Se Cairo se ne va chi arriverà?
Lo striscione "Cairo Vattene", esposto anche ieri dai tifosi che non sono entrati allo stadio, ha stufato. Sono anni che il vattene resta mentre la parte del nome del presidente viene sostituita via via che si succedono i vari presidenti, da Sergio Rossi in avanti. Non mancarono critiche nemmeno a Pianelli, ora ritenuto un santo, alla luce di quella che è stata la storia del Torino, dall'addio del presidente dell'ultimo scudetto in avanti. Vidulich, Cimminelli ed ora Cairo. Dimostra anche una certa mancanza di idee da parte della tifoseria organizzata, anche un po' sprovveduta, perchè non ha il senso della misura. Se pensano che dietro a Cairo ci possa essere il nuovo salvatore si sbagliano. Se pensano che Gaucci sia meglio di Cairo, così l'accoppiata Marengo-Rodda o peggio ancora Ciuccariello, sono fuori strada. Criticare Cairo è lecito, perchè errori ne ha fatti e li sta pagando, cacciarlo però è diverso, è pericoloso, è insensato.
Torino non è una città violenta, dunque gli agguati alla Sisport, ai Cavalieri, non appartengono nè alla città, tantomeno alla tifoseria granata. Il Toro ha vinto senza lo zoccolo duro della curva, forse perchè chi era dentro all'Olimpico rappresentava la tifoseria vera e genuina, quella che tifa anche nei momenti di difficoltà, che ha capito che la squadra ha bisogno di aiuto, che non vuole sostituirsi alla dirigenza nelle scelte. Superga, il Filadelfia, il Grande Torino, Ferrini, Meroni, sono la memoria storica ed indimentcabile del Torino, ma è un fardello che non ha più senso che aleggi nell'aria come un fantasma. I bambini per tifare Toro hanno bisogno di realtà e questa realtà oggi si chiama Bianchi, Gorobsov che può diventare un fenomeno, dei D'Ambrosio che entrano emozionati in campo, dei Pestrin che indossano la maglia il giorno dopo la presentazione e prendono per mano la squadra. Tutto il resto crea solo tensioni gratuite.