LIVE Vanoli: "Saremo carichi con l’Inter. Karamoh, Pedersen e Sosa sono da valutare. Il Fila è la casa degli ex giocatori e sono sempre i benvenuti. Sto bene, grazie a tutti per l'affetto"

Il Torino dopo il deludente pareggio, soprattutto per l’approccio negativo al match, con il Venezia davanti al proprio pubblico proverà a riscattarsi agli occhi dei tifosi nella partita con l’Inter. I nerazzurri sono reduci dalla conquista della finale di Champions League e sono in lotta col Napoli per lo scudetto. I granata invece dopo la sconfitta col Napoli e il pareggio con i lagunari si sono visti scavalcare in classifica dal Como e sono all’11° posto.
L’allenatore del Torino, Paolo Vanoli, fra poco in conferenza stampa presenterà la partita con l’Inter
Come sta dopo l’episodio di venerdì scorso?
"Grazie, se sono qua vuole dire che sto bene. Ne approfitto per ringraziare il nostro staff sanitario che è subito intervenuto e tutto il personale della Croce Rossa che ha lavorato allo stadio e che oltre ad essere intervenuto con grande tempestività subito dopo con l’anestesista è stato efficace. Li ringrazio. Devo dire che non me l’aspettavo, ma sono stato travolto da un mare d'affetto e ne approfitto oggi perché magari non sono riuscito a rispondere a tutti: grazie a tutte le persone che mi hanno dimostrato affetto".
Come sta la squadra?
"Sta bene. Abbiamo recuperato Ricci e Linetty, mentre Casadei i primi due giorni della settimana è stato fermo perché ha avuto un piccolo sovraccarico al polpaccio, ma adesso sta benissimo. Dobbiamo invece valutare Sosa che è rientrato parzialmente in gruppo e vedremo se portarlo domani con noi oppure lasciare che finisca il ciclo di lavoro. Karamoh invece ha avuto un inizio di pubalgia e penso che anche lui non sarà a disposizione. Forse anche Pedersen non ci sarà per il trauma facciale (a causa di una pallonata, ndr) che ha avuto in allenamento per cui vedremo il responso degli esami. Per il resto tutto bene".
L'Inter ha raggiunto la finale di Champions battendo il Barcellona, quanto può galvanizzare una partita così una squadra che è già molto forte di suo?
"Intanto ne approfitto per fare i complimenti al club, ai giocatori e al mister perché hanno raggiunto un traguardo veramente importante con due partite incredibili e belle per il calcio. Queste sono partite che si motivano da sole. Quando incontri una grande squadra non ci sono problemi e saremo carichi".
Come s’interpreta una gara così per ottenere un risultato positivo?
"Abbiamo la grossa fortuna di avere motivazioni, quando incontri squadre con obiettivi forti inconsciamente devi stare sempre in partita. A volte non ci siamo riusciti dall'inizio, ma abbiamo sempre saputo reagire. Dobbiamo guardare a noi stessi e continuare il percorso di crescita. A volte bisogna fare un passo indietro per farne due avanti".
Siete reduci dal 4 maggio: cosa le ha lasciato vedere migliaia di tifosi in Marcia e poi salire Superga?
"Sono andato a Superga due volte: la prima volta quando sono arrivato perché volevo capire cosa fosse la storia di questo importante club e l'altro giorno ho vissuto la storia. La cosa più forte è stato il rumore del silenzio davanti alla lapide quando il capitano Zapata ha letto i nomi. Me l'avevano raccontato e devo dire grazie perché ho avuto la fortuna di viverlo. La Marcia? I tifosi sono una parte importante del club, hanno il diritto, come ho sempre detto, di dire ciò che pensano. Il grande insegnamento che ho avuto quest'anno è che noi e loro, tutti insieme, siamo andati avanti per la stessa strada poi magari potevamo fare meglio nel primo tempo con il Venezia, ma poi nel secondo la squadra ha dimostrato che fino all’ultima giornata non vuole tradire i valori".
La partita con l’Inter è un appuntamento importante, potrebbe essere l’occasione giusta per mettere alla prova dal 1° minuto ragazzi più giovani, come Dembélé, o chi ha giocato meno, ad esempio Ilic, per capire se sanno gestirsi in una gara complicata e a fronte di avversari forti e molto motivati?
"Mi fai sempre domande per sapere la formazione (ride, ndr). Hai citato Ilic che è un giocatore importante e penso non ha bisogno di questo: viene da campionati in Serie A già col Verona ed è stato preso come giocatore importante. Su di lui non c’è questo problema. Se dovesse giocare Dembélé, sarebbe un bel passo d'esperienza per lui. Ma l'esperienza l'ha fatta anche con l'errore di Firenze. Il bello di un giovane è fargli vivere gli errori, sperando sempre di essere perfetti però non lo si può esserlo, come capita anche a me. E’ dal primo giorno che sono qui, l’ho dimostrato io e lo hanno fatto i miei giocatori, che ripeto che tutti siamo importanti. Domani chi andrà in campo, soprattutto dal primo minuto ma anche chi entrerà dopo dovrà essere e sentirsi importante".
Quanto l'ha stupita l'Inter che ha raggiunto due finali di Champions in tre anni?
"E' stato un capolavoro di unità d'intenti, è stato fatto un percorso nel quale sono cresciuti tutti. E nonostante per appeal economico la Premier sia superiore abbiamo dimostrato che il nostro campionato è affascinante, importante e allo stesso tempo difficile. Fare due finali in tre anni è qualcosa di importante non solo per l'Inter, ma per tutto il nostro movimento calcistico".
Quanto questo può ispirare il Torino a fare un percorso più ambizioso?
