"111 storie granata". Severini: "Il Toro è una fede che va oltre al risultato del campo"
Il Professor Marco Severini è docente universitario di Storia Contemporanea all’Università di Macerata. Oltre alla storia ha un’altra passione profonda, è tifoso del Toro da generazioni. Inutile chiedergli com’è diventato tifoso granata, lo si estrae dal suo primo libro “Senso di appartenenza granata”, edito da I Marchi di Krzysztof, dove racconta che il nonno, il padre, sono tutti tifosi granata. Merito ovvio del Grande Torino. TorinoGranata l’ha intervistato in esclusiva per parlare della sua ultima fatica letteraria: “111 storie granata”, edito dal Torino Club “Le tre Valli” Jesi. E’ una raccolta di racconti scritti da tifosi sparsi in Italia, in particolare dalle Marche, una terra che conta tanti club granata, che ha tanti appassionati, come il fantastico presidente del TC Pesaro Fedelissimi granata, Mario Patrignani, anch’egli scrittore di un racconto contenuto nel libro, presentato nello scorso Salone del Libro.
“Tifare Toro va oltre alla passione calcistica, è una fede e uno stile di vita. E’ fatta di ribellione e anticonformismo, è uno spirito diverso da quello che hanno i tifosi delle altre squadre. Tutto merito del Grande Torino e dell’ultimo scudetto. Il tifo granata va oltre al risultato del campo, nel nostro Dna c’è il sacrificio, la grande volontà. Perché tanti tifosi marchigiani? In fondo questa è una regione molto legata al Piemonte, in particolare a Torino, ci sono tanti rapporti tra le parti, anche di carattere economico. Persino i Savoia avevano rapporti con le Marche. La nostra è una regione un po’ particolare, dove c’è sempre stata la lotta tra riformismo e conservatorismo, dove prevaleva il primo”.
Il libro ha avuto una gestione un po’ lunga, secondo quanto è stato spiegato nella prefazione, curata dallo stesso Severini, Vincenzo Federiconi e Enrico Pergolesi.
“L’idea era nata per il Centenario, volevamo scrivere cento racconti, ma ne erano arrivati solo una trentina, a causa di una squadra che non decollava. Poi sono arrivati i tre anni in B. Così mancava l’entusiasmo, che per fortuna è arrivato adesso, per questo abbiamo raccolto 111 storie”.
Sembra un po’ la storia de Filadelfia che, dopo tante traversie, per fortuna è rinato.
“L’ho visto pochi giorni prima dell’inaugurazione. Passavo da Torino, mi sono trovato in zona e c’erano le porte aperte, sono entrato e sono rimasto a bocca aperta tanto era bello”.
Cosa pensa del mercato granata che si è appena concluso?
“Personalmente lo vedo in chiaro/scurale. Le luci sono date dall’aver tenuto Belotti e compiuti degli acquisti interessanti. Le ombre vengono dal fatto che dopo 11 anni di presidenza Cairo il Torino non si è creato un obiettivo nel tempo che possa essere ricordato. Da Cairo mi aspetto uno sforzo in più perché il Toro abbia la giusta collocazione che gli compete. Quest’anno mi aspetto l’Europa, come ha promesso Mihajlovic quando è arrivato un anno fa. E ce la possono fare perché la squadra è migliorata e può andare sicuramente oltre il nono posto di quest’anno. Avrei puntato maggiormente sui giovani del vivaio, ad esempio mi è spiaciuto che sia stato ceduto Parigini”.