LIVE Ludergnani: "Faremo di tutto per riportare la Primavera a giocare a Torino o nei dintorni. Spero che il Robaldo sia disponibile il prima possibile"

31.05.2023 12:25 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Dall'inviata al Grande Torino Olimpico Elena Rossin
Ruggero Ludergnani
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Ruggero Ludergnani

Il responsabile del settore giovanile del Torino, Ruggero Ludergnani, fra poco in conferenza stampa farà il punto sulla stagione che sta volgendo al termine.

Buongiorno a tutti, non sono uno che parla molto, ma dopo due anni è giusto fare il punto.

La Primavera da due stagioni gioca a un centinaio di chilometri da Torino, il motivo che non si sia trovato un campo in città o nel raggio di 15-20 chilometri dipende dai costi o da che cos’altro? State già lavorando affinché nella prossima stagione si torna a giocare a Torino?
"Non c’è nessun problema di budget che possa aver influito, ma semplicemente ci sono requisiti minimi e basilari che sono stati stabiliti per partecipare al campionato Primavera. Abbiamo cercato in ogni modo strutture che ricoprissero questi requisiti, va ricordato che ci sono anche requisiti tecnici oltre che strutturali. Quando parlo di requisiti tecnici intendo qualità dei campi, degli spogliatoi e ovviamente anche delle tribune. Non vi nego che le squadre avversarie alla fine della stagione fanno un report alla Lega sugli impianti dove  hanno giocato, quindi, purtroppo, in questo momento i requisiti per giocare il campionato Primavera sono abbastanza rigidi. Abbiamo fatto di tutto e faremo ancora di tutto per vedere se possiamo riportare la Primavera a giocare in città o almeno più vicino a Torino. Volevo fare una precisazione, anche per il Torino è un grande sacrificio e anche per la squadra il non poter giocare il più vicino possibile alla città. E per i ragazzi stessi non avere tanto seguito non fa piacere, ovviamente. Sotto questo aspetto siamo consapevoli, però, ripeto, ci sono dei requisiti per partecipare al campionato e noi dobbiamo cercare di rispettarli”.

Di quanti osservatori dispone, in Italia e all’estero, per scovare giovani talenti da portare al Torino e di conseguenza per farli crescere affinché arrivino in prima squadra?
"E' una bella domanda che mi fa piacere, in questi due anni mi è capitato di leggere e notare alcune osservazioni e interviste. Abbiamo messo in piedi, grazie anche al supporto del presidente Cairo, un’area scouting importante che prevede ragazzi che girano per l’Italia, per l’Europa con miei collaboratoti stretti, uno è Davide Caprari che è il responsabile scouting per l’Italia, l’altro è Francesco Musumeci che è entrato in squadra quest’anno e lo fa per il Piemonte e ci sono tre scouting che sono dedicati esclusivamente all’estero, e quindi, secondo me, non ci si rende conto di ciò che è stato messo in piedi e invece abbiamo messo insieme una bellissima squadra che lavora anche a stretto contatto con lo scouting e il responsabile della prima squadra e penso che questa sia una cosa molto bella e soprattutto molto importante perché la condivisione degli investimenti e delle scelte che facciamo è alla base per fare un ottimo lavoro”.   

Dove può arrivare la Primavera?
“Siamo contenti del cammino fatto, stiamo lottando per lo scudetto e ci crediamo. Ora ci saranno gare equilibrate che si decideranno su dettagli ed episodi. La Primavera del Torino al termine della regular season non è mai arrivata così in alto come quest’anno, questo è un dato di fatto. Se domenica Ansah al 94′ non avesse fatto il gol del 3-2 adesso affronteremo il quarto di finale e non la semifinale. Pensiamo di avere le carte in regola per giocarci la semifinale del campionato Primavera, siamo fiduciosi”.

