Toro, finalmente il gioco
Flavio Bacile
Dopo tre giornate il Toro è primo in classifica, sia pure in compagnia di Padova e Brescia, e tante cose sono cambiate dalla stagione passata, soprattutto nell’approccio alla partita e nella convinzione dei singoli. Il Toro contro il Varese di Benny Carbone, a proposito, i cori della Maratona erano meritatissimi per l’ex granata, ha offerto una prestazione quasi perfetta, riuscendo in più di una occasione a strappare applausi alla propria tifoseria che ha lasciato lo stadio, questa volta, pienamente soddisfatta.
Un gruppo che cresce in autostima, che ha trovato nella qualità l’elemento imprescindibile per guardare avanti con serenità. L’ho già detto, e mi ripeto, gran parte del merito va attribuito a Ventura, che punta a formare un gruppo vero, capace di centrare quello che è l’obiettivo dichiarato di questa stagione, cioè la promozione diretta, stimolando a dovere anche quei giocatori, uno su tutti Stevanovic, migliore in campo contro il Varese, che per una ragione o per l’altra sembravano ai margini di questa società. Il metodo è semplice, almeno a parole, cioè il turnover, con la ciliegina dei giocatori che partono dalla panchina più carichi di quelli che vanno a sostituire, insomma, tutti si sentono importanti, tutti danno il massimo per dare il proprio contributo, tutti lavorano per la squadra.
Un Toro che cresce partita dopo partita, soprattutto nel gioco, che è l’unico modo possibile per rispondere colpo su colpo a qualsiasi avversario ed avversità. Un gioco, quello di Ventura non propriamente facile da mettere in campo, che richiede molto sotto l’aspetto fisico ai due centrocampisti centrali, e forse anche di più ai due esterni offensivi, con le due punte che per una ragione pratica non possono mai estraniarsi dalla manovra. Torna il gioco al Comunale, quell’idea di gioco che si era cercata anche negli anni precedenti, ma che per diversi motivi, non ultimo alcune scelte discutibili di carattere tattico, si era solo intravisto.
Questo Toro ha mostrato, ma deve ancora dimostrarlo pienamente, perché una rondine non fa primavera, di essere capace di giocare al calcio, alcune cose più che buone si sono viste, non ultimo il fatto che tutti gli esterni offensivi che si sono alternati hanno sempre offerto prestazioni più che degne, e che i centrocampisti non sono mai andati in difficoltà, anche contro il Cittadella, segno che, qualcosa c’è e sta nascendo.
Il pubblico del Toro ha capito che questa era una squadra diversa, costruita in modo più consone alle esigenze dell’allenatore, ed ha risposto, a mio parere, nel modo migliore. I diciassette mila paganti di Torino-Varese, in una partita infrasettimanale, con la crisi economica, ma anche quella del calcio italiano e mondiale, con tante squadre della massima serie che hanno difficoltà a mettere insieme un pubblico così numeroso nelle giornate canoniche dedicate al campionato, e segno evidente che il popolo granata, pur essendo esigente e raffinato, è anche lungimirante. Siamo però solo alla terza di campionato, la necessità di crescere ancora è evidente, la classifica conta e porta morale alla squadra, ma l’aspetto più importante ora come ora resta il gioco, trovare cioè quelli automatismi che ti permettono di lanciare la palla in una zona del campo, quasi ad occhi chiusi, sapendo che lì trovi certamente un tuo compagno.
Unica nota dolente, se di nota dolente si tratta, essendo io un perfezionista la reputo tale, le troppe occasioni che si concedono all’avversario. Anche il Varese ha avuto almeno tre palle gol, è altrettanto vero che il Toro ha costruito e sciupato molto di più, ma questo non può essere una scusante. Una grande squadra si costruisce dalla difesa, pur restando determinante per vincere le partite avere degni schemi offensivi. Il potenziale offensivo di questo Toro è ben noto, addirittura esagerato per la cadetteria, quello difensivo è tutto da verificare, con Coppola che deve trovare e dare sicurezza a tutto il reparto. Il primo segnale questo Toro lo ha lanciato, il campionato ci dirà se è quello giusto.