Ventura: “Oggi il pubblico si è sentito orgoglioso di tifare Toro”

27.04.2014 22:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Ventura: “Oggi il pubblico si è sentito orgoglioso di tifare Toro”
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Il mister ha sottolineato le linee guida per il futuro: andare o no in Europa per la società cambierebbe molto sul piano del calciomercato e le strutture, a prescindere o meno dalla qualificazione in Europa League, vanno migliorate tutte.

 

Cinquantadue punti, quattordici vittorie, sesto posto: questa è una domenica importante?

“Sì, oggi siamo a tre domeniche dalla fine e se il campionato fosse terminato saremmo in Europa e questo va a scontrarsi con tutto quello che era stato detto nove mesi fa. Negli ultimi mesi ho detto che questo gruppo meritava di essere gratificato, è un mese che siamo in emergenza e che ci mancano molti giocatori e fra chi è a disposizione molti si sono dovuti inventare un ruolo e Darmian che ha sempre giocato a destra ormai è in pianta stabile a sinistra, eppure continuiamo a lavorare con la stessa intensità, voglia e disponibilità di quando abbiamo iniziato il ritiro. Mi è stato chiesto se andremo o no in Europa, ma questo non è il mio problema, anche se è normale che essendo a tre partite dalla fine cercheremo di ottenere il massimo, ma il vero problema è se l’anno prossimo avremo questa stessa mentalità, umiltà, voglia di crescere e metterci in discussione. Dovremo vedere se saremo una squadra che esporta calcio propositivo in casa e fuori: questi sono i veri, grandi obiettivi. Altrimenti ritorneremo al qualunquismo di tre anni fa in cui se si vinceva si era bravi e se si perdeva si andava a casa, con questo tipo di mentalità non si va da nessuna parte e basta chiederlo alle società che in questo momento stanno lottando per la salvezza. Noi abbiamo cercato di cancellare tutto questo e di parlare di programmazione ed è stato obiettivamente non facile perché la strada non era in discesa, ma abbiamo parlato lo stesso di programmazione, di strutture, di costruire, di mentalità e di conoscenze, sono tutte cose che per tanto tempo hanno dato fastidio, però senza quelle non si va da nessuna parte, non si può ambire a niente. Oggi il pubblico è stato fantastico, ho sentito veramente il boato della Maratona e questo è sinonimo che questo gruppo ha trasmesso emozioni, il calcio è vivere e dare emozioni e oggi i calciatori le hanno vissute così come contro il Genoa, partita particolare, e le hanno trasmesse e penso che oggi il pubblico si sia sentito orgoglioso di tifare granata, che poi era la prima grande richiesta che ci era stata fatta tre anni fa. Quindi direi che tutto questo è importante e se andremo o no in Europa è l’ultimo dei nostri problemi. Qualcuno mi ha detto che andare in Europa sarebbe un dramma per la società e io dico assolutamente no perché significa fare esperienza e crescere ulteriormente, chiaramente cambierebbe molto sul piano del mercato, le strutture al di là dell’Europa vanno migliorate tutte e quando parlo di strutture intendo a livello di squadra e di società in generale. Sono tutte cose che tre anni fa era impensabile nominarle e oggi invece di nominarle le facciamo”.

 

Non pensa che la società abbia recepito che il percorso da intraprendere sia  di un certo tipo? Infatti ha già preso due giocatori Benassi e Jansson e il ritiro estivo a Riscone di Brunico sarà in una struttura di primo livello che in passato ha ospitato Roma e Inter.

“A Riscone prima della Roma e dell’Inter c’era stato il Cagliari quando io lo allenavo (ride, ndr). E’ chiaro che tutto quello che ho detto è figlio della società e non mio perché senza la società non si può fare assolutamente niente, la società c’era anche tre anni fa ma i discorsi erano diversi. Oggi spero, non dico che ci siamo riusciti, ma spero che si cominci a parlare in maniera diversa di come fare calcio e quale strada seguire per raggiungere gli obiettivi e nel non vivere nel qualunquismo della frase o del gesto bensì vivere di quello che si fa in campo, come la capacità che la squadra ha avuto oggi sul due a zero di chiudere la gara tenendo la palla fino alla fine, solo al 92’ abbiamo subito un calcio d’angolo. Queste sono le cose per cui il gruppo merita di essere gratificato, non sono figlie del caso, ma del lavoro, della disponibilità, della partecipazione dei giocatori. Per l’ennesima volta, ma lo facevo già tre mesi fa quando non si parlava d’Europa, faccio i complimenti alla squadra. Chi ha tempo si vada a rileggere quello che si diceva sei mesi fa”.

 

Forse avevate preparato la gara pensando che l’Udinese si schierasse con la difesa a quattro, invece di fatto è scesa in campo con un 3-5-2 a voi speculare, che cosa ha detto ai giocatori quando avete appreso del cambiamento?

“L’Udinese ha cambiato modulo dopo cinque minuti di gioco, ma noi eravamo assolutamente preparati infatti la cosa ci ha lasciati indifferenti. Oggi la squadra sa quello che fa e che cosa deve fare e quando e come farlo, poi è chiaro che sono gli interpreti a determinare i risultati, però è un gruppo assolutamente da alzarsi in piedi e da applaudire. Questo é un gruppo importante e forse non sarà ricordato in questi termini, ma sicuramente dovrà essere ricordato quando il Torino raggiungerà obiettivi più importanti perché gli obiettivi maggiori saranno figli di questo lavoro”.

 

La squadra sembra stare bene fisicamente, lasciando a parte gli infortuni. Rispetto alle altre concorrenti per lo stesso obiettivo il Torino, secondo lei, potrà reggere meglio in queste ultime tre partite?

“Certamente l’aspetto fisico inciderà nelle prossime partite, però non posso sapere come stanno le altre. La Lazio domenica scorsa sembrava morta e oggi ha vinto due a zero in trasferta, perché ha qualità e quindi può inventarsi il risultato in qualsiasi momento. Ma il problema non è come stanno gli altri, è come stiamo noi, come siamo noi e quello che vogliamo. Se si vanno a vedere le ultime dieci partite che la Roma ha giocato in casa si nota che le ha vinte senza neppure sudare e se c’era una squadra che avrebbe meritato di vincere con la Roma quella era il Torino: al 90’ Cerci sull’uno a uno si era presentato solo davanti al portiere e ha tirato fuori, al 91’ Glik a porta vuota anche lui ha messo la palla fuori e al 92’ abbiamo preso gol mentre effettuavamo un contropiede tre contro uno. Questo per dire che il risultato finisce per cancellare quel tipo di prestazione, però quella prestazione ci ha insegnato un’infinità di cose ed è come se avessimo vinto. Il problema non è chi incontri, avremmo potuto battere anche il Napoli infatti avevamo colpito due volte il palo e la traversa e Immobile a porta vuota non aveva mandato la palla in rete. Avremmo potuto battere la Lazio infatti vincevamo a pochi secondi dalla fine e poi c’è stato il gol del loro pareggio. Non ha importanza se alla fine si è vinto o no, invece ha importanza come si è affrontato l’avversario, cosa si è fatto, come sono state sviluppate le azioni. Ripeto, tre anni fa questi discorsi non si potevano fare e io spero che oggi non dico che si iniziano a fare discorsi diversi, ma si comincia a vedere con occhi diversi il lavoro di questi giocatori e il lavori di tutti quanti perché in mezzo c’è il lavoro di tante persone”.