Aghemo: "Il Toro ha la nomea di squadra non affidabile"

10.07.2011 08:15 di Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Tuttomercatoweb.com
Aghemo: "Il Toro ha la nomea di squadra non affidabile"
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca

Abbiamo intervistato in esclusiva Beppe Aghemo, ex presidente del Torino, e con lui fatto il punto sul calciomercato della squadra granata a pochi giorni dall’inizio del ritiro estivo fissato per il 15 luglio. La campagna acquisti non entusiasma. La B, Sampdoria a parte, è più scarsa degli scorsi anni e per questo forse il Toro riuscirà a raggiungere i play off e forse la serie A. Preoccupa che anche giocatori scarsi rifiutino di giocare nel Torino, nonostante Cairo paghi regolarmente gli stipendi. Indossare la maglia granata per un calciatore non è più un prestigio come in passato, ma sinonimo di essere scarso. Vendere Bianchi, Ogbonna e Rubin solo se si investe il ricavato per rinforzare la squadra. Per riuscire a cedere i giocatori di un certo valore non si può chiedere cifre esorbitanti. Ventura è un grandissimo allenatore e un valore aggiunto, ma ha fatto male a venire al Torino.

Coppola, Zavagno, Ebagua, Antenucci, Iori e i giovani Oduamadi, Verdi e Stevanovic sono gli unici giocatori presi dal Torino. Se non ne arriveranno altri la squadra partirà in ritiro decisamente incompleta. Una musica che si ripete ogni estate, nonostante le promesse della società
“Io non sono entusiasta della campagna acquisti, perché ritengo il Torino senza Bianchi, se andrà via come sembra, più debole dell’anno scorso. Però ho una speranza, siccome considero la serie B il campionato più scarso che si disputi al mondo e quest’anno la B, tolta la Sampdoria, mi sembra che sia un torneo ancora più scarso di quello di due anni fa e dello scorso quindi credo che il Torino, pur essendo più debole, abbia la possibilità di presentarsi ai play off. Ecco questa è la speranza, perché così come si sta delineando la squadra il Torino mi sembra leggermente più debole di quello dell’anno scorso ed è tutto dire, non vedo giocatori importanti in rosa. Il secondo motivo di preoccupazione è che al Toro si rifiutano di venire non giocatori importanti, ma anche giocatori scarsi. Il rifiuto continuo della maglia granata, oltre a preoccuparmi, mi rende molto triste, però ho la speranza, come dicevo prima, che la serie B ci dia una mano e sia un campionato talmente scarso che ci permetta di venire in A”.

Se in tutti i reparti servono giocatori il centrocampo è in assoluto il più sguarnito. La difficoltà del Torino a ingaggiare i calciatori chiesti dall’allenatore dipende dal fatto che li vuole in prestito o al massimo in comproprietà o da altro?
“Faccio un esempio che io ho vissuto in prima persona e non cito il Torino, ma il Moncalieri: quando io sono diventato presidente del club della cittadina in provincia di Torino tutti volevano venirci a giocare perché c’era Aghemo, Paperone che pagava. Questo per dire che un presidente si fa presto il nome e nell’ambiente ormai nessuno vuole più giocare nel Torino perché Cairo li sfinisce. Gli ingaggi non sono così clamorosi come si vuole far credere e poi un giocatore per scendere di categoria e giocare in B chiede di più. Io mi ricordo, quando ero presidente del Moncalieri, che per prendere un giocatore importante come Casso e farlo venire a giocare in Eccellenza l’ho dovuto pagare moltissimo per la categoria, poi sono stato premiato, perché avevo una squadra fortissima, ma è un altro discorso. Questo capita nel sistema calcio e bisogna prenderne atto. Al Torino ingaggi alti non se ne vogliono dare, si sfiniscono i calciatori con trattative lunghissime e alla fine non vogliono più saperne. Ormai nell’ambiente del calcio si è sparsa la voce che il Toro non è una squadra affidabile, al di là del fatto che bisogna riconoscere a Cairo un grande merito: quello di pagare sempre gli stipendi, che non è una cosa da poco. Però dal punto di vista della carriera per un giocatore venire al Toro non significa più nulla, non è come una volta che dire “Sono stato al Toro” era prestigioso, oggi essere stati al Toro significa essere scarsi. I giocatori di centrocampo sono quelli che attualmente mancano di più nella rosa granata e bisognerebbe prenderne di validi, ma se li si prende in prestito non arrivano sicuramente per migliorare la loro carriera. Se non ricordo male sono 123 i giocatori che si sono succeduti nell’era Cairo e un numero così alto non è mai un buon sintomo. Questo per dire che ci sono delle difficoltà oggettive, che spiegano il perché un giocatore non vuole andare al Torino e se arriva lo fa a fatica”.

Ogbonna, Rubin e Bianchi sono i giocatori di maggior valore che potrebbero essere ceduti. Sacrificarli, anche se per far cassa, potrebbe rivelarsi un boomerang?
“Io Bianchi lo terrei anche se non sono entusiasta del suo modo di giocare, perché il numero di gol che ha realizzato parla a suo favore e poi perché ha un carattere da Toro e vuole giocare in questa squadra. Ogbonna se mi dessero 7-8 milioni lo darei via domani mattina e lo porterei in treno o anche con la mia macchina viaggiando tutta la notte. Certo che se si chiedono 15 milioni per Ogbonna e 10 per Bianchi si dimostra di non voler vendere, bisogna che Cairo limiti le pretese perché io non credo che questi giocatori valgano quelle cifre. E poi i soldi ricavati dalla vendita dei giocatori, se non vengono reinvestiti per rinforzare la squadra, evidentemente si diventa più deboli. A un certo punto bisogna vendere con giudizio e ricavarne il più possibile, ma senza voler esagerare. Per Ogbonna non si possono chiedere 15 milioni e dire che è più forte di Bonucci, ammesso e non concesso che sia così, se la Juventus ha sbagliato a prendere Bonucci spendendo 15 milioni, non vedo perché dovrebbe risbagliare prendendo Ogbonna e spendere 15 milioni”.

Ventura pochi giorni fa si diceva ottimista sull’arrivo di nuovi giocatori, che poi però non sono giunti tranne Iori e non si sa se e quando arriveranno. Se la rosa fosse completata solo a fine mercato con calciatori cosiddetti “universali” che possono ricoprire al bisogno più ruoli fra il mister e la dirigenza, ora in buoni rapporti, potrebbero sorgere degli attriti?
“Certamente. Io ritengo Ventura un ottimo allenatore, un mago delle promozioni, un grandissimo maestro e uno che sa di calcio. Il suo arrivo è un grande, grande, grandissimo acquisto per il Torino, un vero valore aggiunto e questo deve essere considerato un gran colpo di Cairo e di Petrachi. Premesso questo mi stupisco che uno come Ventura sia andato al Torino e con questo do la risposta. Secondo me Ventura ha fatto male a venire al Torino, se aveva la possibilità di andare altrove avrebbe fatto meglio. Venire al Torino per rilanciarsi anche per un allenatore non è il migliore dei modi”.