Per capire che cos’è il Toro i giocatori dovrebbero ascoltare le parole di Mondonico
Ha detto bene il presidente Cairo, intervenendo ieri pomeriggio ai microfoni di Radio 24 nella trasmissione “Tutti Convocati”, ricordando Mondonico: “Insieme alla sedia alzata ad Amsterdam per un rigore non dato e ad altre cose che ha fatto come allenatore del Torino Emiliano Mondonico rappresenta il tremendismo granata, la voglia di non mollare mai e di superare i propri limiti. E’ una perdita importante perché era una sorta di papà granata”. Ai giocatori del Torino, soprattutto agli attuali, bisognerebbe far sentire una raccolta dei pensieri di Mondonico per far capire loro che cos’è il Toro in modo che quando sono in campo durante le partite riescano a superare i propri limiti e non mollando mai diano il tutto per tutto, sicuramente uscirebbero sempre fra gli applausi della gente del Toro e non farebbero figuracce come accaduto troppo spesso negli ultimi tempi.
“Dobbiamo fare come gli indiani contro i cowboy” frase che come ha ricordato Roberto Cravero amava dire spesso Mondonico ai suoi giocatori e che voleva dire che forse le battaglie le vincono sempre i cowboy, ma spesso gli indiani in alcuni momenti li mettono in difficoltà. Parole che motivavano i calciatori e che erano molto significative. E all’inaugurazione del nuovo Filadelfia si augurava che: “Tutti quanti riescano a capire che cosa vuole dire questo stadio perché, secondo me, allenarsi in questo stadio vuole dire avere dieci punti in più in classifica”. E a proposito degli allenamenti a porte chiuse: “Sarà l’entusiasmo e l’interesse della gente a ricreare lo spirito che c’era al Filadelfia quando il Torino era Toro”. E sempre sul nuovo Filadelfia: “Se uno s’innamora di qualcuno o di qualche cosa non è bello o brutto, ma è innamorato perciò è chiaro che sarà sempre e comunque meglio di tutti gli altri”.
Mondonico non era uno che quando parlava alzava il tono della voce, ma con garbo riusciva ad esprimere concetti importanti, valori. Per questo le sue parole saranno sempre un valido insegnamento, ma bisogna avere la voglia di ascoltarle e soprattutto di farle ascoltare. Il Torino in questi anni ha perduto buona parte del suo dna e questo ha avuto enormi ripercussioni sui risultati. Il calcio è cambiato, è sempre meno romantico e sempre più business, ma in certe realtà come il Torino per riuscire a raggiungere degli obiettivi c’è bisogno di ritrovare quello spirito pane e salame accompagnato da un buon bicchiere di vino come piaceva a Mondonico che con al sua saggezza legata al mondo agricolo e alla terra è stato l’ultimo allenatore che ha fatto vincere qualche cosa al Torino, la Coppa Italia del 1993 e che ne ha portato avanti quel fil rouge, meglio granata, che parte dal Grande Torino, passa da Radice e dall’ultimo scudetto e dal suo Toro e che poi è rimasto arrotolato in attesa che qualcuno lo dipani per scrivere altre emozionanti e belle pagine di Storia del Toro.