My Granata Carpet - Il Toro alla corte d’Austria ( e di Merano)

Parte oggi la rubrica di Sabrina Gonzatto pronta a deliziare il palato granata con i suoi fantastici racconti
30.08.2010 10:00 di  Marina Beccuti   vedi letture
My Granata Carpet - Il Toro alla corte d’Austria ( e di Merano)
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© foto di Giulio Graglia

Sabrina Gonzatto

 

435 chilometri è la distanza che separa Torino da Merano, o meglio tra casa mia e l’albergo dove sono solita andare da qualche anno a questa parte. Gli stessi chilometri, più o meno, li ha percorsi lo scorso lunedì 23 agosto, Andrea Fenoglio per venire a Torino, da Merano. Motivo? La prima di campionato tra il Toro e il Varese. Al di là della delusione per il risultato che ha visto la squadra lombarda vincente, Andrea è tornato nello stadio dove nel 1976 assistette insieme a papà Dario e alla sorella Antonella, a quel memorabile match passato alla storia tra il Toro di Radice e la Fiorentina di Mazzone, il Mister che strinse la mano a Pulici. Uno stadio un po’ diverso rispetto al Comunale dei ricordi dove la capienza era di gran lunga superiore a quella attuale, ma il tifo di Andrea – attualmente esprime simpatia per Gasbarroni (forse perché portano lo stesso nome?) ma l’idolo del cuore è Dossena; e, bambino, pianse quando Castellini fu venduto - quello è rimasto immutato anche se, come onestamente mi rivela, è papà Dario (che a Torino ebbe modo di seguire le gesta di capitan Valentino e il trio delle meraviglie) che gli ha trasmesso la passione. Di padre in figlio. Chi meglio di me lo può capire? Torno indietro di un anno, tanto per farvi entrare meglio nella vicenda. Agosto 2009, Merano. Su consiglio dei nostri amici meranesi che conoscono la nostra predilezione per i luoghi di charme, ci rechiamo al ristorante Sissi, molto rinomato e citato nelle più prestigiose guide enogastronomiche, che si trova nel centro della città, vicino al castello principesco, tra la stazione della seggiovia che porta a Tirolo e la passeggiata Tappeiner. E’ lo chef in persona, Andrea Fenoglio, che ci saluta e ci indica il tavolo. Alla domanda: di dove siete? - giunge automaticamente la risposta: “di Torino”. Facile. Altrettanto prontamente ne arriva un’altra: “di Torino? bene…” “Torino, perché, è un problema? – simpaticamente sussurriamo noi. “No, anzi, ma dipende da quale parte state”. Di certo non può essere così curioso da chiederci la nostra appartenenza politica, penso, e tantomeno se stiamo da una parte o dall’altra del Po, quindi, senza indugio rispondiamo come se fosse la cosa più naturale del mondo: “Del Toro, naturalmente!” “Risposta esatta – risponde lui – ora ci intendiamo meglio!”. Possiamo rilassarci. Accidenti, ma questo Fenoglio è davvero un bel tipo! Uomo di fegato direi, quando si dice il destino… E se fossimo stati dell’altra squadra? Meglio non pensarci. Da quel momento, grazie al Toro, ci sentiamo al centro dell’attenzione e ogni occasione è buona per parlare con noi, pensate un po’, di calcio. E il mio sguardo va al resto dei clienti che, incuriositi, elegantemente ci osservano. Loro, in realtà, non sanno che stiamo parlando di Toro, probabilmente penseranno che stiamo parlando dei massimi sistemi. Bisogna dire che il ristorante è molto frequentato dagli amanti del buon cibo. Il clima non è però rigido come spesso accade nei ristoranti stellati, l’atmosfera è molto piacevole. Fenoglio dirige una vera e propria squadra: in sala tutte donne, in cucina predomina la presenza maschile. Un piccolo grande staff formato da undici elementi. Undici, tra l’altro, è anche il numero del tavolo dedicato agli habitués, che si trova strategicamente sulla sinistra entrando prima di accedere alla sala principale finemente arredata, come tutto il locale, con pezzi originali in stile Liberty (visto il luogo bisognerebbe dire Jugendstijl). Ma undici non è stato anche il numero di Pulici? Un’altra coincidenza. E, tra un piatto e l’altro - dove l’interpretazione della tradizione piemontese si sposa a meraviglia con le prelibatezze tirolesi, imperdibile il concentrato di bagna càuda che si assapora in un sol boccone, oltre ad essere molto gradevole al palato, ad un orecchio curioso come il mio la sua pronuncia con l’accento del luogo è una vera e propria delizia - Andrea parla e si informa, dimostrando una conoscenza profonda del mondo granata. Fantastico, ma chi lo avrebbe detto che a Merano avrei trovato un simpatizzante del Toro? A proposito, ma cosa ci fa un Fenoglio a Merano? Andrea, scopro successivamente, è nato a Mondovì, il papà Dario è originario di Mombarcaro, con una probabile parentela con l’omonimo Fenoglio, il grande autore de La Malora. Tuttavia, nella cittadina monregalese Andrea ha trascorso solo i primi 8 mesi della sua vita, perché successivamente i Fenoglio si sono stabiliti a Merano per motivi di lavoro ma anche di vicinanza con l’Austria, terra d’origine della mamma. E da Merano, Dario, Andrea ed Antonella hanno seguito in tutti questi anni con passione ed affetto il Toro. Torniamo a noi. Passa un anno. Manco a dirlo, ad agosto prenotiamo da Sissi. Un’altra esperienza indimenticabile seguita dalla promessa che il 23 agosto si è tramutata in certezza: Andrea è venuto a Torino per vedere il suo Toro. Se nel 2009 ero rimasta stupita dall’incontro con Andrea, quest’anno, quando l’ho visto emozionato e felice allo stadio, ho avuto la riconferma che il Toro ha un che di magico. E per me che sono un’inguaribile romantica, accomunare il Toro ad un ristorante stellato che porta il nome della mia icona Sissi, è una gioia indescrivibile. Quindi, a tutti gli ammiratori ed ammiratrici dell’indimenticabile imperatrice d’Austria, posso con certezza comunicare che grazie ad Andrea: anche Sissi è del Toro.