Intervista a Lalla Novo, figlia del grande Ferruccio

14.06.2009 09:32 di  Marina Beccuti   vedi letture
Fonte: www.sanremonews.it

Proprio quest'anno è ricorso il sessantesimo anniversario della scomparsa del Grande Torino dopo il tragico schianto nella Basilica di Superga. E, al Concorso internazionale di equitazione in corso al Solaro, presidente di giuria è Lalla Novo, figlia di Ferruccio Novo, il grandissimo presidente che costruì probabilmente la più forte squadra italiana di tutti i tempi.

Lalla Novo, che quando era bambina giocava a calcio con Sandro Mazzola, figlio di Valentino, il capitano del Grande Toro, si è in seguito dedicata all'equitazione. Ha partecipato, come amazzone, alla Coppa Nazioni, ai Campionati d'Europa, ed è stata alle Olimpiadi di Monaco. Gli animali devono essere per lei una grande passione visto che ha anche trovato il tempo per laurearsi in Veterinaria. E' una signora che si definisce 'piemontese e schiva', ma estremamente disponibile e basta scambiare poche battute per capire che, oltre ad essere gentile, è anche molto intelligente.

- Signora Novo, le piace il calcio?
"Papà mi ha trasmesso la fede calcistica e ho visto giocare il Grande Torino. Ma il calcio odierno non ha più attinenza con i valori di allora. Non sto a dire se sia meglio o peggio oggi. Dico solo che è diverso. Può essere un figlio dei tempi moderni. E' differente. Certo, qualcosa mi è rimasto nel dna. Seguo poco il Torino ma solo perché spesso perde e ci rimango male. Guardo la nazionale e qualcuna delle grandi partite che offrono le coppe europee".

- Va a cavallo?
"Non vado più a cavallo ma sono a 360 gradi nel mondo dell'equitazione".

- Come è nata la sua passione per i cavalli?
"Nel 1949 uscì un bellissimo film con Elisabeth Taylor. 'Gran Premio'. Era la storia di una ragazzina che aveva vinto un cavallo e che poi ha vinto il Grand National. Ho obbligato i miei parenti fino al quarto grado a portarmi a vederlo. Quindi andai alla Società ippica torinese".

- E papà cosa diceva di questa passione?
"Era contrario. E non veniva a vedermi perché aveva paura che mi facessi male. Allora questo era uno sport soprattutto per i militari".