Piacciono le dichiarazioni di Cairo sul mercato del Torino: chiuso
Gli addetti ai lavori sono un po’ scettici perché di norma fino all’ultimo secondo il calciomercato può rivelare sorprese, ma in questi giorni il presidente del Torio Cairo ha più volte ribadito che oltre a Darmian nessun altro gioiello granata sarà ceduto, quindi Maksimovic e Peres restano, e con l’arrivo di Belotti la rosa è al completo, quindi non verrà preso nessun altro giocatore. Ieri a Radio 24 il presidente ha ribadito il concetto e a questo punto è doveroso credergli. Solo Cairo può smentire se stesso, ma non ha nessuna convenienza nel farlo, nessuno l’ha obbligato a fare certe dichiarazioni così perentorie e di conseguenza avendo detto: “Il mercato del Toro è ufficialmente chiuso”, frase inequivocabile, vuol proprio dire che questo è lo stato dei fatti e ora tocca a Ventura e ai giocatori dimostrare quanto valgono.
Sarebbe stato bello se il presidente avesse anche detto chiaramente qual è l’obiettivo stagionale, ma forse questo è chiedere troppo, magari con il tempo si arriverà a una tale mentalità tipica delle grandi squadre, abbandonando la paura di fissare dei traguardi e confrontarsi con essi alla fine della stagione per vedere se sono stati raggiunti oppure no. Fissare un obiettivo comporta mettersi in gioco fino in fondo e assumersi responsabilità precise prendendosi i meriti se tutto fila liscio oppure assumendosi la paternità degli errori nel caso in cui non si raggiunga il risultato prefissato. Cairo non sembra proprio persona che non abbia questo coraggio, piuttosto forse non è ancora dell’idea di dare ai suoi massimi collaboratori quell’autonomia e quella responsabilità che comporta fissare un obiettivo e doverlo raggiungere.
Il Torino è cresciuto negli ultimi anni passando dall’essere una società nella quale si navigava a vista, finendo per essere spesso in balia dei venti e della forza del mare, all’essere una realtà calcistica che sta nella massima divisione ed ha ambizioni internazionali. C’è ancora della strada da percorrere perché il club granata diventi una società che fa parte del gota del calcio europeo. Le possibilità economiche forse non porteranno mai il Torino a essere fra le società più importanti, quelle che vincono i campionati d’appartenenza a ripetizione e che disputano le semifinali o la finale di Champions League, ma potrebbe ambire a entrare nel novero di quelle che con regolarità si piazzano a ridosso delle posizioni di vertice in Italia e disputano l’Europa League, magari arrivando a vincerla. Questo è un traguardo raggiungibile prova ne è che negli ultimi anni l’Europa League è stata vinta dal Siviglia (2015 e 2014), dal Chelsea (2013), dall’Atletico Madrid (2012 e 2010) e dal Porto (2011). Puntare a far sì che il Torino sia come queste società è nelle intenzioni di Cairo? Se la risposta è sì allora sicuramente il 31 agosto alle 23 e 01 la rosa sarà identica a quella odierna e nelle prossime sessioni di calciomercato si agirà come in questa: dare all’allenatore l’organico quasi al completo per l’inizio del ritiro formato da giocatori non scommessa, ma che hanno già dimostrato qualche cosa e che in prospettiva possono crescere ulteriormente; cedere al massimo un giocatore per far cassa e investire subito i proventi. Porre degli obiettivi, accettandone le relative pressioni, e pretendere, da se stessi e dagli altri, che siano raggiunti è il passo per diventare una società di livello internazionale.