Papadopulo: "Infondere sicurezza e autostima, ma i giocatori devono dare di più"
Giuseppe Papadopulo ha firmato un contratto con il Torino fino a fine stagione, con un’opzione per il prossimo campionato in caso di promozione in serie A. Faranno parte del suo staff Giancarlo Oddi, suo vice, Luca Brunetti, collaboratore tecnico, il preparatore atletico sarà Rocco Perrotta, che finora si occupava del recupero dei giocatori infortunati, e come preparatore dei portieri rimarrà Raffaele Di Fusco. Con il nuovo allenatore, quando la squadra svolgerà allenamenti tattici lo farà a porte chiuse, mentre la ripresa degli allenamenti e la partitella infrasettimanale si svolgeranno sotto gli occhi del pubblico.
CAIRO. La decisione di esonerare Lerda è stata molto sofferta, l’abbiamo presa questa notte io e Petrachi, perché credevo e credo ancora che sia un allenatore capace e che farà una grande carriera. Stimo Papadopulo, che è un tecnico di grande esperienza e che ha fatto bene in tutte le categorie. Di lui ho avuto molte notizie positive, ma l’ho conosciuto di persona per la prima volta ieri sera. In questa stagione nessuno ha remato contro, ma ora dobbiamo pensare al futuro e non al passato. Non è opportuno fare un bilancio adesso, ci sarà tempo e modo per farlo, ovviamente io e Petrachi in privato abbiamo fatto le opportune valutazioni e sappiamo che, per il momento, non sono arrivati i risultati sperati. Non ho mai pensato di aggiungere allo staff dirigenziale un motivatore, credo che questo ruolo spetti all’allenatore perché è lui che sceglie la formazione. Lerda mi ha ringraziato dell’aiuto che gli ho dato e di tutto. Era molto dispiaciuto, ma al contempo l’ho sentito molto forte. Il calcio dà tante possibilità e secondo me lui farà bene.
Oggi terrò un discorso breve alla squadra, c’è poco tempo e poi i giocatori sanno come la pensiamo sia io sia Petrachi e che siamo loro sempre molto vicini. Sarà il mister Papadopulo a parlare.
PAPADOPULO. Saluto tutti con grande affetto e confermo quanto ha detto il presidente sul primo incontro che abbiamo avuto ieri in tarda serata. Infatti ho in faccia i segni della nottata, ma spero di essere fresco per il primo allenamento che si svolgerà fra poco. Quando Cairo mi ha chiamato non ho avuto dubbi e ho detto subito sì. Sono speranzoso e di natura un inguaribile ottimista e confido di poter fare bene al Torino con la collaborazione di tutti, in modo da raggiungere gli obiettivi che la società si era prefissa a inizio stagione. La squadra deve ritornare ad occupare la posizione che le spetta di diritto. Finora avevo seguito un po’ tutto il campionato di serie B, quindi anche il Torino. Due anni fa avevo sperato di venire ad allenare il Toro poi fu chiamato Camolese, che è un amico, e solo dopo ho chiamato il presidente Cairo per una chiacchierata che deve aver posto le premesse per il mio arrivo oggi.
Ci sono dei campionati che non iniziano nel migliore dei modi e in questi casi dare una sferzata può essere utile per cambiare la tendenza senza però creare grossi traumi. Al gruppo bisogna conferire autostima, ma ci vorrà la disponibilità di tutti i giocatori, perché sono loro che vanno in campo e devono cambiare l’indirizzo. Partiremo da quello che è stato fatto di buono fino a ieri, non azzereremo il passato, ma cercheremo di cambiare direzione.
Sono venuto a Torino con idee che devono essere rapportate al poco tempo che abbiamo a disposizione, dodici partite. E’ mia abitudine tenere in considerazione tutti i giocatori, perché tutti sono utili a prescindere dal modulo con il quale giocheremo. In passato non mi è mai capitato di lavorare con qualche giocatore di questa rosa, ma non considero questo uno svantaggio, anzi potrebbe essere un vantaggio. Con i miei collaboratori cercherò di far emergere da ogni giocatore il meglio. I calciatori però dovranno mettere la concentrazione e l’attenzione, chi non dimostrerà queste caratteristiche in campo la volta dopo non giocherà. Nel calcio moderno anche le grandi squadre faticano se nell’uno contro uno non si salta l’uomo, il Torino deve migliorare qualche cosa nella consistenza difensiva. Bisogna fare un gol in più e prenderne uno in meno. Non c’è vittoria senza difesa.