"E' un obiettivo di quando s’inizia un lavoro il portare avanti un processo attraverso il quale, come ci è successo quest’anno, ci sono degli ostacoli che vanno superati per poi dopo continuare. Tutti gli allenatori e le società hanno una strada e idee per provare ogni anno a mettere tasselli importanti per la crescita. Non si nasce vincenti, ma lo si diventa".
Non solo l’Inter, anche Atalanta, Roma e Fiorentina hanno fatto bene: è un po' un vizio sminuire il nostro campionato?
"Una volta ho sentito un allenatore che diceva che il nostro campionato è l’unico al mondo ad avere più tecnici perché siamo tutti allenatori. Siamo molto critici su tutto e a volte tendiamo a guardare solo le cose che non vanno rispetto a quelle che vanno. Se valutano ciò che hanno fatto le squadre italiane negli ultimi anni vuol dire che questo campionato è ancora affascinante, molto difficile tatticamente, ma anche ambito da tutti. L'Inter col Barcellona ha fatto due gare capolavoro, e questo è frutto anche di quello che siamo noi italiani ed è la nostra forza perché se guardiamo al lato economico la Premier ha introiti completamente diversi".
Che bilancio può fare sul primo anno in Italia di Adams?
"Non mi aspettavo questo suo impatto in un campionato così difficile soprattutto per una punta. Gli faccio i complimenti, anche al club perché ha preso un attaccante veramente funzionale e con qualità. Penso che possa ancora migliorare sotto certi punti di vista all’interno della partita, ma parliamo di un ragazzo che ha voglia di migliorare ed è un ragazzo allenabile. Si merita ciò che ha fatto, ma non dimentichiamoci che mancano ancora tre partite".
Com'è stato incontrare Paolo Pulici al Filadelfia?
"E’ stata una grande emozione. L’ho detto dal primo giorno che il Filadelfia è casa loro (degli ex giocatori, ndr) e noi a braccia aperte li accogliamo perché è solo un onore e un piacere farli rientrare in quella che era la loro a casa. Sono valori da non vanno mai persi perché se vogliamo costruire il futuro non dobbiamo dimenticare il passato. E' un piacere ed è stato bello, bellissimo parlare con lui: sono veramente contento".
L'Inter è la squadra migliore d’Europa per i gol sui piazzati, soprattutto su quelli da calcio d’angolo. Avete fatto un lavoro specifico per questo?
"E' una statistica importante essendo una squadra strutturata. Abbiamo visto i dati e ci abbiamo lavorato, poi durante la partita devi fare attenzione alle seconde palle che sono quello che portano a segnare. Non è tanto la spizzata di un giocatore bensì l’attenzione sulla seconda palla per non perdere l'uomo. Lo hanno dimostrato in Champions e in campionato, serve massima attenzione".
Come mai questo primo tempo con il Venezia che è stato uno dei peggiori della stagione? Le motivazioni sue sono le stesse dei giocatori?
"Tutti pensano che io abbia sbraitato e urlato alla fine del primo tempo ed è per questo che poi sono stato male, ma non è assolutamente così. Sono entrato negli spogliatoi e a cinque minuti dalla fine dell’intervallo ho detto solo i tre cambi da fare e ho aggiunto solo una parola: “Ci dobbiamo vergognare”. E il dobbiamo er riferito anche a me stesso perché sono io l'allenatore di questa squadra. Per questo nel secondo tempo mi sono seduto in panchina: volevo vedere da parte dei giocatori una reazione che c'è stata. Mi piace questo aspetto della squadra, da una parte è una debolezza però dall’altra c’è la voglia di reagire e alla fina l’ha dimostrato con un secondo tempo da Toro. C’è stata la volontà di ricercare il pareggio e verso il finale anche la vittoria. Penso che il primo tempo non sia stata una questione di motivazioni perché nei primi 10 minuti l’approccio è stato giusto contro una squadra che aveva da ottenere un risultato molto importante, come avevo detto nella conferenza prima della gara, mi ha dato fastidio che al primo errore abbiamo abbassato la testa e lo abbiamo pagato. Questo è quello che ho detto a fine primo tempo. Ma ho capito anche che non devo stare seduto perché altrimenti mi sento male (ride, ndr)".
Qual è il suo punto di vista sui giovani in Italia?
"Ho lavorato per otto anni con la Nazionale partendo da osservatore e poi passando in tutte le categorie con i giovani. Quando vedo giovani che ho avuto arrivare ad altissimi livelli, faccio gli esempi di Dimarco, Locatelli e Pezzella, è bello perché ho il ricordo che anche loro hanno avuto una prospettiva importante. Mi piace molto lavorare con i giovani, devono avere la loro crescita e quando lo dimostra deve giocare. Mi dà fastidio mandare in campo un giovane perché magari la mia squadra non è motivata. Questo mi dà veramente fastidio perché vuol dire illudere il giovane poiché deve giocare perché è bravo e per pensare al futuro. E’ quello che era successo con Njie. Altrimenti si regala loro solo un'illusione. Il giovane deve capire che può arrivare subito, ma c’è anche chi deve fare un percorso. Io da giovane dopo il settore giovanile ho giocato in Interregionale. Il problema è che magari lo fai giocare e poi l’anno dopo lo mandi in B o in C e lui vede questo come una delusione. Non voglio dare delusioni ai giovani ed è per questo che cerco sempre di stargli vicino. Dembélé sta facendo un grandissimo percorso e io lo sto tutelando: a volte mi guarda male, ma io lo sto tutelando perché è un processo. In tutte le parti del mondo, se hai un giovane forte non lo lasci in panchina, diciamoci la verità ".
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