Qual è la situazione squadre giovanili?
“Dipende da come la analizziamo. Sono solito fare sempre valutazioni che vanno oltre il risultato o il piazzamento in classifica. Non si può giudicare una stagione da un episodio all’ultimo secondo di una gara. Credo che rispetto all’anno scorso abbiamo fatto dei passi avanti in tutte le categorie. Ci vuole tempo e servono più stagioni per far crescere i ragazzi. c’è un percorso che passa dal mercato e dal lavoro quotidiano. Sono il primo a dire che dobbiamo ancora migliorare il livello. Come singole rose abbiamo la necessità di migliorare la qualità di tutte le squadre giovanili”.

Juric ha elogiato la Primavera, è contento? Gineitis è già arrivato in prima squadra, ma quanti degli altri ragazzi potranno andare quest'estate in ritiro con Juric?
"La soddisfazione maggiore per un responsabile del settore giovanile è vedere giocatori arrivare in prima squadra e rimanerci in pianta stabile: questo è l’obiettivo delle giovanili. So da dove partiti quando sono arrivati e mi ricordo cosa abbiamo dovuto vivere quotidianamente nella stagione passata per cui le parole di Juric ci hanno dato grande forza per lavorare ancora di più e con maggiore convinzione. Lo ringrazino quindi a nome di tutto il settore giovanile. Gli attestati di stima da parte di chi lavora in prima squadra fanno piacere. Il percorso fatto da Gineitis deve essere un esempio per tutti i ragazzi. Insieme Vagnati e Moretti facciamo quasi ogni settimana il punto sui ragazzi della Primavera. Adesso siamo tutti concentrati sulla semifinale e tutto il resto lo rinviamo alla fine della stagione, ma abbiamo già delle idee sapendo che dovremo fare i conti anche con le nuove regole che saranno imposte dalla Federazione relative alle riforme dei campionati. Quando faremo il punto su ogni singolo giocatore terremo in considerazione le indicazioni provenienti dalla prima squadra e quelle della Lega per quanto riguarda la strutturazione della rosa della Primavera”.

Ci può fare il punto sul Robaldo?
“Faccio una premessa, per il mio modo di lavorare rispetto i ruoli di ogni singola persona all’interno della società ed è Paolo Bellino il responsabile, ma ovviamente sono a conoscenza di quello che succede nella realizzazione del centro sportivo Robaldo. In questo momento è Bellino che più di tutti è a conoscenza del processo di lavoro del centro sportivo. Posso dire che i lavori stanno andando avanti e questa è una certezza. Il Robaldo è un asset troppo importante per il settore giovanile del Torino al fine di migliorare il lavoro quotidiano del settore giovanile e  aumentarne anche la competitività sul mercato. Questo è fuori discussione. Mi auguro di avere quanto prima a disposizione questo centro sportivo perché in questi due anni ho vissuto sulla mia pelle cosa significa portare in giro il marchio del Torino e credetemi che in Italia e in Europa ha un appeal clamoroso. E’ chiaro che come in tutti i mondi competitivi anche quello del settore giovanile lo è molto e quindi le strutture sono alla base della competitività per cercare di portare i migliori giocatori italiani e in generale per questo club. Mi auguro quanto prima di avere a disposizione il Robaldo”.

Che rapporto ha con gli allenatori delle giovanili?
“Uno dei compiti più difficili è individuare gli allenatori migliori e che sposino l'idea di calcio che abbiamo. Non dobbiamo pensare solo alla partita della domenica, ma alla crescita dei giocatori. E’ difficile trovare queste persone, ci vuole tempo. E non avere un centro sportivo è un limite: è difficile essere su tutti i campi poiché le squadre si allenano in posti diversi ed per questo sto pensando di implementare lo staff con qualche collaboratore in più che mi aiuti ad essere sempre a stretto contatto con gli allenatori”.

