Toro, è stato solo un episodio? Parliamone...
“Una Toro capovolto”. Carlo Nesti ha definito in modo appropriato la squadra di Ventura nella serata choc di ieri contro il Verona. E ora alla Sisport le lavate di capo, saranno piuttosto consistenti. Con questa censurabile sconfitta, salgono a 5 quelle incassate dall’undici granata da inizio di campionato, due nelle ultime tre partite: un bottino comunque eccezionale, rispetto alla semi-catastrofe dello scorso anno, ma che adesso, si spera, non inizi ad innescare vecchi fantasmi; poiché, purtroppo, qualche segnale di preoccupazione comincia ad insinuarsi nell’inconscio dei tifosi. Tuttavia se si vuole visionare con la lente di ingrandimento i precedenti passi falsi, è riscontrabile più di un’attenuante. Come a Brescia, dove il risveglio tardivo del Toro ha fruttato alcune palle gol clamorose che avrebbero portato in dote non solo il pareggio, ma anche i tre punti. Quello del “Rigamonti” si poteva leggere come un incidente di percorso, simile a quello di Gubbio, giunto dopo tre mesi da incorniciare. Ma i quattro schiaffi di ieri sono tutti riconducibili ad una serata-blackout, solamente da ricordare al fine di non replicarla? E’ la speranza di tutto l’ambiente, malgrado siano inevitabili certe analisi. Tornando indietro di otto giorni, la vittoria di Grosseto è maturata dopo 90’ di discreta sonnolenza, a causa anche di un avversario modesto. Sino al raddoppio di Bianchi, la formazione di Ventura ha passeggiato, dando lo spunto per l’atteggiamento mostrato ieri all’Olimpico. Contro l’Hellas, già l’incipit è stato terrificante: si procedeva al ralenti, come se non fosse disponibile un’opzione superiore di velocità. Lasciando in sospeso lo scacchiere messo in campo da parte di mister Ventura (centrocampo a due contro uno dei reparti più forti della B), e alcune fasi di gioco dilettantistiche, complici dirette della disfatta, si sollevano brutti pensieri sulla condizione di alcuni giocatori-chiave, e sull’intesa di coppie offensive mai sbocciate. Siamo certi che per un geometra come Manuel Iori sia stato solamente un compleanno amaro? Il metronomo di Varese è da diverse gare in affanno; conseguenza inevitabile di una prima parte di stagione magistrale. E se cavallo pazzo Stevanovic non decide di imbizzarrirsi, la manovra è sterile e prevedibile. La stanchezza di Parisi è documentata dalla sua carta d’identità, Darmian si è involuto progressivamente, mentre Di Cesare non era nelle condizioni per giocare, e a tratti è parso un alieno sceso a Torino. Purtroppo, o per fortuna, siamo entrati nei due mesi clou della stagione, e lo sprint dobbiamo ancora farlo carburare. Non è una questione di tecnica, quanto più tattica e fisica. Tuttavia entra nel gioco, ora, una componente non secondaria: un mercato di gennaio non lungimirante e poco utile alla causa. La squadra ha acceso una piccola spia, comprensibilmente. L’ossigeno comincia a scarseggiare, e se i ricambi a disposizione di Ventura non sono all’altezza del compito, l’ottimismo scema. Nessuna catastrofe, per carità: i drammi lerdiani erano di ben altra levatura. Però questa situazione rimanda al discorso calciomercato: in questi mesi dell’anno, sovente si possono rivelare fondamentali alcune pedine pescate a gennaio. Tutto sembra ruotare intorno alla voglia di Stefano Guberti, ma sappiamo tutti che può essere un’incognita, dopo mesi trascorsi in infermeria. Pasquato e Masiello sono ancora fuori dai radar, Meggiorini un oggetto di complemento, e Benussi una scommessa obbligata, sino ad ora poco convincente. Le disamine fuori tempo massimo risultano a volte urticanti, ma durante la fase di calciomercato ci si è totalmente dimenticati di un grattacapo che avrebbe messo a dura prova alcuni “insostituibili”: la loro eccessiva usura, tra cui la fonte di gioco, Iori. Impossibile mettere in croce l’ex Livorno e Cittadella. Più urgente sarebbe stato individuare qualche ragioniere in grado di farlo respirare. Questo mancato ricambio si somma poi ad alcune macchie ingombranti di questa squadra, manifestate a caratteri cubitali ieri sera: l’inutilità dei calci piazzati a favore dei granata, l’assoluto divieto di calciare in porta e il palleggio forsennato in difesa, un orrore quando i piedi non rispondono al cervello. L’esame di sabato a Castellammare di Stabia, fornirà maggiori dettagli su quanto è accaduto ieri. Serata omaggio agli avversari o primi sintomi di scricchiolii allarmanti?