Obiettivo minimo il terzo posto
Flavio Bacile
Lo ammetto, dopo l’eurogol di Cutolo, ho pensato seriamente che fosse finita l’epoca di Franco Lerda sulla panchina del Torino. Insomma il calcio ha le sue regole non scritte, e se non vinci i pareggi di certo non ti salvano. Intendiamoci, questa è stata la più bella partita del Toro in questo ultimo mese e mezzo di campionato, non certamente una partita da leccarsi i baffi, ma un piccolo segno di speranza, si è visto cioè, il Toro che potrebbe essere e che ancora non è, a Lerda ed ai ragazzi il compito di farcelo vedere. Dico subito che questa volta a Cairo e Petrachi non si può imputare nulla, il Toro come organico c’è, sia nei titolari veri o presunti, sia nella panchina, che è stato fino ad ieri l’anello debole della catena. Forse, e dico forse, si potrebbe fare ancora qualcosa, ma molto dipende dal mercato in uscita, che potrebbe favorire o meno un ulteriore innesto.
La partita ha detto che il Toro alla fine ha fatto una discreta gara, lasciando poco al Crotone e creando un numero discreto di palle gol. Crotone che poteva andare in vantaggio con Ginestra, rigore parato da Bassi, indiscutibile per quanto mi riguarda, visto che non si può intervenire in area come provetti pallavolisti, che poi invece trova il gol, e che gol, con Cutolo al 78’. Dopo due minuti, un Toro rabbioso e ferito trova il pareggio con una deviazione sotto porta di Bianchi, che raccoglie il frutto di una buona azione corale. Buona la prova degli attaccanti, ottima quella della difesa, con una nota di merito a Di Cesare che ha fatto la sua più bella partita in granata, modesta, a mio modo di vedere le cose, la prova dei tre centrocampisti, con De Vezze una spanna sopra gli altri compagni di reparto.
È cambiato il modulo, ma con Antenucci era una cosa scontata, ma penso che alla fine il Toro si vestirà di tanti moduli prima della fine del campionato, anche perché se vale la regola che gioca sempre chi è più in forma, si potrà tranquillamente passare da un modulo all’altro senza dover snaturare ruolo e natura dei giocatori.
Quanto ad Antenucci, la sua partita è stata sicuramente positiva, e finalmente Bianchi non soffre più di solitudine, non è un caso che nell’azione gol, oltre a Sgrigna che ha dato il via all’azione, ci sia l’impronta dei due bomber, Antenucci stesso e Bianchi. Ovvio che i meccanismi e l’intesa tra i due debba affinarsi, ma per quanto abbiamo visto nella loro prima uscita, i due sembrano integrarsi bene, con Mirko rapido e veloce nel breve e pronto a puntare la porta quando serve farlo.
Tutto tarallucci e vino quindi?
Tutt’altro, il Toro deve cambiare marcia, deve infilare un filotto di vittorie, mettere pressione a chi è davanti, non accontentarsi di concedere poco all’avversario, ma far pesare la sua superiorità tecnica, la sua storia e la sua voglia di tornare tra le grandi.
Un cambio di mentalità o se preferite una presa di coscienza della propria forza, niente mezze misure, perché, le partite non si vincono ai punti, si vincono, purtroppo, segnando un gol in più dell’avversario, è bene tenerlo presente.
L’obiettivo minimo del Toro, a questo punto del campionato è il terzo posto in solitaria, nella speranza che chi si trova davanti abbia un momento di appannamento, ed in serie B la crisi è sempre dietro l’angolo. Il Brescia dello scorso campionato potrebbe insegnare molto, si può perdere la promozione diretta, o conquistarla, vedi Cesena, negli ultimi minuti, dell’ultima partita di campionato. Pronti quindi a vivere quattro mesi di passione granata, ora il Toro non può nascondere la propria ambizione, d’altronde la società non penso lo abbia mai fatto. Corretti gli errori della campagna estiva, ribadisco che la rosa, oggi, mi sembra importante, e nella speranza che qualcosa ancora succeda, prima delle 19, orario di chiusura del mercato di gennaio, il Toro c’è.
E, scusatemi, se mi viene naturale storcere il naso davanti a certi pareggi.