Ventura: "Sul campo abbiamo risposto all'attacco atomico del Pescara"

10.12.2011 21:25 di  Elena Rossin   vedi letture
Ventura: "Sul campo abbiamo risposto all'attacco atomico del Pescara"
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© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Pochissime concessioni al Pescara. La palla frulla quando si affrontano squadre che vanno in campo per vincere e lasciano giocare l’avversario. La lettura, la preparazione, l’interpretazione della partita sono state le chiavi vincenti del Torino. Mercoledì a Padova una non-partita.

 

La partita si è svolta come lei l’aveva pensata e preparata?
“Per tutta la settimana si era parlato del miglior attacco del campionato, quello del Pescara, che ci ha fatto due tiri in porta: uno nel primo tempo in occasione del gol a loro annullato e uno nel secondo in occasione del loro primo gol, perché il secondo gol del Pescara non fa testo poiché è stato un peccato di sufficienza da parte nostra. Non abbiamo concesso quasi niente e abbiamo creato molto quindi ritorno alla considerazione che avevo fatto venerdì in conferenza stampa: nel primo tempo di Juventus-Cesena gli ospiti erano tutti arroccati a difendersi e i bianconeri non sono riusciti quasi a tirare in porta, quello che è capitato alla Juventus con il Cesena a noi capita tutte le partite quindi non si può veder frullare la palla, non appena incontriamo una squadra che scende in campo per vincere, che propone e allo stesso tempo concede, finalmente si vede frullare la palla, cosa significa veder frullare la palla? questo”.


Ma se lei dice questo non verrà più nessuno a Torino a giocare così.
“In serie A giocano tutti, o quasi, così. Perché tutti hanno la consapevolezza che se vogliono possono vincere, mentre in serie B è difficile. L’avevo detto che sarebbe stato così con la Nocerina, con il Pescara e in parte con il Verona, ma con tutte le altre scordiamocelo”.


Il centrocampo a tre ha impedito al Pescara di poter fare il suo gioco?
“La lettura, la preparazione, l’interpretazione della partita è servita a far si che il Pescara non potesse tirare verso la nostra porta”.


Lei aveva detto che non le piace giocare in modo speculare all’altra squadra, ma oggi lo ha fatto: è dipeso dal modo di giocare del Pescara?
“No, la dimostrazione è stata che abbiamo fatto un errore col centrale sul gol dell’uno a uno, ma appena con loro fai un errore si viene puniti perché hanno tempi, organizzazione, gamba e qualità con Insigne e Immobile. L’unico modo per poterli arginare è non avere quattro uomini totalmente offensivi e siccome attuavano pure il fuorigioco sistematico vi era l’esigenza che ci fosse qualcuno che partendo da dietro si inserisse come è avvenuto in occasione del possibile rigore per Vives, che poi sia stato dato o non dato non ha importanza, ma conta l’inserimento del giocatore. E’ stata una partita preparata nei dettagli e interpretata bene dai giocatori”.


Non pensa che il Torino avrebbe potuto segnare di più già nel primo tempo?
“Certo che sì, di occasioni ne abbiamo avute tante, basta pensare al gol sbagliato da Bianchi quando la palla era già praticamente dentro. Vuol dire che se per una settimana abbiamo sentito le magnificenze dell’attacco atomico del Pescara sul campo il Torino ha dato una risposta importante”.


Bianchi sta cambiando modo di giocare in seguito ai suoi insegnamenti e ai suoi allenamenti?
“Bianchi ha giocato da capitano, essere goleador serve a poco se poi la squadra non vince, non lo dico riferendomi a Bianchi, ma in generale. Conta essere un giocatore importante all’interno di una squadra che lavora per essere sempre più protagonista. Oggi, secondo me, Bianchi ha fatto, un po’ perché si adattava alle caratteristiche, una delle sue migliori partite sul piano della continuità, della sostanza, dell’interpretazione e della lettura, infatti non va più in avanti ad aspettare la palla, ma comincia a leggere le situazioni e partecipa. Oggi sono contento perché tutti hanno fatto abbastanza bene. E’ chiaro che se Stevanovic non sbagliava quattro stop andava direttamente in porta, oltre  tutto il resto che abbiamo creato e questo significa che c’è stata partecipazione e disponibilità a lavorare e capire da parte di tutti i giocatori. Basta pensare a D’Ambrosio che aveva davanti Insigne, che è uno dei giocatori più forti della categoria, e non gli ha concesso praticamente niente e ha interpretato bene la partita e questo è la conferma di quello che sostengo da tempo: ci sono molti giocatori che hanno potenzialità superiori a quanto pensano di avere e solo attraverso il lavoro e soprattutto una messa in discussione di quello che si è e di quello che si vuole diventare possono arrivare ad essere sempre più importanti. Tre mesi fa quando scendeva in campo D’Ambrosio si sentiva un brusio generale di apprensione oggi non più, questo è la riprova che conta solo il lavoro e la disponibilità. Se domani D’Ambrosio farà una partita sottotono vorrà dire che non ha capito che questa partita è frutto del lavoro, ma solo di casualità, questo non vale solo per lui ma per tutti. Sgrigna è un altro esempio: è un giocatore che ha qualità, ma ha sempre raccolto meno di quanto le sue qualità gli avrebbero permesso, però se ha avuto meno si deve fare delle domande lui e stiamo lavorando sotto l’aspetto della consapevolezza di quello che si è e di quello che si vuole diventare”.


