Ventura: "Della base sono soddisfatto, ma mancano 5 giocatori"

Si deve avere la certezza che si abbia un numero di giocatori sufficienti e di qualità perché la serie A è un bene prezioso. Il primo obiettivo è la permanenza nella massima divisione, se arriveranno i giocatori giusti nulla sarà precluso.
18.07.2012 16:55 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Ventura: "Della base sono soddisfatto, ma mancano 5 giocatori"
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© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Ventura è concentrato e molto determinato e consapevole di ciò che gli occorre per formare una squadra adeguata agli obiettivi. Prevede per Lys Gomis un futuro importante e che Darmian, D’Ambrosio e Basha saranno le sorprese di questa stagione. E’ consapevole che Brighi e Ferronetti debbano superare i problemi fisici.
Il ritiro è appena cominciato, ma è possibile fare un primissimo bilancio sul gruppo?
“Il gruppo sta rispondendo benissimo nel senso che c’è grande partecipazione, disponibilità e voglia da parte di tutti, i “nuovi” vedendo come lavorano i “vecchi” si sono immediatamente adeguati ed equiparati, al di là delle piccole problematiche di Brighi e di qualche altro. A oggi, per quel che riguarda il lavoro, non posso che essere più che soddisfatto”.

Gillet, Gazzi, Santana, Sansone, Migliorini, Brighi e Ferronetti sono i volti nuovi, tralasciando per un attimo gli ultimi due che sono reduci da infortuni, con questi arrivi quanto la squadra si avvicina al famoso ottanta per cento di giocatori per la serie A che Cairo le aveva promesso per l’inizio del ritiro?
“Ottanta, settanta cambia poco. E’ evidente e l’ha detto anche il presidente che mancano ancora dei giocatori e mi sembra che abbia detto cinque che, più o meno, è la verità. Purtroppo in alcuni frangenti c’è stato qualche intoppo (nel mercato, ndr). Continuo a ripetere che la base della squadra è assolutamente positiva e se i cinque giocatori che il presidente ha detto che arriveranno saranno quelli giusti, nel senso di centrati, il Torino avrà la possibilità di ritagliarsi uno spazio più importante di quello che si può immaginare. Questo perché ci sono grandi disponibilità e voglia da parte del gruppo e grandi conoscenze da parte dei “vecchi” e se chi arriverà porterà a parte la voglia, spero, anche quel pizzico di qualità che occorre credo che ci sarà la possibilità di fare bene, ma adesso si parla dei se e dei ma dobbiamo aspettare che la squadra sia formata. Io sono assolutamente soddisfatto della base, a parte il discorso su Brighi che è sotto un punto di domanda visto lo stato di salute, gli altri arrivati sono giocatori che noi volevamo, però è evidente che manca ancora qualcosa e su questo la società deve lavorare”.

Lys Gomis imparerà il mestiere da Gillet facendogli da secondo o viste le sue qualità per lui sarebbe meglio farsi le ossa altrove e di conseguenza al Torino serve un secondo portiere?
“Ritengo Lys un giocatore dal futuro grandissimo, è un portiere dalle qualità straordinarie in alcuni frangenti quindi personalmente vorrei che rimanesse perché è un giocatore che ha la mia totale fiducia e sulla carta l’esperienza da dodicesimo in A è importante e forse vale di più che andare a giocare in Lega Pro Due”.

Non in Lega Pro, ma magari fare il titolare in B potrebbe essere per lui formativo e responsabilizzante viste le sue doti.
“Noi conosciamo le doti di Lys, ma è difficile che una società di B le conosca e quindi che lo prenda. Io credo che Gomis possa diventare il portiere del Torino in futuro. Gillet ha due anni di contratto e penso che il suo erede sarà lui perché ha delle qualità straordinarie, certo questo dipenderà da Lys, ma non è qui poiché non c’è nessun altro, bensì perché l’ho voluto a tutti i costi”.

