Torino-Livorno. La presentazione
Il contratto di Ogbonna, la squalifica di Bianchi, le sirene di mercato. Tutte argomentazioni valide a soddisfare il palato dell’ambiente granata. Ma è suonata la campanella per il Toro. All’Olimpico arriva il Livorno, ed è indispensabile ritrovare il feeling con la vittoria. I tre pareggi consecutivi -ognuno con analisi differenti- hanno riportato il gruppo di Ventura sulla Terra, evidenziandone i nei scoperti: flessione psicofisica, rosa incerottata e attacco sterile, conseguenza della prevedibilità offensiva. Quella con i labronici è “un crocevia delicato”, afferma il tecnico genovese. Rappresenta la tappa preparatoria al doppio scontro ravvicinato con Padova e Pescara. Ma il calendario della 17^ giornata potrebbe dare una mano alla capolista: con la collisione incrociata Verona-Reggina e Sassuolo-Padova, i granata possono approfittarne con un rilancio dalla duplice valenza.
Ventura può procedere con le prime mosse della partita a scacchi contro Novellino. Se le assenze di Guberti, Surraco, Suciu, Darmian e capitan Bianchi (ma con i veneti di Dal Canto tornerà) sono già in archivio, il recupero di D’Ambrosio ed Ebagua fanno tirare un sospiro di sollievo al mister ex Pisa. Con Morello non convocato, sarà Gomys a fare da vice Coppola, il quale comanderà una difesa che dovrebbe prevedere Ogbonna e Glik centrali con il diffidato Parisi a sinistra. Il modulo prediletto da Ventura non ha la sicurezza di essere attuato. Con l’ex di turno Iori inamovibile dovrebbe fare coppia Basha, mentre con un centrocampo a tre, ecco Vives, ancora tutto da scoprire sotto la Mole. Stevanovic e Antenucci si mantengono in testa alle preferenze per le corsie esterne, in appoggio alla coppia quasi inedita Sgrigna-Ebagua, smaniosa di rispondere a qualche mugugno serpeggiante nella tifoseria. L’unico dubbio nella testa del mister riguarda Verdi, in rampa di lancio. La trama delle ultime settimane non cambia: solo all’ultimo saranno svelate le carte per lasciare a bocca asciutta Novellino e il suo Livorno.
Il tecnico di Montemarano firmerebbe subito per rovinare il weekend a Urbano Cairo, come accadde lo scorso anno; la doppietta di Tavano condannò il primo Toro targato Papadopulo ad un’altra ondata di tristezza, facendo gonfiare il petto a Monzon dinanzi al suo ex stadio. Tuttavia, la sua panchina è condizionata da alcune scosse d’allarme, rispetto al quella gara di fine inverno. Va in onda infatti un deja-vù, con diverse analogie a quel fine ottobre 2009, quando all’Olimpico consumò la sua ultima serata da allenatore della Reggina, messo ko dall’undici di Colantuono. Novellino è costretto a spingere una formazione formato altalena, tra prestazioni sorprendenti (a Genova con la Samp e contro il Pescara) alternate ad altre sconcertanti (Ascoli, l'ultima in ordine di tempo), figlie legittime di una rosa di virgulti affiancati da vecchie volpi non sempre all’altezza come Belingheri e Barone, autori di due reti ciascuno sinora. Ma il 4-4-2 novelliniano può infastidire la capolista, puntando su un rendimento esterno migliore di quello casalingo, sulla terza difesa del torneo e su una coppia di bomber, Paulinho-Dionisi, che sogna sfracelli nel pomeriggio torinese. L’attaccante reatino, a secco da dieci turni, ha uno stimolo particolare quando incontra il Toro: sono tre i sigilli messi a segno, con la Salernitana due anni fa e con i labronici. La seconda vendetta dell’ex guida della Sampdoria, dovrebbe essere servita da questi interpreti: Bardi tra i pali, Perticone, Knezevic, Lambrughi, Miglionico in difesa, Luci, Filkor e gli ex Genevier e Schiattarella a centrocampo, con il duo citato prima in cerca dei 90’ della maturità.
La divisione della posta in palio non è una soluzione auspicabile per entrambe. Il Toro vede alle spalle i fari puntati di Sassuolo e Pescara, mentre il Livorno con 20 punti rischia di essere confinato in una zona assai pericolosa della classifica. L’ipotesi della noia pare essere scongiurato. Ma tre punti granata conditi da alcuni sbadigli verrebbero comunque accolti da un’ovazione.