Fabregas: "Il Como è diverso: in Serie A rompe le palle. Si rischia a fare pressing alto, ma siamo forti in contropiede"

Fabregas: "Il Como è diverso: in Serie A rompe le palle. Si rischia a fare pressing alto, ma siamo forti in contropiede" TUTTOmercatoWEB.com
Cesc Fabregas
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Oggi alle 15:30Avversarie
di Elena Rossin
fonte La Provincia di Como e Tmw

Cesc Fabregas, allenatore dei lariani,  ha concesso una lunga intervista a La Provincia di Como spaziando su tantissimi argomenti e iniziando dal momento di forma della sua squadra che lunedì affronterà il Torino: "Mi sono accorto di come sia cambiato l’ambiente attorno alla squadra, l’entusiasmo della gente, la partecipazione emotiva. E tutto ciò è meraviglioso".

Sull'atteggiamento delle avversarie: "Vedo come l’atteggiamento sia simile per quasi tutte le squadre. E’ tornato di moda il 5-3-2, con squadre che attendono. Secondo me quest’anno c’è addirittura maggiore attendismo rispetto allo scorso anno. Locatelli della Juve si fa dare palla e gestisce. Noi abbiamo una mentalità diversa. Andiamo ad aggredire, andiamo a rompere le palle. Siamo andati da lui e andremo da Modric. Poi magari fanno una giocata che ti taglia fuori. Ma noi ci proviamo. E siamo forti in contropiede. Certo, a fare pressing alto rischi, ma dico sempre che se dovessi rinunciare a giocare come dico io, smetterei di farlo. Il segreto? Non ragionare per dogmi: ci sono momenti e momenti nelle partite, quelli in cui vai a mille e altri in cui costruisci con calma. Io devo andare oltre la tattica e insegnare ai miei giocatori a ragionare e prendersi delle responsabilità autonome a seconda del momento. Non posso chiudere un giocatore in una gabbia tattica e mentale, perché poi si plafona, si limita a fare il compitino".

Quando ha capito che era in una società speciale?
"Parlando con Suwarso. Ok, parlare non è tutto, poi devi fare i fatti, ma lui ha subito parlato la mia lingua. E soprattutto ha fatto sempre seguire i fatti alle parole. Mi ricordo quando mi telefonava, a metà serie B, con insistenza per chiedermi se saremmo andati in A. Ma lo faceva nel modo giusto. Competitivo ma con serenità, con voglia di fare gruppo. Uno stimolo. Spesso si cercano cose grandi chissà dove, ma dobbiamo apprezzare quello che abbiamo. E qui sono davvero molto felice. Qui si fanno le cose proprio bene. Futuro? Mai dire mai, ma in questo momento non potrei chiedere di più".

Sulla sua idea di calcio: "Se è possibile vincere giocando bene? Secondo me sì. Bisogna lasciare spazio alla fantasia. Spero che il Como possa, un giorno, essere riconoscibile per come gioca".

Su Nico Paz: "Paz è forte perché ti tira fuori il colpo dal cilindro. Fa cose pazzesche non ingabbiate. Lui, Dybala, Soulè… Fanno un colpo, e tu puoi solo applaudire".

Sulla crisi di Morata: "Gli manca il gol. Va sostenuto. E’ un po’ triste ma sono sicuro che si risolleverà perché ha tante qualità. Per me, non ha giocato affatto male. L’applauso alla sostituzione è la strada giusta".

Su Caqueret: "Ci sono quattro uomini per due posti: lui, Perrone, Da Cunha, Baturina. Gioca chi è più in forma. E dipende dall’avversario".

Sui alcuni colleghi di Serie A: "Mi piace molto Italiano per il coraggio, Gasperini per il gioco e la mentalità, Chivu sta facendo molto bene. Il mio compagno di corso Pisacane? Che ridere. Lo apprezzo molto, ha delle belle idee propositive, ma a Como è stato molto prudente. Ci abbiamo scherzato su dopo".

Su Antonio Conte: "Un grande. Mi piace molto. Ma che fatica con i suoi allenamenti al Chelsea. Alla fine della sessione mi dovevo appoggiare a un compagno perché stavo svenendo alla fatica".

Su Massimiliano Allegri: "Il suo calcio è molto semplice, lo dice spesso. Lo dice e lo fa. Ha una sua idea ed è bravo a svilupparla".

Sul rapporto con lo staff: "Quando avevo iniziato eravamo io, Ludi e Suwarso, facevamo tutto noi tre. C’erano tanti compiti da fare, ce li dividevamo. Adesso abbiamo costruito uno staff importante. Per me è utile, mi confronto con loro. A Como-Atalanta Gasperini a un certo punto era passato a quattro dietro. Ok. Ma mi giro verso Charlie (Ludi, il ds, ndr) e mi dice: guarda Cesc che non lo fa mai. Ecco: fondamentale capire la partita con persone che conoscono il calcio italiano da anni”.

Sulla situazione della Nazionale italiana: "La Serie A ha un bell’appeal, se sono in giro per l’Europa non ho difficoltà a vedere le sue partite, sono sempre teletrasmesse. E’ sempre la Serie A. Certo, dopo 25’ la Norvegia ha cambiato assetto e per l’Italia è stata dura".

Cosa serve all'Italia per evitare di saltare il terzo Mondiale?
"Posso fare il paragone con quello che succede in Spagna, dove c’è una vera ossessione nel portare giocatori del settore giovanile in prima squadra e formarli per la Nazionale. In Italia succede meno. Vi posso fare un esempio diretto. Quando andai ad allenare la Primavera, trovai una squadra allestita in maniera non equilibrata nei ruoli. Allora decisi di portare subito due ragazzi dalla Under 16 alla Primavera perché valevano. Ma quella decisione aveva fatto scalpore, perché far saltare i passi non era ritenuto opportuno. Ecco, il questo il calcio italiano deve progredire".

Sui giovani: "Io ci punto molto ma vedo che qualcosa si sta muovendo anche in Italia, vedo squadre, come l’Atalanta, che da anni ci riescono, ma è vero che noi al Como ci proviamo di più. Se fate il confronto tra noi e il Lecce sul minutaggio dei giovani credo che siamo 1300 contro 3000. A Napoli avevamo in campo cinque giocatori di vent’anni. Non è banale".

Si rapporta allo stesso modo con giovani ed esperti?
"No. Con i giovani devo essere più asfissiante. Poi dipende dal carattere dei giocatori. E’ capitato che dopo due partite uno mi chiedesse perché non giocava, anche se il suo compagno stava facendo benissimo. Sono decisioni da gestire. Però tutti devono remare dalla stessa parte. Anche un solo uomo che ha dentro di sé delle negatività, può trasmetterle a tutto il gruppo e diventa un problema di tutti".

Sugli obiettivi per i giovani: “Io credo che il prossimo step sia quello di pensare alla cantera, di avere ragazzi passati dal settore giovanile alla prima squadra. Questo è un obiettivo ma anche un cruccio di Mirwan. Vorrebbe più italiani in squadra. Ma ci arriveremo, piano piano. Questo progetto mi affascina".