Calcio senza futuro: dirigenti, arbitri e stadi sono un disastro
Quale futuro? Le grandi sono piccole e comunque piene di difetti, dall’Inter alla Roma. I dirigenti pensano alla Superlega, ma che ci può mai essere qui di super? Gli stadi risalgono al mondiale del 1934 e quando li abbiamo ritoccati nel ’90 siamo riusciti a peggiorarli. La Juve addirittura sta distruggendo il suo per farne un altro: monumento allo spreco. E degli arbitri facciamo fatica a parlarne. Ieri abbiamo visto gol fantasma, rigori inventati, gol in fuorigioco. Il tutto a danno delle squadre più piccole: non capita mai il contrario. O capita raramente: l’Udinese sabato sera ha avuto un rigore che non c’era. Di mezzo è finito il Milan, che non può lamentarsi, si sa. Comunque errori, errori, errori.
A rimetterci le penne sono Chievo, Lecce, Reggina. Questa volta la Lazio, che non è piccola, non è grande, ma ha vinto la Coppa Italia e ci può stare: nessuno le ha messo bastoni tra le ruote. Dovevano? No. Ma potevano e non l’hanno fatto.
L’Inter ha festeggiato con il Siena il meritato scudetto numero 17 (16 più 1 gentilmente offerto), la Juve deve guardarsi dalla Fiorentina, altrimenti le scappa il terzo posto e sono dolori. La Fiorentina a sua volta deve controllare il Genoa, che una spintarella ce l’ha sempre. La Roma potrebbe finire in Uefa, ma non è sicuro e non sappiamo quanto ne sarebbe contenta. In basso non può considerarsi tranquillo il Chievo, cui non basta giocare meglio delle altre. Lecce e Reggina sono fuori. Si può salvare solo una tra Torino e Bologna: hanno un grande nome e un passato pesante, il che aiuta. Il Bologna ha mandato in B il Lecce con una rete irregolare di Di Vaio e grazie a un rosso impensabile in occasione di uno spareggio.