Avete già individuato il sostituto di Silvano Benedetti?
“Per quanto riguarda il responsabile della Scuola Calcio si è detto tanto. Da quando sono arrivato al Torino Silvano Benedetti è stato la persona che è sempre stata super leale e super collaborativa e in questo mondo non è una cosa scontata. Nel periodo novembre-dicembre io e Benedetti abbiamo parlato in maniera molto sincera e lui mi ha detto che è stanco, che è diventato nonno e vede poco i nipoti e anche la moglie lo vorrebbe di più a casa, in questo lavoro si è impegnati sette giorni su sette. Ho provato in tutti i modi di farli cambiare idea a anche il presidente Cairo quando poi siamo andati a Milano a parlare con lui proponendogli anche di rimanere con un incarico meno gravoso, ma Silvano ha delle sue esigenze personali e per questo lo capisco perché si lavora tutti i giorni e a tutte le ore. Abbiamo ovviamente già pensato al futuro, saremo dei dilettanti se non lo avessimo fatto, ma ci sono dei tempi tecnici da rispettare. Chi arriverà dopo Benedetti avrà una grande responsabilità e un compito non facile poiché avrà un’eredità pesante: non invidio questa persona, ma lo stesso Benedetti lo sta già aiutando”.

Che bilancio fa di questi due anni al Torino? Rinnoverà?
“Questi due anni sono passati velocemente e sono stati molto intesi, soprattutto il primo. Il bilancio è positivo, se penso da dove siamo partiti e dove siamo adesso: sono molto contento. Detto questo, I miei collaboratori mi dicono che non sono mai contento, cosa che è un po’ un difetto e un po’ un pregio. Penso che il Torino debba e possa fare molto di più, ma servono asset fondamentali per fare passi avanti decisivi. Il mio contratto scadrà nel 2024, c’è ancora un anno, e non sto ancora pensando al rinnovo. Quando si lavora nel settore giovanile bisogna darsi un po’ di tempo. In due anni sono migliorate tante cose e Gineitis in prima squadra dà forza per andare avanti, ma non vorrei che il secondo posto della Primavera faccia pensare che sia tutto a posto perché c’è ancora tanto da migliorare”.

In Primavera e non solo ci sono tanti stranieri, ma cosa hanno di più degli italiani?
“Per cercare di raggiungere la competività in poco tempo è impensabile prendere giocatori solo in Italia. In Italia, come ha detto Corvino, i costi sono alti e chi ha giocatori forti se li tiene ed è per questo che si va a prendere i giocatori all’estero. Dalla prossima stagione ci saranno modifiche al regolamento e dovremo adeguarci, ne abbiamo parlato anche con Cairo e Vagnati. Si dovrà porre l’attenzione sugli italiani perché le regole delle prossime stagioni sono molto chiare in merito. Abbiamo già fatto degli investimenti, ad esempio Gabellini che un Under 16 e gioca nell'Under 18”.

Non si dovrebbe investire di più sul territorio piemontese?
“Non è assolutamente vero che noi non siamo attenti al territorio e infatti abbiamo inserito una figura di scouting solo per il Piemonte. Per fare certe cose bisogna essere strutturati, radicati e sapere anche chi è il competitor che si ha vicino. Quest’estate arriveranno ragazzi del territorio, ma l’importante è che arrivino i ragazzi giusti. Siamo una società professionistica, però non è vero che non siamo attenti al territorio. Abbiamo seguito il Torneo della Regioni con 5 osservatori più io, Caprari e Musumeci. Noi siamo attenti al territorio e faremo in modo che ci sia ancora più attenzione”.

Come si riesce a rimanere competitivi?
“Anche nelle giovanili, come in prima squadra, i giocatori vogliono giocare in una squadra forte. Per essere competitivi servono strutture di prim'ordine. Il Torino per il nome ha un grandissimo appeal, ma serve anche avere un grandissimo appeal nelle strutture. Abbiamo un convitto tra i più belli, ammirato da tutti quelli che lo vedono, e le famiglie mettono sulla bilancia anche il servizio che si mette a disposizione dei loro figli. Proprio in questi giorni stiamo lavorando per migliorare la qualità dei servizi degli allenamenti per i nostri giocatori e per gli staff. Moretti è un martello su questo  e dice sempre che noi dobbiamo migliorare i servizi che mettiamo a disposizione dei giocatori per migliorare il lavoro che facciamo".

