Cairo, l'editore che si è fatto amare
Molti sicuramente hanno masticato amaro quando Urbano Cairo si è preso la RCS, gli stessi forse che gli augurarono all'epoca di far fallire La7, che invece ha risanato e portato ad essere una tv di successo, una delle poche "guardabili" e soprattutto indipendente. Il Toro era falito e Cairo se l'è preso, forse non ha ancora ottenuto il successo che tutti speravano, ma almeno la società è sana, tanto da aver vinto il premio sul Fair Play finanziario. Molti sognano lo sceicco o il cinese che ha milioni da buttare, ma è sempre meglio essere più "poveri" ma solidi. E poi nel calcio è difficile vincere qualcosa quando c'è gente che può spendere cento milioni per un giocatore, che alla fine diventa un pugno al mondo intero che soffre crisi e povertà. Cairo ha avuto anche il coraggio di chiudere l'era Ventura, che ormai andava stretta un po' a tutto l'ambiente granata, facendo un capolavoro, il mister genovese in Nazionale e al Torino Sinisa Mihajlovic, permettendo a mister libidine di avere un premio alla carriera.
La scrittrice e giornalista de "Il Fatto Quotidano", Januaria Piromallo, gli ha dedicato un editoriale, dove emerge al meglio la figura di Cairo. Ne prendiamo uno spezzone, quello che meglio lo rappresenta a chi ha avuto modo di conoscerlo, nel caso specifico come presidente del Torino.
"Sei ambizioso, ma dell’ambizione non ne hai mai fatto una malattia. Non sei un giocatore di poker ma fiuti all’istante le intenzioni dell’avversario. E li spiazzi. Se ti incontro al Bar San Carlo, la mattina, sempre con una pila di giornali sotto il braccio o, la sera, alla Torre di Pisa, si chiacchiera del più o del meno. Non te la sei mai tirata, non sei di quelli che diventano famosi e dimenticano i vecchi amici. Da parte mia solo un po’ di rimpianto di quegli anni. Dicevano di te, è un Berlusconi in erba. Adesso diranno di Berlusconi: è il clone di Cairo. Ad maiora semper".