Ferronetti è un giocatore duttile che può giocare sia al centro della difesa sia a destra, è arrivato solo da qualche ora, ma come lo vede?
“ E’ arrivato da meno di ventiquattro ore e purtroppo nella sua carriera ha avuto degli infortuni che l’hanno parzialmente limitato altrimenti avrebbe avuto un palmares ancora migliore. A livello di persona chi ne parla male dice che è bravissimo, quindi c’è da immaginarsi cosa dice chi ne parla bene ….. Come calciatore ogni volta che è stato chiamato in causa ha risposto bene, il suo problema è che la salute lo deve assistere. Il Torino l’ha preso perché c’è convinzione sia sul calciatore sia sull’uomo, poi è chiaro che ci vuole anche la buona sorte sulla salute altrimenti non si va da nessuna parte”.

Come terzino sinistro c’è il solo Masiello lei si aspetta l’arrivo di un altro giocatore in questo ruolo?
“Lo aspetto io, lo aspetta Cairo, lo aspettano i compagni, lo aspettano i tifosi. E’ normale non si può affrontare un campionato di serie A con un solo giocatore in quel ruolo, è evidente che abbiamo un buco da colmare. Quando il presidente parla di cinque giocatori non si riferisce al fatto che ci sono cinque calciatori scarsi e se ne vogliono prendere cinque migliori, ma parla di cinque che mancano concretamente”.

A centrocampo ritiene che al momento ci siano dei buchi?
“Gazzi è uno, Brighi ha dei problemi fisici, quindi bisogna essere chiari: se si hanno quattro centrocampisti effettivi, secondo me, va benissimo in attesa che Suciu possa recuperare, però se non si ha la certezza di avere quattro centrocampisti effettivi ….. E’ un’esperienza che io ho vissuto nel secondo anno con il Bari: siamo partiti ed eravamo in pochi, poi sono bastati quattro infortuni ed è finito il campionato. Questo non ce lo si può permettere perché la serie A è un bene prezioso”.

Per quel che riguarda gli esterni forse è possibile fare un discorso simile visto che oggi può contare su Santana, Sansone, Stevanovic, Verdi e Pagano?
“Di esterno forse ne basterebbe uno”.

Uno che possa giocare su entrambe le fasce o uno per un lato del campo in particolare?
“Uno”.

Sansone però lo vede meglio come esterno di centrocampo o come seconda punta?
“E’ un ragazzo che ha fatto venti gol l’anno scorso quindi è evidente che è portato a vedere la porta. Lo abbiamo iniziato a provare come esterno e forse lo proveremo anche come punta. Un ragazzo della sua età ha margini di miglioramento notevoli e più amplia le sue conoscenze e più, giorno dopo giorno, gli diventerà facile leggere le situazioni. Dove andrà a collocarsi in campo dipenderà, inizialmente da dove vi sarà l’esigenza di collocarlo e strada facendo, spero, che avrà la possibilità di ricavarsi uno spazio importante in base alle caratteristiche che ha. Credo che abbia la possibilità di ricoprire entrambi i ruoli, però dopo soli cinque giorni sarebbe da presuntuosi dare un giudizio su una persona che è appena arrivata e che sta imparando i nomi dei compagni. Indubbiamente però è un giocatore che ha delle qualità”.

Si sono analizzati tutti i settori, manca solo l’attacco, com’è messo il Torino in una zona così delicata e cruciale?
“Abbiamo perso Antenucci ed è chiaro che ne occorre almeno uno. In base all’andamento del mercato ci si deve muovere di conseguenza, ma in questo momento numericamente serve un giocatore”.

Che caratteristiche tecniche dovrebbe avere?
“Un giocatore rapido e che dia profondità. Abbiamo giocatori di spessore e di peso Bianchi e Meggiorini e ci vuole uno che porti un pizzico di vivacità. L’anno scorso l’attacco del Torino era Antenucci, Sgrigna, Bianchi e Meggiorini, oggi è Bianchi, Meggiorini, Sgrigna e manca Antenucci. Questo non lo dico io, sono i numeri e quindi uno al posto di Antenucci ci vuole”.

