Le tre promesse di Cairo per il Torino: un programma che non fa una piega, ma sarà attuato dopo 20 anni di presidenza con promesse disattese, risultati sportivi insoddisfacenti e una contestazione crescente?

Le tre promesse di Cairo per il Torino: un programma che non fa una piega, ma sarà attuato dopo 20 anni di presidenza con promesse disattese, risultati sportivi insoddisfacenti e una contestazione crescente?TUTTOmercatoWEB.com
Urbano Cairo
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 11:30Primo Piano
di Elena Rossin
fonte Elena Rossin

Il presidente del Torino Urbano Cairo ieri sera è intervenuto alla trasmissione “Qui studio a voi stadio” di Telelombardia e ha fatto tre promesse tutte assolutamente condivisibili e lodevoli, su questo non c’è ombra di dubbio.
La prima: “Lo stadio Olimpico di proprietà è una cosa importante,ne parleremo col sindaco di Torino appena possibile: è una cosa che mi piacerebbe fare”.
La seconda: “Un altro obiettivo che mi pongo nei prossimi due anni è riportare il Museo del Toro a casa, oggi è a Grugliasco”.
La terza articolata in tre parti: “Le promesse non si fanno più, ciò che conta è fare una squadra più possibile competitiva. Se siamo qui a investire e a farci il mazzo, e il bilancio di quest’anno non sarà in utile, è perché vogliamo fare qualcosa di meglio rispetto all’anno scorso. Lavoro per fare un Toro che dia soddisfazioni ai tifosi”.

Un programma perfetto che arriva dopo 20 anni di presidenza nei quali ha preso il Torino liquidando i “lodisti”, che avevano evitato che finisse in serie minori rispetto alla B dopo il fallimento, dando a ognuno di loro 650 euro come rimborso per le spese sostenute quindi, erano in 16, spendendo 10.000 euro. E poi nei successivi anni ha immesso nelle casse societarie 80,7 milioni di euro, con una media di 4,035 all’anno. E in questo arco di tempo la squadra ha ottenuto come massimo 2 piazzamenti al 7° posto in campionato. E’ arrivata 2 volte in Europa League, entrambe perché altre squadre, Parma e Milan, non erano state ammesse, giungendo una agli ottavi e un’altra non superando gli spareggi. Al più in Coppa Italia è giunta 4 volte ai quarti. Ha vinto 1 solo derby sui 32 giocati e ne ha pareggiati 7. Nei primi 7 anni di presidenza la squadra è retrocessa in B 1 volta e ha disputato 3 campionati in cadetteria, escludendo il primo perché vi era finita dopo il fallimento e prima dell’arrivo di Cairo. In tutti questi anni i conti economici sono stati sostanzialmente tenuti in ordine, qualche volta ci sono stati dei rossi però nulla in confronto a quelli di altri club italiani e attualmente i debiti ammontano a 130 milioni coperti da un prestito con la banca Ifis, ma va detto che l’ultimo bilancio è in positivo di 10,4 mln. E il patrimonio attivo ammonta a 177 mln. Le cessioni eccellenti con tanto di plusvalenze si sono susseguite e solo con quelle di Bremer, Buongiorno, Maksimovic, Zappacosta, Bellanova, Ricci, Milinkovic-Savic, Darmian, Ogbonna e Niang, le 10 più remunerative, sono entrati nelle casse societarie 250,4 milioni senza contare i bonus. Mentre i 10 acquisti più onerosi e non tutti hanno reso secondo le aspettative, Verdi, Ilic, Zaza, Niang, Meïité, Schuurs, Izzo, Vlasic, Aina e Ricci, sono costati 130 mln. Tutte le volte che un giocatore che si è rivelato forte è stato venduto e sostituito con uno che era meno performante, ad eccezione del solo Schuurs. Negli ultimi anni i giocatori presi in prestito e che hanno reso discretamente bene non sono poi stati riscattati, l’ultimo Elmas. In sede di mercato le trattative di solito sono lunghe ed estenuanti per ottenere sconti e i giocatori molto spesso arrivano negli ultimi giorni del calciomercato. Le rose sono quasi sempre incomplete e sono parecchi i giocatori che hanno pregressi di infortuni, anche importanti. Per non parlare dei moltissimi calciatori presi che si devono rilanciare. In 20 stagioni sono stati cambiati 17 allenatori con i ritorni tre volte di De Biasi e una di Colantuono.

