Ventura: "Umiltà e consapevolezza, le nostre armi a Padova"

02.12.2011 16:13 di  Riccardo Billia   vedi letture
Ventura: "Umiltà e consapevolezza, le nostre armi a Padova"
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Luigi Gasia/TuttoNocerina.com

Si è presentato oggi in conferenza stampa Giampiero Ventura. L’ostica trasferta di Padova è alle porte e il tecnico granata la presenta così: “Non so far previsioni su come giocherà il Padova. Sicuramente si batterà sino all’ultimo secondo, è una squadra che non molla mai. Di certo non possiamo sottovalutarli: sarebbe evidentemente un comportamento da neuro.
Dal Canto sta dimostrando di offrire un calcio offensivo. Hanno sbagliato una ventina di giorni in questi tre mesi, altrimenti sarebbero ancora più alto in classifica. Hanno cambiato modulo col Sassuolo ed è stato vincente, li ha rimessi in carreggiata per la promozione diretta. Quindi è naturale  la grande fiducia che ripongono contro di noi. Stanno preparando il duello più importante dell’anno. Ma se interpretiamo in modo corretto la gara, portiamo a casa tre punti”.

Capitolo formazione. Non partono per la spedizione veneta Vives, Guberti, Basha, Surraco, Darmian e Parisi, mentre Suciu sì. A Padova sarà la prima di De Feudis titolare, tornerà Bianchi ed è ancora vivo il dubbio Coppola: “Ferdinando sta meglio, si è allenato ieri e oggi. Se non dovesse farcela, c’è Morello che mi dà le stesse garanzie. De Feudis ha una grandissima voglia. Sono contento perché è un ottimo giocatore, altrimenti non l’avremmo preso in estate, anche se è arrivato per ultimo. Non deve dimostrare nulla, ma raccogliere quello che ha seminato. Suciu è con noi, e potrebbe essere impiegato per un breve spezzone di gara. Cosa dovrebbe dare in più Bianchi? I gol, per il ruolo che occupa. Spero sia il giocatore che abbiamo lasciato due settimane fa, che lotta su ogni pallone. Ma in questo Toro non c’è un giocatore indispensabile per vincere le partite. E’ il gruppo che conta”.

Il tecnico granata su sofferma sull’atteggiamento da esibire all’Euganeo, malgrado defezioni importanti in casa granata: “Se stiamo facendo bene è merito dei ragazzi, perché le assenze che abbiamo avrebbero magari destabilizzato altre realtà. Siamo riusciti a mantenere nervi saldi, seguendo la strada giusta per emergere, fatta di spirito, mentalità e consapevolezza dei mezzi.
Solo perché mancano alcune pedine non è tollerabile perdere per strada gli stimoli. Altrimenti non potremmo definirci una squadra compiuta. Per fortuna sino ad ora non è mai emerso questo aspetto. Sarebbe bello andare a Padova e giocare con umiltà e consapevolezza, nel segno del “se vuoi, puoi”. La vittoria di Livorno ci ha aperto un varco, e se lo sfruttiamo a dovere con i veneti e col Pescara, daremmo un segnale inequivocabile al torneo”.

Più che alle rivali, Ventura preferisce guardare in casa propria: “Antagoniste del Toro? Ce ne sono almeno sette. Tuttavia potremmo essere noi stessi, se dovessimo sederci, rilassarci, rischiare la presunzione. Componenti che ci farebbero cadere. E’ fondamentale stare sempre sul pezzo”.

L’allenatore genovese non si nasconde sull’obiettivo del Toro: “Stiamo lavorando su due fronti. Uno riguarda la realtà della serie B, l’altro quello di mantenere alta la fiamma dell’entusiasmo. Pian piano ricreare quella filosofia di vita che era il “Filadelfia”. Questo percorso si ottiene con la voglia di diventare protagonisti nella testa. Qui c’è desiderio di emozioni, dopo aver trascorso momenti difficili. Sta nascendo quella voglia di far rinascere un entusiasmo che era assopito. E io mi sento in granata dalla testa ai piedi”.

In questo senso, l’episodio di mercoledì dovrebbe restare un fatto isolato: “Quel tifoso contestava Cairo sull’argomento Filadelfia. Gli chiedo scusa, ma in quel caso non mi pareva appropriato visto che stavamo disputando una partitella in famiglia. Questo non ha intaccato la serenità del gruppo. Ma che fosse una reazione fuori luogo se ne sono accorti anche gli altri tifosi. Ognuno ha il sacrosanto diritto di contestare chi vuole, ma in quel contesto mi è sembrato davvero futile”.