Toro, adesso che si fa?

28.10.2010 11:44 di  Marina Beccuti   vedi letture
Toro, adesso che si fa?
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© foto di Federico De Luca

Non si sa davvero quello che è meglio fare. Sia nell’esercizio dei comportamenti che nei pensieri da sviluppare. Sia anche nelle illusioni da coltivare. Partiamo da un dato di fatto inconfutabile. Undici partite sei sconfitte. 33 punti a disposizione 13 conclusi. Una posizione in classifica che comincia a darci le vertigini.


Siamo nel pieno del buio più completo. Ma Cairo ci aveva detto, dopo la conclusione della campagna acquisti, che la rosa di quest’anno era la più forte da quando ha la presidenza del Toro.
Se questa frase fa il pari con quella affermata e pubblicizzata alcuni anni fa in cui si diceva “Quest’anno ci divertiamo” spingendo a fare abbonamenti e conseguentemente andare dalla serie A alla serie B, oggi non osiamo nemmeno pensare cosa ci potrebbe riservare una siffatta perifrasi.


Quindi cosa è meglio fare? Aspettare che la squadra si riprenda? E nel frattempo continuare a riempire lo stadio? Oppure lasciarsi andare ad una rassegnazione oramai figlia di una consolidata deriva sempre più a caccia di risultati storici negativi?
Conviene reagire? Andando a fare marce dell’orgoglio oppure a sottolineare l’immenso piacere a darsi un padrone tedesco che porta a spasso “tori gemelli”?


Come in un amletico interrogativo…essere o non essere?
Morire o un po’ reagire?
Soffrire o sempre sognare?
Ma in questo tumulto di sentimenti, oramai in preda al massimo sconforto, noi pensiamo anche che coloro che sono delegati ad offrire consigli tecnici non sappiano capire o meglio intuire quanto sarebbe più semplice, ancor prima di affidarsi a moduli matematici, tradurre la piena essenza dell’appartenere alla maglia granata. Richiamare, ancor prima di suggerire gli spazi del campo da ricoprire, capacità tecniche fondamentali al proprio essere giocatore del Torino. Ci vorrebbbe un Pulici adesso; ci vorrebbe colui che, da Superga in poi ha saputo meglio di tutti rappresentare questo concetto. Che poi, stare in campo per dritto o per traverso, sarebbe davvero secondario!


Luigi Adriani