Per dimostrare autorità non c’è bisogno di battere i pugni sul tavolo: io cercherò di convincere i giocatori, senza stravolgere la personalità di nessuno, a fare quello che riterrò utile per il bene della squadra. Non faccio distinzioni fra giocatori più o meno giovani, ma a seconda dell’età si parla e ci si rapporta con loro in modo diverso. Non ho mai offeso pubblicamente un mio giocatore e non lo farò mai, ma, se occorre, in faccia parlo a muso duro. Conosco un solo giocatore attraverso il quale la squadra poteva passare era Maradona. Bianchi è un finalizzatore, ma deve essere corroborato dai compagni, l’attaccante deve stare all’interno del modulo tattico.
Il mio fiore all’occhiello, da quando alleno, è stato il Siena che sono riuscito a portare in serie A e avevo in squadra molti giocatori che provenivano proprio dal Torino. Non parlo del Bologna per non mancare di rispetto al Torino. Sono orgoglioso di non essere mai stato sponsorizzato da nessuno. Sono un allenatore contadino perché mi piace la natura e la campagna. Mi dipingono come un sergente di ferro, ma non sono così. Sono una persona scherzosa, ma in campo faccio l’allenatore, poi fuori sono il primo amico dei giocatori e se vogliono venire a mangiare una pizza sono ben contento. Anche quando giocavo ero un sanguigno, forse per questo ho questa nomea. Nella vita sono un normalissimo padre di famiglia.
Mi auguro che l’indifferenza dei tifosi stia il più lontano possibile. Una contestazione finalizzata a migliorare fa anche bene, ma bisogna remare tutti nella stessa direzione. La società è forte, la tifoseria è importante, la città è molto legata alla squadra. La tifoseria granata è conosciuta come una di quelle da portare ad esempio. I giocatori devono sapere che i tifosi vengono al campo per incoraggiarli. Dobbiamo puntare alla stessa meta perché solo così si raggiungono gli obiettivi: società, giocatori, allenatore e tifosi tutti uniti. Chiedo anche ai giornalisti la mezza parolina che può servire a dare fiducia ai giocatori, c’è bisogno che il gruppo ritrovi fiducia e autostima. Ci vuole rispetto reciproco fra tutti. Sfido chiunque a dire che i giocatori del Torino sono dei brocchi, ma bisogna far sì che dimostrino il valore che da tutti è riconosciuto a loro. Non mi piace fare proclami, ma neanche preoccupare o deludere. Gli obiettivi si raggiungono perseguendoli e inseguendoli. Garantisco attaccamento, professionalità, e serietà.
Mi sorprenderei se Novellino non venisse a Torino per fare bene, esattamente come voglio fare io. Sono pisano, ma di estrazione livornese e mi sento più vicino a quest’ultima città. Al Pisa non ho portato bene e mi vedono come il gatto nero. Si deve pensare positivo, una volta sola non si sono disputati i playoff, speriamo che quest’anno questo si possa scongiurare e che si facciano.
PETRACHI. La decisione di un ritiro anticipato spetta al mister, non ci sono esigenze punitive. Io non sono mai entrato nelle scelte tecniche e non lo farò mai. Quando le cose non vanno bene è normale che gli spogliatoi non siano completamente uniti. La perplessità maggiore che avevo è che si ricadeva sempre negli stessi errori e quando gli errori si ripetono diventano preoccupanti. I giocatori non devono avere alibi, in altre piazze hanno dimostrato di essere validi. Papadopulo è stato la prima scelta. Non ho mai sentito nessuno parlare male di lui. Lo ho avuto sempre come avversario e mi ha sempre dato fastidio, sia da giocatore sia da allenatore, quando questo avviene vuol dire che la persona ha qualità. Il mister è una persona abituata a guardare in casa sua, ma studia molto l’avversario per limitarlo. Dopo il mercato di gennaio posso dire in tutta sincerità che questa squadra non è inferiore a quelle che la precedono. Sono convinto che visto l’appiattimento nel quale la squadra era finita una scossa ci voleva.