Luciano Gaucci, un conto è volere il Torino, un altro è comprarlo

11.01.2010 16:27 di  Raffaella Bon   vedi letture
Fonte: TMW

Carisma, competenza e tanta passione. E' la fotografia di Luciano Gaucci, ex presidente del Perugia dei tempi d'oro che con Walter Sabatini e Serse Cosmi vide la luce nel calcio che conta. Con l'ex patron del Perugia, Tuttomercatoweb ha parlato del campionato di serie A in corso e del suo desiderio futuro: il Torino.

Presidente, vuole comprare il Torino?
"Un conto è volere, un altro è comprarlo. Potrebbe essere un'ipotesi futura, sempre che ci sia la disponibilità di chi decide, cioè il proprietario. La cosa importante è che chi detiene della proprietà un giorno sia disposta a cederla. Però non ho parlato con Cairo, non ho parlato con nessuno. Sto studiando la situazione come ho fatto quando ho preso l'Ancona, il Perugia o il Catania. Chi decide comunque è sempre il proprietario attuale".

E per comprarlo sarebbe pronto anche a rimetterci...
"Certo. Le squadre di calcio sono sempre in perdita, per questo uno cerca di sbagliare meno possibile. Non voglio infastidire nessuno, sono solo pensieri, poi non è detto che vadano in porto".

In serie A ci sono squadre che la appassionano?
"In serie A è più difficile comprare una squadra, perché diventa un impegno durissimo, hanno costi elevatissimi. Invece una squadra di serie B o serie C è più facile da gestire. Torino è una piazza che a me piace tantissimo, però è come una bella ragazza, tu dici: a me piace tanto, ma se lei non vuole non ci puoi fare niente".

A Torino ora è tornato Stefano Colantuono, che lei conosce molto bene...
"Mandare via Colantuono è stato uno sbaglio, è un ottimo allenatore. L'ultima stagione, quando le cose sono andate a carte e quarantotto noi saremmo andati in serie A. Sono sicuro, indipendentemente dalla mia simpatia, che Colantuono farà molto bene. Così come sta facendo Cosmi a Livorno, ha risollevato la squadra e l'ha tolta dalla zona retrocessione. Sono certo che Colantuono riuscirà a risollevare la squadra, però bisogna lasciarlo in pace e incoraggiare lui e tutta la squadra. Gli allenatori sono importantissimi. Nessuno ha mai capito che l'allenatore è la guida della squadra. Serve un bravo allenatore che sia intelligente e affabile con i giocatori così come sta facendo Leonardo al Milan che coltiva la sua passione senza colpi di testa. L'allenatore è importante, l'unica squadra che ha sbagliato è stata il Torino che ha mandato via Colantuono".

In serie A chi vede per lo scudetto e per l'Europa?
"Oltre al Milan, penso che Juventus, Napoli, Palermo, Roma siano candidate per l'Europa. Non credo più ad un primo posto perché è di proprietà dell'Inter, non c'è niente da fare, è più forte e c'è poco da fare. La Juventus si riprenderà sicuramente, è candidata per i primi quattro posti. Ferrara con l'ingresso di Bettega forma un bel binomio, bisogna dargli tempo per rialzarsi. Non cambierei adesso perché l'attuale allenatore è sempre terzo o quarto in classifica".

Il suo ex Catania stenta e fa fatica...
"E' un momento al ribasso, dipende tutto dagli investimenti e dall'allenatore. Una squadra è fatta da tante cose. Il Catania non si è affidato all'esperienza, chi ha preso allenatori con esperienza avete visto che salto di qualità che hanno fatto? Cosmi con il Livorno sembrava senza speranze, invece ha risollevato una squadra di medio basso livello, lui la sta valorizzando. Tra le squadre invischiate nella zona salvezza il Catania rischia di più, chi sbaglia paga: quando si sbagliano giocatori o l'allenatore che è ancora più importante si paga. L'allenatore è come un professore di cattedra, se è bravo i calciatori imparano ciò che insegna. Se l'allenatore non ha cultura gli allievi capiscono di avere un tecnico che non è altezza".

Mazzarri, Delio Rossi, Cosmi, Malesani. Cambiare funziona...
"Faccio un esempio: Mourinho sarà pure antipatico però è il numero uno. Ora Ferrara è sfortunato, Ranieri sta andando bene, Delio Rossi con il Palermo pure. Quando un allenatore sa insegnare bene e ha la fiducia dei giocatori, i giocatori rendono il doppio. Se i calciatori perdono fiducia nell'allenatore è la fine".

Pozzo e Zamparini, gli ultimi presidenti vulcanici rimasti nel calcio. Perché non ci sono più i presidenti di una volta?
"Sono criticati. I presidenti che vogliono interferire sono criticati e allora si fanno da parte, invece non è così: un presidente deve difendere i suoi interessi e quando li difende non ha colpe e non deve rispondere a nessuno. Quelli che non hanno questo coraggio non danno la spinta necessaria alla squadra e all'allenatore. Pozzo e Zamparini li stimo e ho tanta fiducia in loro. Hanno fatto le fortune di Udinese e Palermo".

A Perugia lei ha avuto Walter Sabatini come direttore sportivo. L'attuale ds del Palermo però non è visto molto bene dalla piazza rosanero...
"Sabatini è un grande, è un grande! Per essere visto bene deve baciare le mani a tutti? La cosa importante è che faccia il suo lavoro, e lo sa fare bene. Quello che conta sono i risultati, non l'antipatia o la simpatia. Sabatini è stato un grande, ha scoperto tanti talenti e ci ha fatto andare avanti, è un grande direttore sportivo. Alla piazza di Palermo dico di fare attenzione perché Sabatini è un gioiello, non lo perdano perché chi ha un gioiello come Sabatini deve tenerselo stretto. Il Palermo è una delle squadre che ha più miei ex giocatori, i rosanero faranno ancora meglio. Liverani, Tedesco, Blasi, Miccoli sono tutti grandi giocatori. Fabrizio è un grande, un folletto inarrestabile, merita la Nazionale, quello che riesce a fare lui lo fanno in pochi. Segna, corre, fa gol e mette scompiglio nelle difese avversarie. E' da Nazionale