I giovani aggregati alla prima squadra che impressione le hanno fatto?
“Il loro impegno è totale ed è chiaro che hanno margini di miglioramento e la possibilità di crescere, ma non si può pretendere che lo facciano in cinque giorni, la crescita avviene dopo mesi di lavoro. Se si osservano le esercitazioni sul possesso palla si vede che i giocatori, giovani o meno, che c’erano lo scorso anno e i nuovi arrivati che c’è una differenza notevole perché chi c’era già ha acquisito una conoscenza notevole nella lettura delle situazioni e i nuovi, nonostante siano ottimi giocatori, non sono abituati a questo. Per i giovani vale lo stesso discorso. Diop è un giocatore che, secondo me, ha delle potenzialità, ma di tante cose non è ancora a conoscenza. La conoscenza non è una poesia che si studia a memoria, ma automatismi che devono essere appresi e ci vuole tempo per riuscirci; vale per Diop e vale per gli altri”.

Come si colloca questo Torino in serie A?
“Bisogna aspettare che la squadra sia formata e poi si potrà dirlo”.

Si dice che rispetto a qualche anno fa la serie A dal punto di vista qualitativo è un po’ calata. Affrontarla è diventato differente?
“Ogni anno si dicono le solite frasi: che una volta c’è un livellamento verso il basso e un’altra verso l’alto, quindi prima vediamo la squadra che ci sarà a diposizione e poi vediamo il livello generale. C’è un po’ di qualunquismo nel mondo del calcio ci si chiede sempre quali sono le squadre favorite per vincere lo scudetto o chi rischia di retrocedere. L’ho raccontato l’anno scorso che quando ero al Lecce in B all’inizio del campionato c’erano cinque o sei squadre favorite per la promozione e altrettante candidate alla retrocessione e il Lecce certo per la serie C e alla fine il Lecce è andato in A. Questo vuol dire che le chiacchiere nel calcio lasciano il tempo che trovano. Conta il lavoro, i giocatori, il tempo che si ha a disposizione per lavorare e tante altre cose. Alle volte non conta neppure il valore del giocatore, ma quello che si fa all’interno e questo in modo particolare a Torino”. 

Domani ci sarà la prima amichevole contro una selezione locale, risultato a parte che in questi casi conta poco, che indicazioni si aspetta di ricevere dal gruppo?
“Lo scopo della partita di domani e di scaricare il lavoro fatto in questi giorni. Quest’anno la squadra ha lavorato un po’ più dello scorso e soprattutto con maggior intensità, quindi i giocatori sono più carichi di lavoro e spero che tutti possano fare un tempo per uno, perché in realtà non ci sono ventidue per ruoli specifici. Comunque se batteranno la selezione locale darò loro mezza giornata di riposo”.

I tifosi vorrebbero sapere che cosa devono aspettarsi per questa stagione e quali sono gli obiettivi, che cosa si sente di dire loro?
“Per il Torino in serie B l’obiettivo non poteva che essere la promozione, perché lo dice la storia e tutto il resto erano chiacchiere da bar. Quando una squadra torna in serie A il primo obiettivo non può che essere la permanenza; nel momento in cui una neo-promossa pensa di andare in Europa, secondo me, rischia di essere presuntuosa. Questo nulla toglie al fatto che nel momento in cui si fa la squadra, si verifica che squadra si è allestita e poi ci si confronta sul campo si deve lasciare aperta ogni possibilità. Sono convinto che se si centrano i prossimi acquisti, nel senso che arrivano calciatori adatti e di qualità, nulla ci è precluso. La sorpresa per i tifosi del Toro si chiamerà Darmian, D’Ambrosio, Basha giocatori che l’anno scorso hanno sofferto perché dovevano vincere e, se mi si passa il termine, stavano studiando e oggi sono assolutamente padroni del loro destino e per questo saranno una sorpresa. Il vero problema è chi verrà a integrarci e che cosa apporterà. Parlare degli obiettivi quando non si ha neanche la squadra non ha senso, se avessimo una squadra evidente e definita potrei parlarne, ma a oggi manca ancora qualche cosa, quindi aspettiamo”.