Cairo a Telelombardia non ha mancato di sottolineare, come riporta la Gazzetta dello Sport, quanto abbia fatto: “L’impegno, la voglia e gli investimenti non sono mai mancati”. E ancora: “Nei vent’anni prima di me il Toro ha avuto 7presidentidiversi, nei 10 anni prima di me il Toro aveva fatto 6 campionati in B e 4 in A di cui tre volte è retrocesso. Questo è il Toro che io ho preso. Quando arrivai nel 2005 una delle voci che si sentivano è che a Torino non potevano coesistere due squadre, ci doveva essere un’unica squadra. E certamente non era il Toro che era fallito”. Così come ha sottolineato che sotto la sua presidenza è stato ricostruito il Filadelfia e edificato il Robaldo, centro sportivo per le giovanili, e che il settore giovanile è tornato ad essere vincente (l’anno scorso scudetti vinti da Under 17 e 18).
E quanto fatto nell’ultima sessione di calciomercato appena terminata: “La squadra di oggi l’abbiamo costruita con mister Baroni e con il direttore Vagnati cercando di farla competitiva”. E sul potenziale della squadra: Non voglio fare proclami, anche perché siamo partiti veramente male con quella brutta sconfitta a San Siro contro l’Inter, che mi è molto dispiaciuta e mi ha fatto molto arrabbiare. La squadra secondo me c’è, alcuni giocatori tipo Simeone e Ngonge stanno trovando la forma migliore. È una squadra che può fare delle buone cose: il mister è molto motivato, è in pista, per fare le cose per bene. Sono fiducioso, credo che la squadra abbia un grande potenziale.  … Otto giocatori nuovi, alcuni sono veramente molto forti. Asllani, ad esempio, può essere importante per consentire a Casadei, Gineitis, Anjorin, Ilic e Vlasic di poter fare gol. Potrà darci qualcosa di buono”.

C’è una visione dei vent’anni molto differente fra Cairo e i tifosi che lo contestano in modo crescente ormai da anni e che vogliono che lui venda il Torino e se ne vada. Va ricordato che, ad esempio, per inaugurare il nuovo Filadelfia ci no voluti 11 anni e mezzo (25 maggio 2017) e che solo dopo le pressioni esercitate da mister Juric al suo arrivo nel 2021 gli spogliatoi del centro sportivo sono stati implementati con piscine, piccoline ma funzionali, sala ristorante e crioterapia. O che il Torino Fc fa parte del CdA della Fondazione Filadelfia e che da più di un anno il CdA non è stato rinnovato a causa della mancata nomina del consigliere in quota alla Regione Piemonte e che questo tiene in scacco qualsiasi decisione riguardi la possibilità di costruire l’edificio che dovrebbe ospitare al Fila il Museo del Toro. Oppure che il Robaldo per questioni burocratiche tirare per le lunghe non ha potuto essere edificato per ben otto anni. Certo il Torino non poteva farci molto, ma un imprenditore influente come Cairo - possiede una televisione, La 7, e due quotidiani, il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport - avrebbe potuto anche solo esercitare maggiori pressioni mediatiche per sbloccare prima la situazione. Altra cosa, evitare di cedere sempre i giocatori migliori e costruirci attorno una squadra competitiva poteva essere un qualche cosa di positivo o almeno non sostituire con calciatori scommesse chi era venduto come hanno fatto negli anni Atalanta, Bologna e Fiorentina che di conseguenza hanno ottenuto risultati sportivi e non sono rimaste a galleggiare a metà classifica. E ancora, dare la rosa in buona parte fatta ai vari allenatori per l’inizio dei ritiri, quest’estate in parte era stato fatto però a ridosso dell’inizio del campionato si è dovuto cambiare modulo perché il precedente non funzionava. E non avere sempre riserve dal tasso tecnico decisamente inferiore ai titolari. E perché non potenziare molto lo scouting in modi da andare a scovare calciatori di qualità che non sono ancora stati scoperti da altri?  
E la stragrande maggioranza del popolo granata non è disposta a credere alle tre promesse fatte visto che in passato le precedenti sono state disattese.