Salutata l’Europa si punta sul campionato per tornarci subito
Alle notti magiche d’Europa League ci si fa subito l’abitudine e dover tornare a guardare in televisione le altre squadre che proseguono il cammino non dà gratificazioni e rode un po’, forse anche un bel po’. Il Torino è uscito a testa alta dalla competizione internazionale consapevole che la strada intrapresa è quella giusta, ma che per essere competitivi davvero serve più esperienza da parte di tutti i giocatori e una rosa un po’ più ampia, che permetta all’allenatore di schierare sempre la miglior formazione possibile e non doversi accontentare di utilizzare i giocatori che in quel momento sono a disposizione.
Riflettendo sulla partita di San Pietroburgo, che è poi quella che negativamente ha condizionato anche la seconda con lo Zenit all’Olimpico, Ventura poteva evitare di schierare Benassi titolare e mandare in campo Farnerud o Vives fin dall’inizio, avrebbe dovuto sapere che il giovane Marco ogni tanto si fa prendere dall’irruenza e quindi mandarlo nella mischia di una partita così delicata poteva essere un rischio, come poi effettivamente è stato. Se si riflette anche sulla compilazione della prima lista dei giocatori consegnata alla Uefa i rimpianti aumentano perché c’erano Nocerino, Sanchez Miño, Larrondo tutti “fatti fuori” a gennaio per volontà di Ventura, poiché non li riteneva idonei e si deve aggiungere Barreto che in granata è rimasto, ma che non viene mai convocato né in coppa né in campionato. Peccato che un allenatore di lungo corso come Ventura durante il lungo ritiro estivo non abbia capito che ben quattro giocatori non erano funzionali alla squadra che lui stava allestendo prima di tutto caratterialmente e poi forse anche al tipo di gioco che lui vuole. Discorso diverso è quello sulle scelte effettuate durante il mercato estivo e invernale, quando il budget non è illimitato cambiare ben dodici giocatori e prenderne più di uno giovani e provenienti da campionati esteri vuol dire giocare un po’ d’azzardo e se poi nella sessione invernale non si corre adeguatamente ai ripari si finisce per non giocarsela fino in fondo sul campo. Ormai è fatta e non si può più tornare indietro e anche le scelte sui giocatori vanno a completare il bagaglio d’esperienza che il Torino ha accumulato in questo suo percorso in Europa, comunque da applausi.
Adesso rimane un unico obiettivo, anche se tutti in società si ostinano a ripetere che non ci sono obiettivi e che si deve giocare partita per partita e cercare sempre di vincere e poi vedere alla fine dove si è arrivati. Ma l’obiettivo c’è eccome ed è quello di ritornare subito a disputare l’Europa League. Per riuscirci ci vorrà un’impresa perché è indispensabile almeno arrivare al sesto posto in campionato. Oggi quel posto è occupato dalla Sampdoria che ha quarantacinque punti, gli stessi della Fiorentina che è quinta, e il margine di vantaggio di queste due squadre sul Torino è di nove punti e in mezzo ci sono anche Genoa e Inter a quota trentasette, con i rossoblù che devono recuperare la partita con il Parma (mercoledì quindici aprile alle 18,30). Il Torino con i suoi trentasei punti ha a disposizione undici giornate per superare almeno tre squadre, se non è un’impresa questa che altro è? Già a iniziare da domenica sera il Torino dovrà vincere, il calendario offre un turno facile ai granata perché affronteranno il Parma, ultimo in classifica con nove punti e con tre di penalizzazione, fallito a livello societario e con la squadra costretta comunque a giocare. Con un avversario in queste tristi e sconcertanti condizioni pretendere la vittoria del Torino è veramente poca cosa. L’Europa è lì, però bisogna andare a prendersela.