Sirigu ne "Le Ragioni del Cuore". O delle coppe europee?
Rifiutato dal Cagliari ad appena quindici anni d'età, dopo una settimana di provini per le giovanili rossoblù, per Salvatore Sirigu, nuorese di origini, tornare nel capoluogo della propria regione natia da titolare designato - e pressoché inamovibile, - rappresenterebbe un successo inestimabile a livello umano, prima ancora che sportivo e professionale. Pluricampione di Francia col Paris Saint-Germain, lungo la prima metà abbondante del passato decennio, il portierone granata, reduce da un quadriennio al Toro felice soprattutto dal punto di vista individuale (con la seconda metà della stagione 2018/19 come picco assoluto), starebbe sognando il rientro in Sardegna. Lo riportano svariate fonti, lo suggerisce - apparente ossimoro - la logica dei sentimenti.
A complicare il possibile affare, che sarebbe in ogni caso innescato dalla (probabile a prescindere) cessione di Alessio Cragno, la presenza della Juventus sulle sue tracce. Salutato definitivamente il Buffon calciatore, chiuse le porte al ritorno di Perin, e confermato Wojciech Szczesny come interprete principale tra i pali, i bianconeri di Vinovo cercano un secondo portiere d'esperienza, in grado, all'occorrenza, di alternarsi tra panchina e i tre fronti. Da Skorupski all'ex-Mirante (quest'ultimo accostato anche al Toro), da Ospina a Romero, con Diego Alves ultimo nome emerso nella lista di Cherubini, Sirigu appare però il primo della lista: ingaggio abbordabile per i parametri bianconeri, costo del cartellino ormai ridotto all'osso, le ragioni del prestigio, e della possibilità di tornare a giocarsi un titolo nazionale, per non parlare della Champions League, tante le ragioni per cui l'affare, con buona pace della susseguente delusione di buona parte del pubblico granata, potrebbe andare in porto.
Chiedere a Sirigu di rinunciare a prescindere a un'opportunità di questo calibro sarebbe ragionevole, o pretenzioso e puerile? Ai posteri l'ardua sentenza. Quel che è certo, è che Valterino non sarebbe il primo, né probabilmente l'ultimo, a trasferirsi da una sponda all'altra del Po sabaudo, anche senza passare dal via. Da Balzaretti a Ogbonna, passando per Tomàs Rincòn. In uno spirito, detto all'americana, affine all'adagio looking at the big picture.