L'ecatombe di un Maestro...
La disfatta dell'Italia porta anche alle somme critiche verso Giampiero Ventura, di certo non l'unico colpevole di aver portato l'Italia fuori dai Mondiali. A Torino il mister genovese ha diviso la piazza, chi l'ha accolto come un vate del calcio e chi invece non l'ha mai sopportato. Non stiamo più ad elencare i suoi pregi e difetti in granata, un uomo di appeal, senza dubbio, che a Torino ha fatto il bello e cattivo tempo, soprattutto protetto dalla società. Un allenatore-manager, che in quel periodo era stato necessario, indubbiamente.
Urbano Cairo, può avere il braccino corto, nel calcio bisogna anche stare attenti a non spendere troppo, ma di certo è un uomo e un manager intelligente, che sbaglia ma poi sa capire le situazioni e risolverle. Il suo è stato un capolavoro, da signore, trovare il ruolo da ct per Ventura per portare sulla panchina del Toro un altro allenatore, anche perchè, dopo cinque anni, era il momento di cambiare guida tecnica.
Non ho mai compreso perchè un allenatore che è arrivato a 65 anni senza gloria nè infamia, con un passato pari a zero da giocatore, e una carriera mediocre da allenatore (a parte il periodo granata), sia stato chiamato da molti un Maestro di calcio.
A livello umano, qualcosa è sempre sfuggito. Allergico alle critiche, anche quando erano sacrosante, uno che diceva sempre le solite cose ai media, trovando mille scuse, salvo poi non presentarsi se si rendeva conto che avrebbe subito una critica. Proprio com'è successo ieri, quando non ha affrontato la Rai al termine della partita, lasciando tutto solo Capitan Buffon, che certamente era sincero nelle sue lacrime.
Si è pensato e forse sperato che Ventura se ne fosse andato subito a revocare le sue dimissioni, come la dignità di un uomo avrebbe portato a fare. Invece no, non aveva avuto tempo di parlare con i dirigenti, colpevoli sicuramente come lui.
E' chiaro che non sarà più il ct, perchè un tecnico che perde i Mondiali dopo quasi sessant'anni dall'ultima volta che è successo, non può rimanere su una panchina che scotta.
La cosa che ha fatto più male nel suo periodo granata è l'aver sbeffeggiato Rolando Bianchi, messo al margine come un inetto, rovinandogli in parte la carriera. Rolly sarebbe rimasto a vita al Toro e ancora adesso è spesso protagonista nelle feste dei club granata, che lo invitano come indossasse ancora la casacca granata, e lui ci va con coraggio e passione.
Questo ha fatto male a chi aveva scelto, in un'ipotetica battaglia, di stare a fianco del "capitano della sua anima" e non del cosiddetto Maestro, forse di calcio, ma non di vita. Ha voluto apposta spezzare un sogno, un amore, perchè, forse (non siamo nella sua testa), la popolarità di Rolly oscurava la sua.
Bene, ieri sera, il bomber bergamasco, un uomo di rara sincerità nel mondo del calcio (non si è ancora ritirato, ricordiamolo), si è tolto qualche sassolino, chiamando il mister "Sventura" (poi cancellato). E' rimasta invece al suo posto la risposta di Bianchi ad un tifoso granata che lo aveva apostrofato, scrivendogli che era un mediocre con quella uscita.
"Pensa ciò che vuoi.. gli uomini sono quelli che dicono la verità non quelli che fanno finta".
Questa è la storia, amara, di un maestro chiamato Giampiero Ventura. Al quale auguriamo ogni bene per il futuro, ma anche un esame di coscienza. A settant'anni si può imparare ancora qualcosa, soprattutto dalle disfatte. I dittatori, prima o poi, crollano.