Rinforzi e correzione degli atavici difetti per far ripartire il Toro
La vittoria sul Cesena é stata per il Torino una grande boccata d’ossigeno, ma questo non basta per cancellare gli oggettivi problemi legati al gioco e all’organico. Qualcuno, forse, ritiene che l’aver chiuso il girone d’andata al tredicesimo posto, essere a più sei dalla terzultima e soprattutto avere quattro punti in meno dell’anno scorso e aver raggiunto i sedicesimi di finale d’Europa League sia tutto sommato un andamento abbastanza positivo e di conseguenza non sia il caso d’affannarsi più di tanto per apportare chissà quali miglioramenti, tenendo anche conto che raggiungere il quinto posto finale, che garantirebbe la partecipazione all’Europa League della prossima stagione, é classifica alla mano pressoché impossibile. Infatti l’attuale quinto posto è occupato dalla Lazio che ha trentuno punti e anche il sesto, che potrebbe ancora rivelarsi utile a seconda di chi disputerà la finale di Coppa Italia, è appannaggio della Fiorentina che di punti nel girone d’andata ne ha conquistati trenta. E’ evidente che per il Torino, come per qualunque altra squadra al suo posto, risalire così tanto la graduatoria sarebbe un’immensa impresa perché prima dovrebbe superare Udinese (24 punti), Sassuolo (25), Palermo, Inter e Milan (26) e Genoa (28) e poi ancora andare a lottare con Fiorentina e Lazio. Fantacalcio.
Concettualmente il ragionamento è anche fondato: tutto sommato il girone d’andata non si è rivelato così tanto deficitario (i famosi quattro punti in meno) rispetto a quello dello scorso anno e che per quanto si possa migliorare la rosa più di tanto non ne varrebbe la pena perché il quinto posto è irraggiungibile. Ma se esiste un progetto per portare il Torino a stabilirsi nella parte sinistra della classifica finalizzato anche al partecipare assiduamente - magari non tutti gli anni, ma comunque diciamo in media uno si e uno no - all’Europa League, allora bisogna intervenire subito sia in sede di mercato sia sul gioco. Troppe volte in questa prima parte della stagione la manovra ha lasciato a desiderare e in troppe partite la squadra ha arretrato il baricentro attendendo l’avversario senza andare a pressarlo per iniziare la manovra offensiva. Difetto quest’ultimo che si é verificato anche con squadre come il Cesena, esempio più recente in ordine cronologico, che tutte le volte che veniva pressato andava un difficoltà confermando che se ha una tra le peggiori difese del campionato un motivo c’è. Se il Torino ha un atteggiamento di questo tipo non dipende solo dalla qualità dei giocatori, ma anche da come viene preparata la partita, quindi dalle direttive dell’allenatore. Gli errori individuali invece sono imputabili solo ai giocatori che devono evitare di commetterli mantenendo sempre la massima concentrazione.
Dall’apertura del calciomercato sono passati quindici giorni ed è arrivato il solo Maxi Lopez, che ha già segnato un gol e pesantissimo poiché ha portato i tre punti con il Cesena, però non può essere considerato la panacea dei problemi in attacco, così come non è sufficiente il contemporaneo ritorno al gol di Quagliarella, sicuramente è un primo passo avanti positivo, ma non basta. Ilicic, Defrel, il sogno impossibile o quasi Osvaldo, Lazaros, Krsticic, Kucka, Zapata o anche altri possono essere i rinforzi utili, a patto che arrivino più in fretta possibile, che siano graditi a Ventura, che si lavori intensamente in allenamento per evitare sviste individuali in partita e che il gioco sia impostato realmente per attaccare l’avversario con verticalizzazioni che scaturiscono dall’imporre il proprio gioco e non da occasioni estemporanee quando sono gli altri a commettere errori e a regalare la palla.
Aiuti dal mercato e una modifica del gioco possono regalare al Torino un girone di ritorno migliore di quello d’andata, in modo che dalla prossima stagione si possa tornare ad avere come obiettivo i posti utili per l’Europa League per non frequentare il palcoscenico internazionale solo una volta ogni tanto.