Sono state le caratteristiche di Sgrigna che l’hanno fatta decidere di utilizzarlo dal primo minuto?
“Sì, ci voleva gente che sapesse tenere palla un secondo per dare il tempo agli altri di inserirsi. Anche Antenucci avrebbe potuto fare bene, ma ultimamente l’avevamo sfruttato tanto come esterno, che è un ruolo per lui non abituale, ed era in fase calante allora abbiamo ruotato. Non è stata una scelta tattica o tecnica, ma è stato un discorso soprattutto di recupero”.


Con Vives lei aveva detto che bisognava avere pazienza e aspettarlo. Come lo ha visto?
“Sta bene e lo si è visto finché ha retto e sono contento per lui che ha fatto gol e spero che questo gli serva e gli faccia ritornare l’entusiasmo e il sorriso dell’inizio, perché il Vives che era a Sappada era un altro giocatore di quello che a Torino a inizio stagione ha dovuto attraversare tutte le difficoltà di questo mondo. Lo abbiamo aspettato e lo stiamo ancora aspettando perché può dare molto di più e così vale per tanti altri, Sgrigna, D’Ambrosio, Di Cesare, sperando che lui capisca qual è la strada per fare come stanno facendo tutti gli altri”.


Suciu che è rientrato dopo l’infortunio, come giudica la sua gara?
“Suciu chiaramente in campo era in difficoltà, però doveva rompere il ghiaccio e per questo sono contento che sia rientrato nel gruppo in proiezione futura, perché ritengo che avrà un domani roseo poiché è un ragazzo serio che ha voglia di lavorare e con il Pescara bisognava dargli la possibilità di andare in campo. Poteva fare meglio, ma aveva l’ansia dopo tanto tempo, poi si giocava in casa e con il Pescara. Per certe giocate non posso essere soddisfatto, ma bisogna  mettersi nei suoi panni e sono convinto che la prossima partita la farà alla grande come sa fare lui”.


Oggi per la prima volta il pubblico all’unanimità ha invocato il suo nome, cosa risponde ai tifosi?
“Li ringrazio, sono stati gentili, mi hanno detto anche che sono stato applaudito, ma sinceramente non me ne sono accorto perché quando si è in campo è difficile sentire. Vuol dire che stanno apprezzando la serietà con cui lavoriamo, l’impegno e la professionalità della squadra. Non abbiamo ancora fatto niente, ma stiamo seminando e lo dico da tempi non sospetti, dal ritiro di Sappada noi lavoriamo il cinquanta per cento per fare punti e vincere un campionato che ci darebbe la possibilità di ritornare alla luce e l’altro cinquanta per cento per creare una mentalità e uno zoccolo duro sul quale costruire il futuro, altrimenti è inutile andare in A perché si perde solo del tempo; è un discorso a trecentosessanta gradi che è più serio di quello che possa sembrare. Per questo ritorno a dire, che al di là delle considerazioni, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti perché obiettivamente siamo partiti in condizioni non facili”.


Buttandola sul ridere c’è bisogno di far tornare alla sua città Giorgio Cagnotto per avere un rigore a favore?
“Era rigore?”.


Dai replay televisivi sembra di si e quindi c’era anche espulsione e si era sullo zero a zero, ma c’è anche da dire che il loro gol era valido.
“Avete fatto bene a dirmelo, ma quando si fa un calcio propositivo bisogna essere al di sopra di questi episodi. Noi abbiamo peccato solo nella farsa fra Borghese e Bianchi, che secondo me ha sbagliato perché ha dato la possibilità di parlare del Torino nel senso sbagliato; per il resto stiamo cercando di esportare un’immagine diversa di una squadra che fa calcio e che non si attacca alle decisioni arbitrali, al pubblico ostile o al campo bello o brutto. Se si vuole fare calcio ed essere propositivi bisogna pensare a quello che si vuole fare e a quello che si vuole diventare, sono gli altri che si attaccano a queste cose non noi. Oggi come oggi questi episodi non hanno importanza, mi spiace se il gol del Pescara era valido come mi dispiace se c’era il rigore su Vives”.


Mercoledì a Padova sarà una farsa?
“Non lo so, ho ancora la speranza che non si debba andare perché mi hanno detto che forse il giudice sportivo può decidere diversamente, ma se dovremo andarci ci andremo, però è difficile parlare di quella partita. Noi parliamo del Pescara e del Modena perché sono due partite una giocata e l’altra che dobbiamo giocare, mentre quella di Padova è una partita che non ha senso giocare perché si svolgerà in condizioni completamente diverse da quelle della prima parte della gara. Non lo dico per un discorso di ricorsi che è stata falsata, ma credo che se si chiedesse ai giocatori del Padova anche loro direbbero che è stata falsata dal fatto che dopo dieci giorni si gioca un quarto d’ora contro una squadra in salute quando, invece, stavamo giocando con una squadra che non si reggeva più in piedi e questo non lo dico polemicamente, ma perché mi diventa difficile parlare, infatti sto facendo un commento amichevole; le mie parole non sono una dichiarazione perché del Padova non voglio parlare, ma lo farò nel memento in cui ci faranno giocare la partita. Possiamo vincere, perdere o pareggiare quando si gioca una partita, ma questa non è una partita”.


Tutti questi discorsi hanno logorato più il Padova che il Torino, infatti hanno perso a Gubbio, mentre i granata vinto con il Pescara.
“Gubbio è una partita difficile, l’ho sempre detto”.


Come si prepara una non-partita come quella di un quarto d’ora con il Padova?
“Penso che farò giocare tutti quelli che hanno una voglia pazza di giocare, per un quarto d’ora non ha importanza se si è giocato tanto o poco. Credo che tutti quelli che stanno scalpitando possono dare un di più in una situazione come questa e quindi la formazione sarà diversa dal solito, non per accontentare qualche giocatore, ma per utilizzarne la carica”.