Toro, risorgi...ti
Flavio Bacile
Ci credo, continuo a crederci, non posso fare a meno di crederci.
Lo farò fino a quando la classifica non dirà qualcosa di diverso, in un senso o nell’altro, poi tirerò le somme di un’annata brutta, bruttissima, che non mi ha riservato la benché minima soddisfazione, non l’ombra di un sorriso, ma solo tanta tristezza, un’infinita tristezza.
Cerco di scorgere qualcosa cui aggrapparmi, e purtroppo, oggi non lo trovo.
Sono un tifoso del Toro, mi esalto e mi deprimo per un non nulla, capitemi
I problemi che attanagliano questa squadra sono sempre lì, presenti come non mai, e quei due punti che ci separano dalla salvezza, mi appaiono più difficili da scalare dell’Everest, eppure, a pensarci bene, sono ancora solo due punti, per fortuna.
Tatticamente, con Camolese in panchina, si è visto qualcosa di diverso, ma non è detto che sia la cosa giusta, la forma è quella che è, e poi siamo a fine campionato e non si può essere al top, la paura di sbagliare partita ancora presente, lo noti dalla rapidità con cui ci si sbarazza della palla, dal fatto che si preferisce giocare quindi metri più indietro che non in avanti, senza poi un motivo consistente, dalle facce di questi ragazzi che rappresentano il Toro, tristi come la mia.
Di buono, c’è che anche le altre non stanno meglio, tranne il Chievo, che sta andando oltre ogni più rosea aspettativa, nessuno sembra avere le carte in regola chiamarsi subito fuori, Bologna, Lecce e Reggina marciano tuttora alla nostra velocità, stesse incertezze, stesse ansie, stesse paure.
Ha parlato Cairo, ma non ho saputo leggere niente di nuovo.
Tifosi chiamati a raccolta, ma il cuore della tifoseria non è mai mancato, squadra catechizzata, fiducia totale nel lavoro di Camolese, con i complimenti rimandati a tempi migliori, due parole sugli arbitri, ed una carezza a Rosina, carezza che mi sento di estendere, almeno per quanto mi riguarda..
Encomiabile l’intenzione di dare in beneficenza, alle vittime del terremoto che ha colpito l’Abruzzo, l’incasso della partita Torino-Catania; la solidarietà per una società come il Torino, che ha una storia di sofferenza alle spalle importante, è un “obbligo” morale al quale personalmente non mi sento di sottrarmi.
Chiaro che di fronte a tali tragedie non c’è nulla che regga il confronto, tanto meno il calcio con tutte le sue problematiche “irreali” e così lontane dalla realtà, e che nulla che si scriva o si dica a voce può essere utile ed efficace per quelle popolazioni quanto un gesto di solidarietà diretta, in prima persona, oppure indirettamente attraverso il sostegno di associazioni che operano in Abruzzo.
Per il Toro, intanto, l’ennesima partita della vita della stagione, con l’impressione non velata, che non sia neanche l’ultima, da affrontare come si affrontano le partite decisive, cuore, carattere, grinta, determinazione, voglia di stupire e di stupirsi, consci che le finali diventano sempre meno.
Banale sottolineare che contro il Catania, il Toro, deve assolutamente conquistare i tre punti, è così palese che sembra una sottigliezza rendere evidente la tal cosa, eppure non lo è per niente.
Il Catania non è una vittima designata, non è assolutamente una squadra materasso, ne si prevede l’uso del pallottoliere per tener di conto le reti segnate.
Sarà, a mio modo di vedere, una partita anche brutta, da vincere con pazienza, magari sfruttando l’unico episodio a favore dell’intera partita; di certo, come è già successo a Palermo, nessuno ci regalerà nulla, ne la squadra avversaria, ne certamente l’arbitro, il Toro dovrà conquistarsi tutto con le proprie mani, senza omaggi e favoritismi.
Tutto questo se il Toro “risorge”, e lo deve fare da solo.
Il resto, “la cornice”, può dare solo un aiuto psicologico, una spinta emotiva più o meno importante, ma pur sempre esterna al rettangolo verde, quindi in definitiva fuori dai giochi che contano.
Se, bastasse la tifoseria per vincere le partite, il Toro avrebbe vinto almeno trenta campionati consecutivi, e questo evidentemente non è successo.
Quindi Toro risorgi, anzi……..
TORO RISORGI….ti