro, meglio se venisse preso anche un terzino sinistro. Quindi il primo passo deve essere compiuto dalla dirigenza sul mercato, poi starà ai giocatori e all’allenatore, i primi dando il cento per cento in allenamento e in partita e il secondo trovando il modulo di gioco più adatto agli uomini che ha a disposizione. Infine i tifosi dovranno continuare a sostenere la squadra e dare il loro apporto di dodicesimo uomo. Il ventisette maggio il terreno di gioco dirà chi ha fatto il suo dovere fino in fondo e se ci sono uomini o caporali.