Non si può fare di Mihajlovic il capro espiatorio di tutti i mali del Torino
Mihajlovic è un uomo dalle spalle larghe e non ha bisogno di difese d'ufficio perché ha esperienza accumulata prima da giocatore di livello e poi da allenatore. Fatta questa doverosa premessa, l'ormai lungo periodo negativo che sta vivendo il Torino non può essere imputato solo all'allenatore. É vero che da lui dipendono molte cose che accadono in partita, però, nonostante tutto non é obiettivamente giusto ritenerlo l'unico responsabile. I giocatori e la società lo sono tanto quanto lui. Se un calciatore sbaglia un passaggio o non effettua un movimento senza palla non può essere imputabile all'allenatore, va sempre ricordato che i giocatori di serie A sono dei professionisti a prescindere dall'età e dalle qualità tecniche che hanno. Se la società in sede di mercato non é intenzionata a spendere più di tanto per rinforzare la squadra non dipende dall'allenatore, al massimo il mister se non concorda può dimettersi per prendere le distanze in caso di vedute molto differenti o di promesse a lui fatte e poi completamente disattese.
Sicuramente se il Torino da inizio dicembre non riesce più a ottenere i risultati avuti in precedenza, prima procedeva a una media punti di 1,78 dopo a 0,9, parte della responsabilità va attribuita a Mihajlovic che in due mesi e mezzo non é riuscito a trovare se non proprio valide soluzioni almeno rimedi efficaci per non lasciare punti per strada con avversari decisamente alla portata come Sampdoria, Sassuolo, Bologna ed Empoli. Periodi di appannamento li vivono tutte le squadre nell'arco della stagione, ma devono essere limitati nel tempo e non prolungarsi per mesi. A Mihajlovic si può imputare il puntare troppo sulla fase offensiva e l'aver puntato su un giocatore come Ljajic che già in passato aveva dimostrato di non fare la differenza in altre squadre, anche se dotato di qualità decisamente superiori alla media. Ma se anche un allenatore chiede espressamente un giocatore direttore sportivo e presidente possono sempre negarglielo fornendogliene, però, un altro con le stesse caratteristiche, ma con maggiore rendimento, costerà di più, però, saranno soldi ben spesi e l'allenatore sarà ben contento di non essere stato accontentato.
I cali di concentrazione del Torino, soprattutto nei secondi tempi, o gli atteggiamenti molli avuti in certe partite fin dall'inizio, come accaduto nella scorsa con la Roma, sono problemi che un allenatore deve cercare di risolvere, ma tanto dipendono dai giocatori. Sono loro che ci devono mettere qualche cosa in più e se non ci riescono, però a inizio stagione ci riuscivano, vuole dire che non sono all'altezza, che sono stati sopravalutati. Se, invece, così non é allora vuol dire che sono poco interessati a fare il bene del Torino e in questo caso l'allenatore deve accorgersene e con i dirigenti prendere gli opportuni provvedimenti. Quando a metà febbraio una squadra non può più raggiungere gli obiettivi che erano stati prefissati a inizio stagione ed é già sicura di non rischiare di essere coinvolta nella lotta per non retrocedere rischia di collezionare una miriade di partite mediocri per mancanza di motivazioni. L'allenatore ha ben poche cartucce da sparare in questi casi e solo se fortemente supportato dalla società, che interviene richiamando all'ordine i giocatori, arrivando anche a sanzionarli se fosse il caso o a tenerli per qualche giornata fuori rosa, può raddrizzare la situazione e proseguire dignitosamente il percorso che porta alla fine del campionato. Tutti nel Torino devono assumersi le proprie responsabilità senza che si trovino facili capri espiatori.
I tifosi, che hanno assoluta ragione di essere delusi, non si facciano trascinare da chi preferisce che sia incolpato qualcuno per le evidenti mancanze in modo da evitare di finire additato lui come responsabile della mediocrità in cui é finito questo Torello.