Cosa pensa delle seconde squadre?
“Quando si cerca di convincere i giocatori a venire spesso ci viene rinfacciato che in Italia si fatica a far giocare i giovani e i ragazzi chiedono quale sarà il percorso dopo l’Under 23, il fatto di avere un Under 23 è un’arma per capire il percorso che spetta ai giocatori. Scalvini da titolare della Primavera è passato a essere titolare in Serie A, ma è uno. Gineitis è dominante in Primavera  e sta crescendo in prima squadra, ma deve lavorare per entrare nell’undici titolare e avere categoria di mezzo per continuare la crescita può essere la strada giusta, ma poi nei ragazzi bisogna credere. Finita l’Under 23 c’è un domani  ed è importante che i direttori sportivi delle prime squadre credano nei settori giovanili e che siano interessati al movimento sviluppando insieme il lavoro, altrimenti si possono inserire tutte le squadre che vogliamo ma non si risolve il problema. Io sono fortunato e non lo dico perché con Vagnati lavoro da tanti anni, bensì perché sento la sensibilità che c'è verso le giovanili. In relazione alla riforma dei campionati dobbiamo fare in modo che la competività resti alta e per questo non dobbiamo  avere una visione del giocatore solo sulla domenica, ma sul suo futuro lavorando più sull'individualità e meno sul collettivo. Vedere la squadra che gioca bene la domenica è ovviamente bello, ma se lavoriamo più sul gioco della squadra e non sulla crescita individuale l’attaccante in settimane tira in porta dieci volte. In prima squadra si lavora in modo diverso, più sul collettivo. Con il preparatore della prima squadra, Paolo Barbero, abbiamo predisposto un programma per far crescere i giocatori anche dal punto di vista fisico”.

Su quali principi lei lavora?
“Bisogna lavorare un po’ sulla testa degli allenatori, ma occorre anche mettere loro a disposizione la qualità. Savva e Nije nella prima parte della stagione non hanno giocato tanto, ma adesso sì: avevano bisogno di tempo. Chi ha qualità deve giocare e non bisogna guardare la carta d’identità così come la classifica. A gennaio abbiamo spostato Percium e Desio dall’Under 17 all’Under 18 perché chi è bravo deve andare a giocare nelle categorie superiori. Cairo e Juric valutano ciò che produciamo in termini di giocatori e non in base alle classifiche. Vorrei vedere maggiore intensità negli uno contro uno anche nelle giovanili. In Primavera ci sono state prestazioni dove non abbiamo fatto quello che volevamo, sappiamo che il nostro modo di giocare può portarci a correre rischi, ma è ciò che vogliamo”.

Se la Primavera vincesse lo scudetto aumenterebbe l’appeal?
“Ho percepito che siamo considerati la più grande sorpresa tra le squadre che sono arrivate alla fase finale del campionato Primavera e da un lato questo mi ha dato fastidio, mentre dall’altro mi ha riempito d'orgoglio. Se cambierebbe qualcosa? Forse sì o no, ma dobbiamo dare continuità ai risultati forse qualche cosa cambierà a livello di appeal. Non dimentichiamo che siamo anche arrivati alla finale nel Torneo di Viareggio, finale che poi abbiamo perso immeritatamente contro il Sassuolo. Dobbiamo dare continuità a questi risultati. Faccio i complimenti a mister Scurto e a tutto lo staff perché sono stagioni pesanti. Siamo a disposizione della prima squadra e a volte dobbiamo cambiare i programmi, ma tutti hanno fatto un lavoro straordinario. Abbiamo un gruppo di giocatori che sono bravi ragazzi e l'emblema è stata la gara di sabato perché in un momento di difficoltà sono entrati ragazzi che non giocavano da cinque partite e l'hanno risolta loro. Andiamo a Sassuolo per giocarci le nostre carte, non abbiamo la pancia piena”.