Per il Torino il momento è decisivo: o cambia subito trend o resta nella mediocre zona di mezzo
E’ inutile cercare di dare un aspetto diverso alla realtà perché nel calcio contano i risultati e quelli del Torino sembrano essersi assestai negli ultimi anni in quella zona di mezzo. Questo per alcuni rappresenta il traguardo della tranquillità che ha portato via la paura del sali-scendi fra la serie A e la B con anche la permanenza per più campionati nella cadetteria, invece, per altri questa zona di mezzo equivale alla mediocrità di non riuscire ad andare oltre aggravata dal fatto che ci sarebbe la possibilità di elevarsi. In estate Cairo non ha ceduto, a parte il prestito di Ljajic, nessuno dei big, Sirigu, N’Koulou, Baselli, Falque e Belotti, e ha preso oltre ad alcuni calciatori interessanti, sconosciuti ai più ma che si sono rivelati non male, come Meïté, Ola Aina e Djidji, un difensore affidabile come Izzo e per finire due giocatori che nelle intenzioni dovevano fare la differenza come Zaza e Soriano e che però finora hanno molto deluso. L’investimento per consegnare a Mazzarri una squadra competitiva ha portato ad un saldo negativo fra entrate e uscite di una trentina di milioni, mai prima il presidente granata aveva fatto tanto.
E’ evidente, quindi, che nelle intenzioni della società granata c’era il voler ottenere risultati superiori a quelli delle stagioni passate. Allo stato attuale, però, i risultati ottenuti dalla squadra sono identici a quelli dello scorso campionato a parità di partite disputate (dodici): diciassette punti frutto di quattro vittorie, cinque pareggi e sei sconfitte con diciassette gol realizzati e quindici subiti, solo quest’ultimo dato è migliore poiché le reti incassate sono quattro in meno. La classifica premia per certi aspetti un pochino di più il Torino perché la squadra di Mazzarri occupa il nono posto in coabitazione con Fiorentina e Parma ed è distante solo un punto dall’Atalanta che è ottava, due da Roma e Sassuolo che sono seste e quattro dal Milan che è quinto. Mentre nel campionato passato il Torino di Mihajlovic era si ottavo e il distacco dal settimo posto occupato dal Milan era di due lunghezze, ma quello dal sesto (Sampdoria) era di sei e dal quinto (Roma) di dieci e per di più blucerchiati e giallorossi avevano disputato una gara in meno. Mihajlovic prima che iniziasse il girone d’andata con la squadra al decimo posto della graduatoria e con venticinque punti fu sostituito da Mazzarri che chiuse l’annata al nono.
Il fatto che in questo campionato la classifica sia più compatta permette alle squadre che puntano all’Europa League di migliorare la loro posizione con una vittoria se le dirette concorrenti incappano in un passo falso o comunque di mantenere invariate le distanze in caso di risultati identici delle altre formazioni, ma allo stesso tempo la concorrenza è ancora più agguerrita proprio perché tutte le squadre hanno gli stessi vantaggi e di fatto i medesimi svantaggi. Le prestazioni altalenanti e i relativi risultati mettono Mazzarri e i giocatori nella condizione di dover subito cambiare trend oppure finiranno per disputare un campionato fotocopia di quello della stagione scorsa, punto più punto meno, posizione più posizione meno in classifica. Riuscire a dare continuità ai risultati positivi è urgente perché è proprio in questo momento della stagione che si deve sbaragliare la concorrenza poiché più passa il tempo e maggiori sono i rischi di non riuscire a farlo in quanto inevitabilmente la classifica si allungherà e il passato ha ampiamente insegnato e dimostrato che i punti lasciati per strada non si recuperano, a maggior ragione se la concorrenza è folta ed agguerrita.