Le parole di Conti (senza critiche) tolgono il velo sul pessimo mercato del Torino
C’era un velo che in quanto tale non celava nulla, ma adesso che è stato tolto ha sdoganato ciò che dalla chiusura del mercato del Torino i più sapevano e dicevano: la squadra non è stata costruita per il gioco di Giampaolo. A togliere il velo è stato Francesco Conti il vice di Giampaolo, quest’ultimo costretto dal Covid a stare a casa, che si è sentito rivolgere dai giornalisti le domande sul passaggio nelle ultime due gare, quella con l’Inter in campionato e quella di ieri in Coppa Italia con la Virtus Entella, al 3-5-2 che poi è il vecchio modulo che era stato usato molto spesso sia da Mazzarri sia da Longo. Modulo rispolverato anche, ma non solo, perché in questo frangente sono indisponibili Lukic, Gojak, Vojvoda, Ujkani e sono infortunati Belotti, Verdi e Baselli. Conti non ha rinnegato il 4-3-1-2 utilizzato da Giampaolo e ovviamente da lui fino alla gara con il Crotone, ma ha spiegato nel post partita con l’Entella il perché del cambio: “Possiamo continuare questo percorso senza rinnegare il lavoro precedente e ce la riserviamo come opzione perché la squadra sta dimostrando di percorrere questa strada e noi vogliamo percorrere la strada più funzionale ai risultati che la squadra merita. Dopo alcune considerazioni si è valutato anche di cavalcare un’altra strada quindi è un’opzione che ci riserviamo di partita in partita, però, credo che anche la partita di oggi abbia testimoniato che è un percorso da poter proseguire”.
Sia chiaro, Conti non ha assolutamente accusato la società di aver mal agito in sede di mercato oppure che mancano dei giocatori utili, ma ciò non toglie che questo sia avvenuto. Perché allora Cairo e Vagnati dopo aver scelto Giampaolo che utilizza il 4-3-1-2, cosa arcinota a tutti, non gli hanno fornito i giocatori per attuarlo? Domanda retorica che non può avere come giustificazione né le difficoltà che tutte le società hanno avuto questa estate nel fare mercato e neppure che non sempre si riesce a prendere i giocatori che si vorrebbero, anche perché non c’erano solo i vari Torreira, Pereyra, João Pedro, Gaston Ramirez, Vera, Krunic, Biglia, Praet, Borja Valero, Schöne più o meno inseguiti e non presi, infatti, con un buono scouting e un po’ di investimenti in più, senza svenarsi sia ben chiaro, o lo spendere meglio i soldi del budget sommati al dare via gli elementi che non rientrano nei piani tecnici, senza impuntarsi su cifre eccessive inseguendo le plusvalenze, sarebbe stato possibile allestire una squadra consona al gioco di Giampaolo. Magari non avrebbe raggiunto chissà quale posizione in classifica, ma non si sarebbe neppure perso tempo nel cercare di adattare la rosa al 4-3-1-2 e soprattutto dopo otto giornate il Torino non sarebbe al penultimo posto insieme al Genoa e con solo cinque punti incamerati, tre in più del neo promosso Crotone, e venti gol subiti, come il neo promosso Benevento.
Va dato atto a Giampaolo e Conti di aver preso in considerazione il cambio di modulo, ma resta il fatto che al Torino si voleva intraprendere un nuovo corso e lo si è fatto solo a parole perché non si è messo l’allenatore e il suo staff nella condizione di svolgere il proprio credo.