Mandragora, un anno e mezzo per ridimensionare le aspettative. E ripartire
L'ottima media di un pallone e mezzo intercettato a partita, e di quasi quattro contrasti vinti per gara, nella stagione 2019/20, prima dell'infortunio al crociato che lo aveva costretto a fermarsi, Rolando Mandragora potrebbe ripartire da Torino. Sponda granata, certo, magari non proprio in piena conformità a ciò che si sarebbe aspettato, considerato il contratto a lungo termine che lo lega alla Juventus. Il ventitreenne centrocampista difensivo, dalla lunghissima militanza nelle rappresentative giovanili azzurre, fin dal 2013, quando, a sedici anni da poco compiuti, fece il suo debutto nell'Under-17 di Daniele Zoratto, arrivato a esordire alla corte di Roberto Mancini ormai due anni e mezzo fa - a non ancora ventun anni d'età, primo giocatore nella storia del Crotone a vestire la maglia della Nazionale - era arrivato a un passo dall'indurre la stessa Juve a includerlo nel proprio progetto tecnico, nell'estate del 2019, dopo due annate di ottimo livello tra la corte pitagorica (dove, lungo la prima metà di stagione, lo allenò proprio Davide Nicola) e l'esperienza tra le file delle Zebrette.
Per l'atleta napoletano, che a inizio carriera aveva vestito anche le maglie di Genoa e Pescara, si optò tuttavia per un prolungamento del prestito all'Udinese, con opzione di riscatto conservata dai bianconeri sabaudi. Ancora un'annata decisamente positiva in termini di rendimento, seppur in un contesto di squadra più deficitario, prima dell'infortunio al crociato del giugno scorso, che Mandragora si era procurato proprio nella gara che opponeva i friulani al Toro (vittoria di misura per i granata allora guidati da Moreno Longo, rete del Gallo Belotti). Il classe '97, tuttavia, resta al centro dei dialoghi di mercato, soprattutto come possibile pedina di scambio: dal sondaggio della Roma (si parlò a lungo di uno scambio che avrebbe portato Bryan Cristante in bianconero), all'ipotesi legata alla solita Fiorentina (Mandragora fu proposto come contropartita per arrivare a Milenkovic, a Castrovilli, a Chiesa, quest'ultimo poi approdato davvero sotto la Mole), passando per gli interessamenti, seppur vaghi, da parte di Inter e Napoli. Considerata la necessità di rimettersi in piedi al 100%, dopo una lunga convalescenza estiva e autunnale (il giocatore ha potuto tornare in campo solo lo scorso 22 novembre, nel pari casalingo contro il Genoa), la Juve ha optato per un ulteriore rinnovo di contratto, fino al giugno 2025, contestuale alla riacquisizione del cartellino di Mandragora (per 10 milioni e 700mila euro, poco più della metà della cifra spesa dai friulani nell'estate del 2018), e all'opzione di rinnovo del prestito in vista della prossima stagione, lasciando così il giocatore, ancora una volta, a Udine.
Ora, se l'affare si concluderà, Mandragora si ritroverà in una situazione di classifica, oltre che di qualità della rosa, piuttosto analoga a quella che sta vivendo alla corte di Gotti. Con la differenza relativa al recentissimo insediamento di un nuovo tecnico, con cui ha peraltro già lavorato, e con profitto, e all'ascesa a un palcoscenico decisamente più pretenzioso e complicato dal punto di vista ambientale, ancorché collocato, al momento, nei bassifondi della classifica. Un non-regista che però, considerata la storia di Nicola, può fare al caso del Toro, almeno per ora. Con l'aspirazione a diventare nuovamente oggetto del desiderio per le big nostrane, e l'obiettivo principale, mai celato né dal suo entourage, né tanto da Mandragora stesso, a far sì che sia la Juve sia la Nazionale decidano di puntare - senza se e senza ma - su di lui.