Toro, nel segno di Bianchi
Flavio Bacile
Che Bianchi fosse la stella del campionato cadetto non vi era alcun dubbio, che potesse diventare il leader, il trascinatore di questa squadra, lo si è capito appena ha indossato la fascia di capitano, conservando però la solita umiltà, parlando sempre senza spocchia o presunzione alcuna, poche parole forse, ma quelle che contano e dette nel momento giusto.
E parla da capopopolo Bianchi, conscio che il difficile è ancora da farsi. Prima però due parole sulla partita contro il Sassuolo di Pioli, che il Toro lo cercava per “vendicare” chissà poi…….. cosa: “ Abbiamo disputato una partita eccezionale, siamo stati bravi, molto bravi, e non era facile. Volevamo vincere, e ci siamo riusciti. Un grazie particolare a questi tifosi straordinari, che ci hanno trasmesso il loro affetto e caricati in un modo incredibile”.
L’attenzione è massima per la prossima partita, e Rolando ha capito bene che, la prima partita, quella che si giocherà al Comunale può essere determinante: “ Siamo in finale, ci attendono due grandi partite, voglio vedere uno stadio stracolmo, perché la nostra gente può darci veramente una grande mano. Conquistare la serie A con il Torino è il mio principale obiettivo, ma anche quello di tutta la squadra. Un gruppo così si merita la promozione, ed io non vedo l’ora di giocarla questa partita”. Ed è sempre Bianchi, il capitano, che parla del suo presente e del suo futuro, e, per uno che ha segnato una valangata di gol quest’anno, sono parole che hanno un peso non indifferente: “Sono rimasto a Torino per questa gente, per riportare il Toro in serie A, e vi posso assicurare che è il mio unico pensiero. Avevo un debito di riconoscenza da pagare, i primi sei mesi della passata stagione i tifosi granata non hanno visto il vero Bianchi, e voglio togliermi questo peso dalla coscienza. Il futuro? Prima riporto il Toro in serie A, poi vedremo cosa succederà”.
Ma la partita vinta contro il Sassuolo ha anche altri padri, e non solo l’immenso Bianchi, a cominciare da Scaglia, esterno per vocazione, autentica rivelazione di questo finale di campionato, autore di una prestazione da incorniciare, con un gol, un assist, una traversa ed una serie di giocate d’alto spessore. Ottimo il ritorno di Garofalo, che ha ridato profondità alla fascia e quello di Ogbonna, che non ha concesso nulla ad una vecchia volpe come Zampagna. Buona, anzi buonissima la partita di Pestrin, con l’unico neo dell’ennesimo giallo rimediato, di D’Ambrosio, tornato su standard altissimi, di Loria, che ha riscattato l’errore dell’andata, e l’apporto fornito da Barusso entrato a partita in corso. Positiva la prestazione di tutto il resto della squadra. Ottimo, se non decisivo, l’impatto sulla partita di Colantuono, che ha “indovinato” proprio tutto, formazione iniziale, strategia, cambi, variazione di modulo durante l’incontro.
Ora ci attendono 180 minuti di autentica passione, il Brescia deve dimostrare di essere la terza forza del campionato, il Toro di valere la serie A, e magari far scoprire a Corioni di essere la compagine più forte del campionato. E lo può fare in un unico modo, facendo meglio del Cittadella. A questo Toro puoi chiedere tutto, anche regalarti due partite per un sogno.