Torino, salviamo il risultato
Flavio Bacile
Tre punti e tante perplessità, questo rimane dopo la partita del Toro al Mecchia, nessuna botte piena, nessuna moglie ubriaca, tre punti ed un insignificante balzo in classifica, la strada rimane in salita nonostante queste due vittorie consecutive, specificarlo è un dovere.
È stata una brutta partita, di livello inferiore a quello che dovrebbe essere il calcio in cadetteria, non una rarità per il calcio italiano, è vero, dove tra le tante si gioca un calcio brutto, vecchio e datato, basato quasi unicamente sulla fase difensiva, con pochissima propensione per schemi e movimenti offensivi. La batosta subita dal calcio italiano in campo europeo è la prova più evidente, la serie B, che dovrebbe offrire un calcio più offensivo e divertente, anche per attirare spettatori e sponsor, giusto per non morire d’inedia, con i suoi tatticismi assurdi, il suo puntare a muovere la classifica, la conferma più tangibile. La partita tra Novara e Varese, cioè, tra due neopromosse, partita vera, vibrante, condita da emozioni ed una cornice di pubblico appropriata, dice, alla fine, che chi gioca a calcio, trova risultati, consensi, pubblico ed approvazione, il resto, vere o presunte grandi comprese, solo polemiche.
Mi sono chiesto di cosa si possa discutere in riferimento a Portogruaro-Torino, senza peraltro trovare argomenti validi, almeno tatticamente o tecnicamente, abituati come siamo al brutto, se non proprio all’orrido nel calcio, mi sono fermato, quindi, all’effimera soddisfazione prodotta dal risultato. Bianchi, come sempre, rimane grandissimo, sfrutta l’unica occasione creata dal Torino nel primo tempo, con un colpo di testa, quasi da fermo e senza saltare, su un cross di Zavagno. Antenucci, intesa migliorata con Bianchi secondo Lerda, invece si vede pochissimo, per non dire nulla, almeno davanti alla porta, per poi scomparire nel secondo tempo. Sgrigna, giocatore che continuo a stimare, non trova la porta durante i novanta minuti, e si perde, si fa per dire, in un lavoro di cucitura tra centrocampo ed attacco, che non sempre porta i risultati sperati. Lazarevic alla fine risulta il più positivo dell’intero pacchetto offensivo, l’unico che riesce a dare velocità ed imprevedibilità al gioco offensivo dei granata, l’unico, tra l’altro, che riesce ad indirizzare un tiro in porta (alto di poco) su azione diretta nel secondo tempo.
Pellicori, subentrato a Sgrigna nella ripresa, chiama al 76’ Rossi alla più difficile parata del match, deviando di testa un calcio d’angolo, stessa cosa fa, poco dopo, Zavagno, con una pericolosità ovviamente ridotta. Alla fine del pacchetto offensivo del Toro si salva solo Lazarevic, che con Ogbonna, ottima la partita del centrale granata, continua ad essere una delle note liete di questa stagione. Bocciato, a mio parere il centrocampo, in modo particolare per lo scarso apporto dato alla fase offensiva, ma siamo in Italia, basta saper difendere per strappare consensi. Dignitosa la difesa, con D’Ambrosio ancora sotto il suo livello standard, e reo dell’unica vera amnesia difensiva, consentendo a Gerardi, 83’ del secondo tempo, di impensierire seriamente Rubinho con un colpo di testa, ottimamente neutralizzato dal portiere brasiliano.
Soddisfatti tutti, Cairo, Petrachi e Lerda, si è vinto. Non si è convinto, ma si è vinto, basta questo per tirare avanti, ma per sperare nella promozione serve altro, serve qualcosa di più, serve un Toro diverso, speriamo di vederlo già nella partita di mercoledì contro l’Atalanta, partita, che rischia d’essere il vero crocevia della stagione. Per vedere qualcosa di simile al calcio del mio Toro, quello di Radice, di Giagnoni, ma anche per alcuni versi di Mondonico, ci toccherà aspettare.
Il calcio alla fine è cambiato, anche i tifosi. Io proprio non ci riesco.