LA SERATA dedicata a Stefano Borgonovo
Mercoledì 8 ottobre è arrivato, è il giorno della partita dedicata a Stefano Borgonovo, ma non solo a lui, bensì a tutti quei malati di Sla perché finalmente un giorno possano guarire e a tutti coloro che se ne sono andati chiedendosi il perché. A parlare per chi non c’è più sono i famigliari, che vogliono fare qualcosa per questa malattia subdola, rara, per la quale lo Stato non ha ancora concesso soldi alla ricerca motivando la scelta sul fatto che il numero dei malati non è così alto da giustificarne un esborso pubblico. All’Ospedale Molinette di Torino una professoressa aveva cominciato ad interessarsi della malattia, ma per mancanza di fondi ha dovuto desistere. Lo raccontò Pecci un paio di anni fa perché aveva un caro amico, non del mondo del calcio, ammalato di questo raro morbo, detto anche di Lou Gerhig. A tale scopo si organizzano eventi benefici non solo per sensibilizzare la gente a conoscere meglio questa malattia degenerativa ,che al momento non lascia speranze di guarigione, ma soprattutto per raccogliere fondi per la ricerca.
Un plauso lo meritano Fiorentina e Milan che in un attimo sono riusciti ad organizzare questa partita, segno che quando si vuole fare davvero una cosa nulla è impossibile. Stefano Borgonovo non è stato solo un buon giocatore che forse non ha avuto nemmeno in carriera la fortuna che meritava, ma è soprattutto un grande uomo, come dimostrano tutti gli attestati di stima nei suoi confronti. Addirittura Santacroce gli ha dedicato la prima convocazione nella nazionale di Lippi, perché Borgonovo fu il suo allenatore nella Primavera del Como e di lui ricorda gli insegnamenti nel non mollare mai, nel credere in se stessi e soprattutto vivere il calcio con un sorriso. Quel sorriso che nemmeno adesso ha perduto, perché Stefano crede di potercela ancora fare, di poter invecchiare e veder crescere i suoi figli. Quel sorriso che tutti noi gli dobbiamo perché a volte ci infervoriamo per cose futili, mentre attorno c’è gente che soffre per davvero, ma ha la grande forza di guardare noi poveri stressati della vita quotidiana, dandoci ancora la forza di andare avanti. Per questo tutti ci dobbiamo stringere accanto a Stefano, con quell’abbraccio collettivo che può farci compiere un gesto di umanità e dignità. Quella che Stefano ci sta insegnando ogni giorno.