Arbitrolandia, nella terra dei cachi

21.11.2012 08:42 di  Marina Beccuti   vedi letture
Fonte: Flavio Bacile per TorinoGranata
Arbitrolandia, nella terra dei cachi
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© foto di Federico Gaetano

Amici granata che dire? Temevamo di vedere la Roma in versione Zemanlandia, auspicavamo di vedere il Toro in modalità Venturalandia, ed invece ci tocca sorbirci l’ennesimo caso di mala-arbitralità. Insomma siamo o non siamo la terra dei cachi, quella perennemente travolta da scandali, criminalità, tangenti, razzismo, prescrizioni, buchi neri, collusioni, ecc….. Allora perché il calcio dovrebbe essere diverso, perché dovrebbe dare del bel paese un’immagine diversa da quello che realmente è? C’è ancora qualcuno che crede alle favole? Vince il buono, perde il cattivo, trionfa il più forte, il debole viene sconfitto.

Possiamo prenderla con filosofia, alla fine siamo talmente abituati allo schifo che ci circonda ogni giorno, che non possiamo turarci il naso davanti ad altre puzze più o meno intense, se poi vengono dal mondo del pallone poco cambia, è pur sempre una parte del paese. Allora perché meravigliarsi? Calciopoli, tangentopoli, lo scandalo delle scommesse uno e due, hanno forse turbato più di tanto l’opinione pubblica? Diciamo allora che nel calcio queste sono cose che succedono, l’errore dell’arbitro fa parte del gioco, capita ormai tutte le domeniche, la sfiga vuole che se ti chiami Torino capita sempre a te. Il fatto che poi l’errore capiti sempre alle stesse squadre, rafforza ulteriormente la casualità della cosa. Più filosofo di così proprio non riesco ad essere.

Parlando più seriamente c’è da chiedersi come vengono scelti gli arbitri, come arrivano alla massima serie, e se veramente questi sono i migliori che abbiamo in Italia. Sento e leggo che sono giovani, che hanno bisogno di fare esperienza, quasi fossero stati sino al giorno prima solamente i portinai del palazzo. Ma, non dovrebbero avere anni d’esperienza e gavetta fatta nelle serie minori? Insomma non si comincia giovanissimi arbitrando i campionati giovanili per poi passare ad arbitrare i dilettanti, arrivando a dirigere i semi-professionisti, i professionisti, la serie B e la serie A. Qual è l’esperienza che devono fare? Sono in sei in campo, eppure vedono cose che non ci sono, esempio, l’espulsione di Sansone per “simulazione”, il rigore per il Cagliari, il rigore per la Roma, e non vedono altre che ci sono, il gol di Bianchi regolare sempre contro il Cagliari, solo per restare al Toro. Che dire poi del fatto che il giudici di linea, parla con l’arbitro mettendo la mano alla bocca, nascondendo in altre parole il labiale, cosa si saranno detti di cosi segreto, cosa non poteva essere ripreso dalle telecamere, cosa non doveva sentire o intuire la gente che gli paga lo stipendio, andando allo stadio, pagando il biglietto, comprando l’abbonamento alle tv private, ma anche pagando il canone Rai? Non ho mai visto un giudice di un tribunale fare una cosa simile, perché un arbitro può permetterselo?
Ancora, perché ogni volta che un giocatore del Toro cade in area di rigore viene ammonito, qualcuno può spiegarmi la cosa? Sgrigna a Roma perché è stato ammonito, ha ricevuto una gomitata (volontaria o no che sia) nello stomaco ed è caduto, dove era il giudice di porta, cosa stava guardando? Per dirla tutta era più rigore quello, che non quello che hanno “sanzionato”.

Chiudo con una constatazione personale. Non credo all’errore in serie, non ci possono essere così tanti errori, non è plausibile, nemmeno giustificabile. Sbaglia tanto solamente chi non è capace, è un dato di fatto. Quindi chi non è capace, non faccia l’arbitro, faccia un altro mestiere. La logica vorrebbe che fosse sempre così. Non riesco a descrivere quale era il mio stato d’animo al momento della concessione del rigore “generoso”, come lo ha definito qualcuno. Posso solamente dire che il mio amore per il calcio era al minimo storico, non per il Toro si capisce, quello non cambierà mai. Per un momento ho sperato che dagli spalti scendesse lo sceicco di turno, ordinando ai giocatori di sedersi sull’erba dell’Olimpico per i venti minuti che mancavano alla fine della partita, senza abbandonare il prato verde. Questo per dare un segnale forte, un segnale che poteva rappresentare lo schifo, e non lo sdegno, che noi tifosi dobbiamo sopportare, non solo del Toro è ovvio, ogni volta che succedono cose che nel massimo campionato proprio non possono succedere.